Kyle Anderson è uno dei prospetti più interessanti del prossimo Draft, un giocatore in un certo qual modo unico: abilità e visione da Point Guard nel corpo di un’ala; è una vera e propria scommessa sulla quale molti g.m. Nba saranno pronti a puntare le proprie fiches forse anche tra le prime dieci chiamate. Diamo un occhio alla sua biografia per poi scendere nel dettaglio dei suoi punti di forza e delle sue debolezze.
Classe 1993, nato a New York e cresciuto nel New Jersey, l’ex cestista dei Bruins è figlio di un allenatore delle High School locali che decise, quando Anderson era ancora alla prese con i primi passi, che suo figlio sarebbe divenuto una Point Guard; sin dalla più tenera età Anderson viene messo in campo dal padre in tornei amatoriali con persone molto più anziane e di conseguenza più grandi fisicamente di lui, sviluppando skills da pura PG a dispetto della propria altezza, in costante sviluppo. Fa il suo ingresso alla Paterson Catholic High School a 1.96 m. venendo posizionato dai propri coach in ala o in post, cosa che accade anche due anni dopo quando avviene il trasferimento alla St. Anthony High School a causa della chiusura della Paterson High: nonostante l’impiego in queste posizioni il pallone sostanzialmente continua ad essere gestito dal nostro Kyle che nell’anno da Senior nella sua High School risulta essere il migliore della squadra in punti ( 14.7 ), rimbalzi ( 6.5 ), assist ( 3.9 ) e stoppate ( 2.0 ), venendo selezionato come McDonald’s All-American ed invitato al Jordan Brand Classic ed al Nike Hoop Summit, prima di accettare la corte di Coach Howland che lo recluta nelle fila di UCLA. Durante la sua prima stagione nei Bruins, Anderson, gioca quasi esclusivamente in ala per decisione del suo allenatore, nonostante avesse scelto UCLA in virtù del fatto che Howland aveva cresciuto diverse PG di livello per l’NBA ed infatti è nella stagione successiva, quella da Sophomore, che, con il passaggio della squadra nelle mani di Coach Alford, Anderson sboccia definitivamente, grazie all’intuizione del proprio coach che riporta nella naturale posizione di PG un ragazzo ormai alto 2.03 m. In questa sua seconda ed ultima stagione ad UCLA mette insieme medie da 14.6 punti, 8.8 rimbalzi e 6.5 assist, trascinando i Bruins nel torneo di Pac-12 ( vinto a 6 anni dall’ultimo successo ) dove ottiene il premio di Most Outstanding Player registrando una performance da 21 punti, 15 rimbalzi e 5 assist a fronte di un’unica palla persa nel Championship Game contro la ben più quotata Arizona; a fine stagione entra nella storia come il primo giocatore nella Pac-12 a chiudere l’annata con 200 rimbalzi e 200 assist ed il primo nella storia dell’intera Division I con almeno 500 punti, 300 rimbalzi e 200 assist.
Passiamo ora all’analisi del gioco dell’ormai ex UCLA, partendo dai punti di forza d’un giocatore che, ho piacere di sottolineare nuovamente, è unico in questo Draft. Alto 2.06 m. ed apertura alare da 2.20 m. è una PG sui generis, come già detto, e questo comporta notevoli vantaggi in fase offensiva dove è in grado di osservare il parquet in ampiezza con gli occhi ben al di sopra delle teste della totalità dei pari ruolo ed inoltre permette un utilizzo decisivo in post di Anderson, che si troverà a confrontarsi anche al piano di sopra con giocatori che gli pagheranno dazio in termini di centimetri e chili. Dal post è in grado di generare molti assist per i tagli dei compagni grazie anche alla sua creatività ed alla capacità di distribuire palloni con entrambe le mani, inoltre, visto il punto di rilascio molto alto del pallone, sarà probabilmente in grado di poter tirare con enorme facilità davanti a chicchessia. Non è dotato di un tiro eccezionale ma ha ampi margini di miglioramento, basti pensare che nel tiro da 3 punti è passato da una scadente percentuale del 21 % nell’anno da Freshman ad uno sbalorditivo 48 % nella passata stagione, viaggiando intorno ad un complessivo 50 % dal campo frutto soprattutto di situazioni di catch and shoot nelle quali si dimostra particolarmente abile. Certamente il suo punto di forza principale è nel passaggio,e vista anche la spettacolarità e l’istinto per il gioco che pervadono le sue azioni è stato spesso accostato, con molta euforia chiaramente, a Magic Johnson, del quale ricorda le gesta nella metà campo difensiva dove, grazie all’altezza ed ad un Q.I. cestistico sopra la media, raggranella un’ingente quantitativo di rimbalzi per essere una PG e grazie alle lunghe braccia riesce spesso in intercetti e deviazioni che sono una manna dal cielo per un giocatore come lui, in grado di gestire in maniera molto efficace le situazioni di contropiede nonostante non sia particolarmente veloce ed atletico.
Analizziamo adesso le debolezze che Anderson ha mostrato nella sua fin qui breve carriera da cestista partendo proprio da quel “non particolarmente veloce ed atletico” sopra citato. Il poco simpatico nickname affibbiatogli di “ Slo-Mo “ è abbastanza indicativo di un atletismo ed una rapidità distanti da quelle della maggior parte delle guardie NBA, spesso compensa queste sue lacune affidandosi a finte ed esitazioni d’elevata qualità ma al piano di sopra sono chiaramente più pronti difensivamente ad impattare queste varianti lasciando perplessi gli addetti ai lavori sulla buon riuscita anche delle doti di Anderson: un passatore e sviluppatore di gioco eccellente, ma ai ritmi NBA sarà in grado di esprimersi sui livelli del college? E’ possibile muovere una PG sì alta ma poco mobile in posizione di ala all’occorrenza? Un altro aspetto del suo gioco offensivo è il suo tiro: come detto è migliorato molto nell’ultima stagione ma sembra ancora tirare in maniera molto piatta e con poca parabola, e lo spostamento in NBA della linea dei 3 punti potrebbe causargli non pochi problemi. Detto delle mancanze in fase offensiva, le preoccupazioni maggiori nel passaggio di Anderson in NBA si stanziano nella metà campo difensiva: se da un lato l’apertura alare e l’altezza ne fanno un buon rimbalzista, dall’altro lato, visto lo scarso atletismo, paga una lentezza negli spostamenti laterali già ampiamente emersa nel mondo collegiale e che di certo pagherà ancor più a livello NBA, dove di guardie rapide e atletiche che possono superare la difesa di Anderson se ne contano a bizzeffe; spesso Coach Alford ha nascosto questo suo grave deficit mandandolo sulle piste dei giocatori avversari più innocui offensivamente ma sarà difficile riproporre questo escamotage in una lega dove l’ultimo degli attaccanti rimane pur sempre un ottimo cestista.
Complessivamente dato il talento naturale che ha nelle mani e nelle visioni creative Anderson sembra appartenere di certo al livello NBA ma i punti di domanda circa una sua efficacia al piano di sopra restano molti: alcuni mock draft lo danno verso la metà del primo giro, anche se l’autorevole nbadraft.net al momento lo attesta alla chiamata #9; è una vera e propria scommessa e in un Draft in cui comunque PG affidabili non mancano sarà difficile vederlo tra le prime dieci scelte.
Vi allego a conclusione i video dello scouting report di draftexpress.com e della performance di Anderson contro Duke.
https://www.youtube.com/watch?v=5EoxHiXIqfQ
https://www.youtube.com/watch?v=CFGl9ndbjZ0