TOP
DANNY GREEN: 8.5. Ennesima serata playoff da ricordare per il killer newyorkese, che chiude la gara tra secondo e terzo quarto con una serie di bombe da far impallidire il più scafato degli artificieri, figuriamoci i malcapitati Thunder. Piazzato, in uscita dai blocchi, dal palleggio: se ha un centimetro spara con precisione chirurgica (7/10 dall’arco per 21 punti totali) e riceve addirittura un encomio da Popovich (“Se ha spazio, voglio che sia lui a tirare”), che vale di più di qualsiasi medaglia al valore. TIRATORE SCELTO
TIM DUNCAN: 7.5. Serata di non eccezionale impegno per il caraibico, comodamente seduto in panchina per l’intero ultimo quarto visto il margine accumulato. I minuti totali sono solo 28, sufficienti per mandare negli annali l’ennesima doppia doppia in carriera ai playoff (14+12); è la seconda partita che senza Ibaka a presidiare l’area banchetta a piacimento, e l’impressione è che possa diventare tranquillamente un leit motiv della serie. SQUALO
TONY PARKER: 7.5. Discorso simile a quello fatto per Duncan: gioca gli stessi minuti (28, come anche Green), e li passa ad abusare tecnicamente di un Westbrook che peraltro gli concede tantissimo, limitandosi a prendere ripetutamente la targa alle sue incursioni che si concludono con due punti personali o scarichi che generano ottimi tiri. Non ha bisogno di questi regali per fare il bello e il cattivo tempo, così è persino troppo facile. USO & ABUSO
MANU GINOBILI: 7. 20 minuti di ordinaria amministrazione per il talento di Bahia Blanca, che all’alba delle 37 primavere sguazza come un’anatra nello stagno in partite in cui il suo minutaggio può essere limitato consentendogli una maggiore qualità in quei minuti sul parquet. Detto fatto: illumina l’AT&T Center con un paio di passaggi immaginifici e dà l’allungo decisivo già a fine secondo quarto con una tripla ignorantissima delle sue, subito dopo il rimbalzo offensivo e con 20 secondi sul cronometro: ovviamente solo rete. VENI, VIDI, VICI
STEVEN ADAMS: 6. Nel sostanziale nulla mostrato dai Thunder in questa seconda partita in terra texana, il rookie neozelandese è forse l’unico a metterci un po’ di energia, peraltro specialità della casa. Grazie ad essa pare l’unico a riuscire quantomeno a infastidire gli avversari nelle loro inclementi incursioni nel pitturato: bravo lui a non mollare, ma se uno con i mezzi (limitati) di Adams risulta essere il migliore del settore lunghi, è tutt’altro che una buona notizia per OKC. ENERGICO
FLOP
KAWHI LEONARD: 5.5. Ingeneroso metterlo nei Flop, ma qualcuno dei brillanti Spurs dovrà pur finire anche qui anche solo per par condicio da campagna elettorale e lui è nettamente il texano che si è visto meno. Ciò non significa che giochi una brutta gara, e sta anche in campo molto poco visto l’andazzo che premia i suoi in poco più di metà partita, ma ormai ci ha abituato fin troppo bene e non pare quasi vero di vederlo così fuori dal pallino del gioco. Si può comunque mettere anche tutto il braccio sul fuoco che quando San Antonio avrà bisogno del suo apporto ripagherà la serata con gli interessi. AGENTE SEGRETO
KEVIN DURANT: 4. Gli Spurs sono bravi ad estraniarlo il più possibile dal già carente gioco offensivo dei Thunder concedendo qualcosa a tutti gli altri, ma anche lui ci mette del suo con tiri forzati e pochissimo ritmo; inoltre al contrario di gara 1 non dà una mano a rimbalzo e vede la barca affondare quasi senza reazione. OKC probabilmente è ancora sotto shock per la perdita di Ibaka e gli strascichi anche mentali sono stati piuttosto evidenti in queste prime due gare, ma se c’è uno che dovrà suonare la carica quello è proprio l’MVP. ESTRANIATO
RUSSELL WESTBROOK: 3. La sua dinamo corporea funziona sempre, ma incorre in una gara in cui è sostanzialmente disastroso. La scelta difensiva di Popovich è passare dietro sui pick ‘n roll che lo coinvolgono concedendogli il jumper, e nei primi due atti della contesa paga parecchi dividendi visto che la retina si muove pochissimo, in particolare in questa gara 2 (orrendo 7/24 al tiro in soli 29 minuti di gioco). Come se non bastasse, riesce a fare ancora peggio nella propria metà campo, perdendosi uno come Parker al minimo accenno di blocco e talvolta addirittura rinunciando ad inseguirlo: se non segna lo stesso Tony, l’effetto domino degli aiuti e della capacità degli Spurs di far circolare il pallone porta sempre gli avversari ad ottimi tiri. Con un Westbrook così, in entrambe le metà campo, difficile che la serie possa allungarsi molto, ma occhio al suo agonismo ora che si torna in Oklahoma. IRRITANTE