Dopo le prime due gare disputate in Florida, i Miami Heat stanno conducendo per 2-0 contro i Charlotte Bobcats, nel Primo Turno del tabellone nella Eastern Conference. Non sono state due partite particolarmente entusiasmanti, soprattutto se parametrate a quanto sta succedendo di rimarchevole nelle altre serie di questa pazza postseason. Con tutto il carrozzone che si è spostato nel North Carolina, andiamo ad esaminare quanto successo fino ad ora, soprattutto il meglio ed il peggio espresso sul parquet della American Airlines Arena.
TOP
LeBron James- Scontato inserire il numero 6 tra i fattori positivi della fase iniziale della serie. LBJ è stato decisamente il più continuo dei suoi, finendo sempre come top scorer, pur non avendo dato l’impressione di aver forzato più di tanto. C’è stato sempre lui dietro gli allunghi decisivi in entrambe le sfide, riuscendo ad arrivare spesso al ferro pur trovandosi di fronte una delle migliori difese della Lega. E’ chiamato a prestazioni lievemente superiori ora che gli Heat sono impegnati in trasferta, ma più in generale Miami andrà dove la porterà il proprio MVP, non proprio una novità.
Kemba Walker- Primi Playoffs della carriera per il folletto da UConn, eppure lo scotto del noviziato si è fatto sentire solo nel primo tempo di gara-2. Per il resto Walker sta giocando benissimo, sopperendo in attacco alle croniche lacune del sistema offensivo di Coach Clifford, facendo ammattire i pariruolo avversari con una combinazione letale di tiro da fuori e penetrazioni chiuse con un floater. E’ stato lui a mettere l’importante bomba del -1 nella seconda partita, ma questo non deve stupire: è il match-winner designato e non ha paura di prendersi le responsabilità.
Le ginocchia di Wade- Forse è prematuro parlarne, di sicuro i tifosi Heat più scaramantici si sentiranno male a leggere queste righe, eppure le condizioni fisiche di D-Wade sono sembrate più che discrete. Il numero 3 è stato a tratti più che positivo, pur non dimostrandosi particolarmente impegnato e concentrato nella propria metàcampo. Le ginocchia sembrano aver retto l’urto di due gare consecutive, ma è chiaro che ne sapremo di più solo nei prossimi giorni.
Il cuore dei Bobcats- Inferiori lo erano già alla vigilia e lo rimangono per svariati motivi, eppure non si può non ammirare il cuore, la grinta e la determinazione messe in campo dai Bobcats nelle gare in South Florida. A maggior ragione quando il miglior giocatore e spina nel fianco degli avversari vede i propri Playoffs rovinati da un fastidioso infortunio. Charlotte è andata sotto nelle sfuriate-Heat, ma ha sempre avuto il merito di rientrare in gara e non mollare l’osso fino alla sirena finale. Applausi.
Flop
La panchina di Miami- Il supporting cast dei Big Three è venuto meno nelle due sfide casalinghe. Escludendo Birdman, il resto della ciurma ha faticato e non poco, escludendo un’improbabile raffica di James Jones. Battier e Beasley desaparecidos, Cole solo qualche sprazzo, Rashard Lewis con diversi minuti ma impatto nullo, in attacco ed in difesa, ma il vero flop è stato…
Ray Allen- He Got Game forse non è stato avvisato dell’inizio della postseason. Ad una difesa non più arcigna, dovuta anche al peso dell’età, si è ora affiancata una sconfortante imprecisione dalla lunga distanza, con tanti minuti di siccità. Urge risveglio in tempi brevi, pena guai grossi per la propria squadra.
La fascite plantare- Non bastava già la disparità di forza in campo, ci si è messa di mezzo pure la fascite plantare a rallentare implacabilmente Al Jefferson, stella dei Bobcats. E’ un infortunio molto fastidioso, che tende a presentarsi spesso durante la gara e che avrebbe bisogno di riposo che, in questo periodo dell’anno, non può essere un’opzione contemplata. Bad Timing.
L’atmosfera Playoffs- Ecco la vera assente di queste due prime partite. Eccezion fatta per il rally finale di Charlotte in gara-2, è mancata del tutto l’atmosfera da Playoffs alla Triple A. Tanti momenti letargici, pubblico sonnolento e pronto a svignarsela alla prima occasione e spettacolo a tratti da partita di regular season. Aspettiamo con ansia il tanto atteso Godot.
Alessandro Scuto