Esistono temi e discussioni che arrivano ad “affliggere” la NBA in modo endemico. Occasionalmente le polemiche raggiungono un picco significativo, quando qualche “pezzo grosso” decide di tornare sull’argomento. Un caso eclatante di questi giorni, oltre a quello di LeBron James contro le maniche corte, è la schermaglia fra Mark Cuban e Larry Brown. Le dichiarazioni a confronto descrivono l’opinione in merito al percorso di sviluppo dei giovani prospetti: qual è il modo migliore per far crescere una futura star? Allungare il cammino al college (attualmente è obbligatorio 1 anno) o puntare sul sistema della D-League?
Cuban, proprietario dei Dallas Mavericks, è un estimatore della NBA Developement League:
Un college mostra di trattarli come studenti-atleti. Questa è una grande bugia, e sappiamo tutti che è una grande bugia. Noi possiamo fare tutti i generi di cose che la NCAA non permette alle università di fare, che metterebbero veramente l’individuo al primo posto.
Coach Larry Brown, ora sulla panchina dei Mustangs della SMU (Southern Methodist University), però non ci sta e risponde:
Lo ammiro e penso che sia uno dei personaggi illuminati che abbiamo nella nostra professione, ma quella è la peggior cosa che abbia sentito da lui.
Loro [in D-League] non insegnano a giocare, secondo me. I capi allenatori in NBA e molti dei loro assistenti lo fanno, ma il college basketball è il migliore sistema di lega minore del mondo. Penso che la maggior parte degli allenatori sia abbastanza responsabile da fare in modo che i giocatori vadano a lezione, studino, e possono dare loro lezioni di vita.
Che ve ne pare di avere attorno due assistenti come Eric Snow e George Lynch? Questi due hanno giocato 13- 14 anni nella lega, hanno famiglia, hanno successo. In tutta onestà, stimo Mark, ma il college basket è migliore.
Il nostro lavoro è anche far capire ai giocatori che ricevere un’educazione sia qualcosa di importante, perchè qui sta il punto: la vita dopo il basket è molto lunga!
