Grazie ad un attacco molto equilibrato e ben distribuito per responsabilità, con 6 uomini in doppi cifra, gli Indiana Pacers hanno vinto gara-1 delle Finali della Eastern Conference contro i Miami Heat, portandosi così avanti 1-0 nella serie. I padroni di casa sono stati sempre avanti sin dai primissimi possessi, consentendo ai bi-campioni in carica solo qualche timido riavvicinamento. Ottima circolazione di palla, aggressività e tanti tiri liberi sono stati i fattori-chiave della vittoria di Indiana, capeggiata dai 24 punti di Paul George. A nulla sono valsi i 52 in due di Dwyane Wade (top scorer dell’incontro) e LeBron James per evitare la sconfitta agli ospiti. Il punteggio finale è stato 107-96 per i Pacers.
Grande attesa per questo rematch, la partita che tutti attendevano sin dall’inizio della regular season. E se per Indiana lo starting five non è una novità, qualche curiosità per le scelte iniziali di coach Spoelstra. Ancora una volta è Shane Battier a partire tra i primi 5 ma, a differenza della scorsa annata, sarà lui ad occuparsi di George, con LBJ a marcare il roccioso David West. Già dall’avvio si intuisce che tipo di serata ci aspetta. I padroni di casa, molto aggressivi, scattano dai blocchi con un parziale di 7-0 dal quale, a conti fatti, Miami non riesce a riprendersi. Gli ospiti perdono ben 4 palloni nei primi minuti, il mantra dei Pacers è invece solo e soltanto uno: martellare la palla dentro. Tante ricezioni profonde per gli uomini di Vogel, con un Roy Hibbert molto coinvolto, come suo costume contro gli Heat. Al primo timeout siamo 17-10 per Indy, che appare molto diversa dalle precedenti edizioni di questa postseason. George sigla il primo vantaggio in doppia cifra con una tripla, in un momento in cui i suoi compagni non sembrano poter sbagliare un tiro che sia uno. Il più preciso e costante nel primo quarto è George Hill, quasi subito in grado di scollinare quota 10, con entrambe le squadre che tirano con alte percentuali. Una scossa ai bi-campioni arriva da James, che cerca tiri veloci attaccando in transizione ed evitando che si schieri la difesa avversaria. Al primo mini-riposo il punteggio è alto, 30-24 per i Pacers, al miglior primo quarto di questa postseason e capaci di tirare 5/6 dalla lunga distanza.
L’inizio del secondo periodo vede in campo le seconde linee, con l’assenza di Evan Turner, KO per l’influenza. Lewis siede stabilmente in panca dopo l’apparizione nelle serie precedenti, altro pezzo mancante è Greg Oden, l’acquisizione estiva di Miami proprio per sopperire alla carenza di chili e centimetri. Indiana continua incessantemente a trovare il canestro da lontano, facendo sempre corsa di testa. Spoelstra opta per un quintetto lungo, a dispetto di un Chris Bosh ai limiti dell’invisibilità. La maggior parte del quarto è segnata dal duello Stephenson vs Wade, dopo le dichiarazioni degli scorsi giorni. I due si scambiano canestri un’azione dietro l’altra, un botta e risposta che non permette a nessuna delle due squadre di piazzare un break importante. Gli Heat, tuttavia, soffrono il pick&roll centrale, una soluzione quanto semplice tanto impossibile da gestire per la difesa ospite. Stephenson è bravo sia a penetrare direttamente al ferro quanto a trovare il rollante al momento giusto e per due comodi punti. David West è in un momento particolarmente ispirato, in area fa sostanzialmente la voce grossa, impunito. Abusa coi suoi movimenti in post della difesa, non certo arcigna, di James, quando invece la mette per terra è molto bravo ad effettuare l’extra pass per un compagno più libero. Si rivede in campo Udonis Haslem, col preciso compito di contrastare Hibbert. Miami, tuttavia, non riesce ad avere punti dal perimetro né, tanto meno, ricezioni in post, sempre negate dalla difesa. All’intervallo si va sul 55-45 per i Pacers, grazie ai 12 di Stephenson, cui fanno da contraltare i 13 a testa di Wade e James.
Per iniziare la ripresa Spoelstra decide di far partire Haslem in quintetto al posto di un ormai logoro Battier, abbastanza esterno alle fortune della gara. La difesa di Lebron continua ad essere abbastanza pigra, sia su West che su George, commettendo diverse ingenuità che non si possono permettere a questo livello. Indiana riparte molto aggressiva, guadagnandosi tanti falli ed andando in bonus dopo appena 3′. La palla viene nuovamente martellata dentro con continuità e, quando non arriva il canestro, gli uomini di Vogel riescono ad andare con profitto in lunetta. Pacers sempre primi sulle palle vaganti, i lunghi dominano per larghi tratti ed il quintetto base è già in doppia cifra, segno di palla che si è mossa bene, altruismo e distribuzione equa di tiri e responsabilità. I padroni di casa vogliono mettere in ghiaccio la gara, con un altro 8-0 scappano via in maniera definitiva. Miami risponde con un quintetto nuovamente piccolo ma senza playmakers, come già visto contro Brooklyn. James, però, è ben controllato a vista dalla difesa avversaria, tornata come d’incanto ai fasti di inizio stagione. Per il numero 6 tanti tiri perimetrali, con diverse triple che non trovano il bersaglio. Indiana si affida a tante penetrazioni fino al ferro, sfruttando i duck-in di Hibbert. Il centrone da Georgetown, così facendo, “sigilla” il proprio difensore, un non proprio irreprensibile Bosh, aprendo autostrade per i compagni che non trovano il lungo avversario in aiuto pronto per la stoppata. Se il tiro viene sbagliato, il numero 55 è comunque in ottima posizione per il rimbalzo offensivo. LBJ, dopo tanti minuti di astinenza, guida un mini-parziale di 8-0 che riduce le distanze, prima che George segni in floater poco prima della sirena. Alla fine del terzo quarto il punteggio è 83-70 per i Pacers, che tirano col 57% dal campo ed hanno tentato ben 17 liberi nel periodo, con Hibbert che ne ha avuti in dono più degli Heat nel loro complesso.
Miami prova il tutto per tutto all’inizio dell’ultimo quarto, ritornando sotto la doppia cifra di svantaggio. Indiana però si rimette subito in carreggiata, guidata dal solito secondo tempo di un attivo Paul George e dalle iniziative di Stephenson, che sfrutta il mis-match contro Ray Allen. Dall’altra parte He Got Game è inseguito sui blocchi addirittura da West ma, a parte qualche sporadico successo, questo potenzialmente proficuo accoppiamento non produce gli esiti sperati. La mazzata definitiva alle ambizioni di rimonta arriva dal flagrant di Chalmers su di un discreto CJ Watson, una giocata non di certo particolarmente simpatica e che frutta altri liberi ai padroni di casa. Un altro 6-0 di Indiana è l’allungo definitivo, dato che per alcuni possessi successivi le squadre si scambiano canestri quasi a turno. Tanti minuti per Chris Andersen, con Bosh saldamente ancorato alla panca e, quando in campo, incapace di colpire da fuori o di mettere palla per terra. La coperta di Miami in difesa è corta, in attacco i tiri da 3 sono un miraggio. I Pacers amministrano con altri liberi, portando al termine con successo la contesa sino alla sirena finale. 107-96 per Indiana e migliore prestazione offensiva di questi Playoffs, nonché prima vantaggio per 1-0 in una serie di questa postseason. Per gli Heat è la quarta volta in era Big Three che si trovano sotto dopo gara-1, mentre per James siamo a 0-7 in carriera nelle stesse situazioni, però on the road.
24+7 assist per un Paul George che non ha forzato più di tanto, colpendo però nei momenti giusti. 19+7 di un solido West, 19+9 per Hibbert, ancora una volta a proprio agio contro Miami. 17+8 assist per Stephenson, 15 di Hill ed 11 di Watson.
27 i punti di Wade, equamente distribuiti tra le due metà di gioco. 25+10+5 per James, ma abbastanza “silenziosi” ed inefficaci per deviare l’inerzia della gara. 14 per Andersen, spesso e volentieri al ferro, 12 di Allen e solo 9, con 2 rimbalzi, per uno spento Bosh.
Sostanziale parità nelle percentuali dal campo, 51,5% vs 51,3 % per i padroni di casa, che hanno tirato anche col 42,1% da 3 contro il 26,1% degli avversari. 38-29 a rimbalzo per i Pacers, che hanno stravinto anche nel computo dei liberi tentati, 37-15. Per Miami predominio nei punti in the paint, 54-38, ed in contropiede, 21-6.
Indiana, dopo aver vacillato negli scorsi turni, è sembrata rigenerata e rinfrancata per quanto visto in gara-1. La fiducia ritrovata dopo gli scampati pericoli ed un accoppiamento comunque favorevole, per giunta col fattore campo, hanno fatto dei Pacers una squadra ben diversa da quella “ammirata” da inizio Marzo in poi. La circolazione di palla ed il tiro da 3 sono situazioni che la difesa degli Heat ha sempre sofferto, come visto anche a sprazzi contro i Nets. Come era facile da preventivare, la maggior stazza di Indiana ha pagato, con i lunghi molto bravi a giocare di sponda e passarsela, anche a distanza ravvicinata, nei pressi del canestro. Nella propria metà campo Miami non ha fatto una gran bella figura, apparendo spesso troppo molle ed andando in crisi sulle situazioni di pick&roll centrale, con raddoppi inefficaci sul palleggiatore e terzo uomo sempre in ritardo sulle rotazioni. In attacco, senza tiratori in giornata che allungassero il campo, la difesa dei Pacers ha avuto gioco facile nel negare le ricezioni in post, al contempo contenendo egregiamente James. Paradossale come gli ospiti abbiano avuto comunque 54 punti in vernice, un’enormità, e siano riusciti ad attaccare velocemente in transizione e contropiede, soprattutto nei primi 24 minuti. Lo stesso, i padroni di casa hanno controllato abbastanza agevolmente sin da primi possessi, sfruttando favorevolmente e continuativamente i mis-match. Vedremo ora se Indiana continuerà su questa falsariga o se gli Heat troveranno le adeguate contromisure. Gara-2 è in programma nella notte italiana tra Martedì e Mercoledì.
Alessandro Scuto