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Editoriali NBA

Heat più forti, serie sul 3-0

Dopo due partite interlocutorie, i Miami Heat hanno ritrovato in gara-3 vecchi meccanismi collaudati, superando di slancio i Charlotte Bobcats e portandosi così avanti 3-0 nella serie. Per un quarto e mezzo il copione è stato lo stesso dei due precedenti incontri, solo che in questa occasione la difesa degli Heat ha compiuto uno step qualitativo degno di nota che ha permesso loro di stritolare gli avversari. Con un LeBron James in serata positiva, sotto gli occhi di un certo Michael Jordan, gli ospiti hanno preso il largo, prima di rilassarsi nell’ultimo quarto a partita virtualmente conclusa. Il punteggio finale è stato 98-85 per i bi-campioni in carica.

Dopo 4 anni la città di Charlotte torna a respirare l’atmosfera dei Playoffs, con un tutto esaurito al palazzetto che non è propriamente la specialità della casa. Con Jordan ad osservare vigile da bordocampo, i padroni di casa si dimostrano più pronti e reattivi sin dalla palla a due. Stessi quintetti per le due formazioni e déjà-vu dei primi due episodi: Miami parte lenta, non segna per i primi 2 minuti e sbaglia le prime 5 conclusioni tentate. I Bobcats vogliono stupire il proprio pubblico, sono molto attivi sui due lati del campo, specialmente con Henderson, e volano sul +7 sulle ali dell’entusiasmo. Tirando col 70% dal campo, Charlotte al primo timeout è avanti 16-11. Al Jefferson, dopo le infiltrazioni nelle ore precedenti alla partita, sembra accusare meno il dolore e mette in mostra le proprie notevoli abilità. I padroni di casa sono nel momento del massimo sforzo collettivo, come dimostrano le 2 stoppate in contropiede rifilate a James, prima con Kidd-Gilchrist e poi con Zeller. Punto nell’orgoglio, LeBron va al lavoro, con soluzioni sia spalle a canestro che con tiri dalla distanza. E’ lui in prima persona che riporta sotto gli Heat, che costringono gli avversari a non segnare per 3 minuti e, con un parziale di 10-0, trovano per la prima volta la testa della partita. Si vive di raffiche nel primo quarto: senza soluzione di continuità, è la volta dei Bobcats piazzare un 7-0 tutto griffato Big Al, che la spiega sia in post che col tiro dai 5-6 metri. Grazie alla propria stella Charlotte, al primo mini-riposo, si trova in vantaggio 27-23, tirando il 54,5% dal campo ed approfittando dei 15 punti (7/9) di Jefferson. Miami è sotto nei rimbalzi, nei punti in vernice e con una peggiore percentuale dal campo, ma lo stesso è a contatto. 7 i punti di LBJ, ancora fermo al palo Wade.

In avvio di secondo quarto subito una notizia: si sblocca Ray Allen da tre punti, anche se resterà una vicenda abbastanza estemporanea. Dopo non averne avute nel primo periodo, i padroni di casa la mettono dalla lunga distanza con Douglas-Roberts e Ridnour. Si iscrive a referto anche D-Wade e, più in generale, è il momento di maggior equilibrio della contesa, con le squadre che si scambiano canestri senza riuscire a prendere il largo. I Bobcats eseguono molto bene la transizione difensiva, rientrando prontamente e con efficacia, tuttavia gli Heat a difesa schierata muovono bene la palla e trovano triple pregiate piedi per terra. E’ il momento in cui, di fatto, si decide la sfida. Il tutto nasce da una soffocante pressione difensiva messa in atto dagli uomini di coach Spoelstra. Trattamento speciale per Kemba Walker, in ombra per larghi tratti della gara. Viene pressato e raddoppiato già passata la metàcampo, c’è James ad occuparsi di lui ed abbondano i blitz e show forti sui pick&roll. Jefferson, da par suo, viene raddoppiato in post basso sistematicamente ma, a differenza di gara-2 per esempio, le rotazioni in aiuto degli altri Heat sono molto più efficaci. Kidd-Gilchrist è l’uomo battezzato dalla difesa ma il sophomore, dopo l’exploit del precedente episodio, non sfrutta la maggior libertà, chiudendo solo con un misero 1/6 dal campo e tre errori dalla lunetta. Charlotte vive un momento di pericolosa siccità. Sbaglia, consecutivamente, 6 tiri e 4 liberi, rimanendo per ben 6 minuti senza segnare dal campo, un trend che continuerà anche nella ripresa. E’ il miglior quarto difensivo di Miami, non solo della serie ma da molto tempo a questa parte. LBJ, dopo aver cercato i compagni per buona parte del secondo quarto, si mette in proprio nei minuti finali. La sfuriata degli ospiti trova gli avversari impreparati. All’intervallo il punteggio è 58-46 per i bi-campioni, con James miglior marcatore a quota 15. Dopo di lui, con 8, troviamo un positivo Andersen ed un Bosh che ha messo un paio di triple nel momento dell’allungo. Gli Heat rimettono apposto anche le statistiche di squadra, tirano col 75% da tre punti ed hanno concesso davvero poco alla premiata ditta Jefferson&Walker.

I primi possessi della ripresa si concludono a reti inviolate, le squadre e tutto l’ambiente in generale sono abbastanza letargici. Miami non vuole ripetere le leggerezze dei primi due episodi, così decide di tenere il piede sull’acceleratore con più costanza. I Bobcats non segnano per altri tre minuti, i canestri dal campo sono un miraggio e solo i liberi li tengono in gara. Tra i padroni di casa affiorano i primi segni di scoramento, gli Heat continuano ad aumentare il vantaggio grazie a Wade (segnali incoraggianti dal ginocchio) e James, che si permette anche di guardare Jordan mentre sale a schiacciare. Dopo altri 6 minuti di astinenza, una tripla di Walker dà a Charlotte il primo field goal della ripresa, ma in difesa riescono ben poco contro i penetratori avversari, i quali arrivano spesso e volentieri al ferro. Una tripla di James Jones dà il massimo vantaggio agli ospiti, +26, chiudendo sostanzialmente la contesa. Dopo un altro contatto sopra le righe con LeBron, McRoberts d’orgoglio sigla 8 punti consecutivi, ma i buoi sono scappati dalla stalla, complice anche un Jefferson fortemente limitato, da infortunio e difesa avversaria. Con 12 punti nel parziale di James, alla fine del terzo quarto gli Heat sono in vantaggio 86-65, sfruttando una mano rovente da fuori e le carestie avversarie.

Il quarto quarto è di carattere interlocutorio. Miami, come da costume, si rilassa e ci mette meno intensità, segnando appena 10 punti in 9 minuti. I Bobcats, guidati dalle seconde linee, mostrano la classica determinazione e riducono il disavanzo a livelli accettabili. LeBron con un cammeo sigilla la vittoria dei suoi, per poi uscire per dare spazio ad ampi minuti di garbage time in cui si rivede anche Shane Battier. Con Jefferson e Walker interamente in panchina nel quarto, il punteggio finale recita 98-85 per gli Heat, che prendono un vantaggio importante nella serie.

30 punti, 10 rimbalzi e 6 assist: questo il fatturato finale di James, particolarmente ispirato dall’illustre presenza a bordocampo. Molto bene Wade, che chiude con 17+6, in doppia cifra Birdman, attivo anche sotto le plance. Bosh col compitino, sue le triple nel momento più importante ma è chiamato ad altri standard, soprattutto col prosieguo dei Playoffs.

Top scorer per Charlotte a quota 20 Big Al, praticamente tutti nel primo quarto. Dietro, a 17, un sorprendente Douglas-Roberts, doppia cifra anche per McRoberts ed uno spento Walker.

L’ultimo quarto abbassa le percentuali di Miami, che termina tirando col 43,4% dal campo, comprensivo del 50% dalla lunga distanza, facendo meglio dei propri avversari. Gli Heat vincono anche la battaglia a rimbalzo, 39-38, e nei punti nel pitturato, 40-28.

La disparità tra le due compagini è stata ancora più rimarchevole ed evidente nel terzo episodio della serie. Charlotte, semplicemente, non ha avuto scampo contro i ben più quotati avversari, non riuscendo ad avere efficaci defensive stops e non potendo sopperire ai problemi fisici di Big Al, non proprio il massimo della vita per uno degli attacchi meno prolifici dell’intera Lega. Menzione d’onore per la difesa di Miami, che in trasferta ha ritrovato vecchi ardori e stimoli, togliendo i giochi a due dei Bobcats che tanto avevano fatto male in Florida. Se poi il pur valoroso MKG non riesce a contenere James, la situazione si fa particolarmente grigia. Con gara-4 in programma nella notte italiana tra Lunedì e Martedì, vedremo se Charlotte riuscirà ad avere una reazione d’orgoglio o vedrà anzitempo chiudersi la propria brillante annata.

Alessandro Scuto

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