I disfattisti e gli “haters” erano già pronti a salutare Indiana, dopo la sconfitta casalinga in Gara 1. L’attacco non girava, la difesa non aveva l’incisività conosciuta in passato. Gara 2 attendeva al varco entrambe le squadre: la redenzione per Indiana o la conferma di essere una “Cenerentola” vincente per Atlanta?
Trascorsi i primi minuti di Gara 2, in quel di Indianapolis, la musica non sembrava essere cambiata. La gara procede in equilibrio, dai Pacers non arriva lo squillo di tromba tanto atteso.
Coach Vogel, a bordo campo, si esibisce in uno sport tutto particolare: il lancio di occhiatacce. Uno dei destinatari probabilmente è Roy Hibbert. Il giamaicano non entra mai in partita e chiuderà con 6 punti (1/7 dal campo) e 4 rimbalzi in 24 minuti di gioco. Tanta panchina per lui, in campo vanno Luis Scola e Ian Mahinmi. I due non lo fanno rimpiangere: il primo mette sul parquet una prestazione maiuscola, mostrando tutta la classe da veterano; per il secondo è “la miglior partita da 1 punto e zero rimbalzi della sua carriera”, parola del Coach. Traduzione: il francese ha fornito l’apporto in difesa che mancava, data l’evanescenza di Hibbert.
Roy Hibbert, con l’espressione di chi lo guarda giocare
Con l‘esplosione nel terzo quarto, i Pacers spazzano via tutte le critiche, riuscendo finalmente ad imprimere un’accelerazione alla gara, e forse alla serie. Impongono il proprio ritmo, costringendo gli Hawks alla disfatta. Il parziale del quarto parla chiaro: 31-13 per i padroni di casa.
Paul George ha vestito i panni della stella che dovrebbe essere, mettendo in crisi gli Hawks con i suoi 27 punti, ma soprattutto marcando stretto Jeff Teague sul lato difensivo. L’ordinato bombardamento dei georgiani dal perimetro, visto durante la prima metà di gioco, si è poi trasformato in un attacco soffocato e disorganizzato: pochi assist e tante palle perse.
Per le prossime partite ad Atlanta (e se andranno avanti, per il resto dei Playoffs) i Pacers avranno bisogno del loro centro titolare nuovamente in forma. David West soffre troppo la presenza del sempre ottimo Paul Millsap, mentre a Scola non si possono sempre chiedere gli straordinari.
Paul Millsap in azione contro David West
Le aspettative per Gara 3. Sponda Indiana: il periodo di crisi, trascinatosi dalla stagione regolare, fino ad una gara e mezza di Playoff, potrebbe essere finito. Se gli aggiustamenti messi in campo dal terzo quarto di gara 2 fossero validi a lungo termine, per i tifosi del Life Bankers Fieldhouse si prospetterebbero ancora molte gare durante questa post-season. Le incognite sono due: la prima, ben nota, è la condizione di Hibbert; la seconda è la situzione dello spogliatoio, con le beghe fra Lance Stephenson e Evan Turner forse non risolte. Sponda Atlanta: l’assenza di Al Horford pesa, eccome. Pero Antic non ha convinto in Gara 2, Teague non sempre riesce a tenere saldamente il timone della nave. Se però la circolazione di palla rimanesse fluida, i cecchini dalla lunga distanza si confermassero infallibili e la strana coppia Millsap&Antic continuasse ad affaticare la difesa avversaria con le uscite sull’arco e il gioco in post alto, allora la n#8 del tabellone potrebbe superare le aspettative della vigilia.
Gara 3 si gioca ad Atlanta e il pubblico di casa potrebbe influire positivamente sui propri beniamini, o almeno così sperano in Georgia.