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MIA-CHA gara 2, le parole della vigilia

 

Tornano in campo nella notte italiana Miami Heat e Charlotte Bobcats per il secondo atto della serie di primo turno dei Playoffs 2014 della Eastern Conference. Si riparte dall’1-0 in favore dei bicampioni in carica, grazie al successo in gara 1 per 99-88 all’American Airlines Arena che sarà teatro della contesa anche per la partita di questa notte prima che la serie si sposti in North Carolina.

Tutti gli occhi sono puntati su Al Jefferson, il vero ago della bilancia per i suoi e più in generale per gli equilibri delle sfide tra Heat e Bobcats. Big Al è infatti reduce dall’infortunio patito nel primo quarto di gara 1, quando è stato vittima di una fastidiosa e dolorosa fascite plantare al piede sinistro che lo ha limitato in gran parte nei movimenti per il resto della gara. L’ex Utah Jazz tuttavia stringerà i denti e dovrebbe partire in quintetto come al solito.

Jefferson non è l’unico che si affaccia a gara 2 con problemi fisici. Infatti anche la presenza di Mario Chalmers è data come “game time decision” a causa del persistere del guaio al ginocchio rimediato sempre nel primo periodo del primo episodio della serie. L’alaskano ha poi proseguito la partita giocando in totale 25 minuti, però solo 2 nell’ultimo quarto, ma il guaio al ginocchio è apparso più serio del previsto nel dopopartita. Chalmers dovrebbe farcela; in caso contrario, secondo quanto filtra dall’ambiente Heat, verrebbe sostituito nello starting five da Norris Cole o più probabilmente da Toney Douglas, che nell’ultima parte della regular season è partito in quintetto per 9 incontri consecutivi vista l’assenza di Dwyane Wade. Le indiscrezioni danno questa opzione più percorribile nel piano partita di coach Erik Spoelstra, che non vorrebbe toccare la second unit e soprattutto Cole che tanto bene ha fatto in gara 1 e che è in grado di garantire energia e dinamismo uscendo dalla panchina.

Oltre alle condizioni fisiche del loro uomo migliore Big Al, un’altra chiave della partita per i Bobcats sarà la marcatura di Michael Kidd-Gilchrist su LeBron James. Nella gara di domenica il prodotto di Kentucky ha dimostrato di poter provare a contenere LBJ con successo almeno secondo i dati statistici: con MKG  in campo in single coverage sul numero 6 di Miami, James ha segnato appena un canestro a fronte di 5 tentativi dal campo e due su quattro tiri liberi tentati. Invece nei 24 minuti senza Kidd-Gilchrist, panchinato presto nel terzo quarto per problemi di falli, The Chosen One ha messo insieme 23 punti con 7 su 11 al tiro e 5 su 6 dalla lunetta. Questo non vuol dire che Kidd-Gilchrist sia l’antidoto per fermare LeBron, però per caratteristiche è quello che meglio può contenerlo tra i suoi o perlomeno può dargli più fastidio, almeno in maniera più efficace rispetto a Gerald Henderson e Chris Douglas-Roberts, gli altri “sciagurati” che si alterneranno nell’ingrato compito di provare a limitare il fenomeno di Akron.

Kidd-Gilchrist è consapevole della difficoltà della sua mansione ma è determinato a raccogliere la sfida. “Sono l’uomo giusto per questo lavoro, so di essere l’uomo giusto. Devo stare sempre attento e concentrato, rimanere sempre aggressivo su LeBron. Ho guardato molti video per capire meglio i suoi movimenti, sono pronto per la partita”. Sull’argomento è stato interpellato anche il coach dei Bobcats, Steve Clifford: “Marcare un grande giocatore come LeBron è una sfida enorme per un ragazzo come Michael. Ritengo MKG un gran difensore, quello che deve imparare è riuscire a limitare i falli. Deve spenderli al momento giusto, nelle situazioni dove è strettamente necessario. Michael è giovane, deve solo acquisire un pò di esperienza soprattutto nei Playoffs che disputa per la prima volta in carriera”.

In casa Heat invece ha parlato Chris Bosh e delle sue difficoltà al tiro nell’opening game della serie: 4-13 dal campo per 13 punti. “In gara 1 non ho tirato molto bene, ho avuto cattive percentuali. Ma ho preso i tiri che volevo, questo è l’inportante. Poi entreranno anche questi, quello che conta è continuare a prendere questi tiri e cercare di guadagnare fiducia. Poi ho sbagliato anche una schiacciata, un facile layup: può darsi anche che fosse per il cambiamento di ritmo dalla stagione regolare ai Playoffs”. Ha rilasciato una breve dichiarazione anche uno spettatore non pagante di gara 1, ovvero Shane Battier che è rimasto tutto il tempo seduto in fondo alla panchina di Spoelstra. “E’ una situazione che devo essere bravo a gestire. So che il coach conta su di me, io devo solo farmi trovare concentrato e pronto quando verrò chiamato in causa. Nel frattempo cerco di sostenere ed aiutare i miei compagni in campo il più possibile durante la partita e mi impegno al massimo in tutti gli allenamenti per rimanere al top della forma”.

 

 

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