Grazie ad un LeBron James in buonissima serata e ad un ottimo sforzo corale, i Miami Heat hanno battuto gli Indiana Pacers in gara-6 delle Eastern Conference Finals, chiudendo così la serie sul 4-2 e qualificandosi per la quarta Finale NBA consecutiva. La partita è stata equilibrata solo nei primi minuti di gioco, prima di un lungo assolo dei padroni di casa che hanno avuto vita facile dei propri avversari, con 25 punti a testa per LBJ e Chris Bosh. Agli ospiti non è bastato un Paul George top scorer di giornata a quota 29 per evitare la terza eliminazione consecutiva nella postseason ad opera della franchigia della Florida. Il punteggio finale è stato 117-92 per i bi-campioni in carica.
Nessuna sorpresa nelle formazioni iniziali, con Spoelstra che conferma Rashard Lewis dopo le buonissime prestazioni nelle ultime partite. La partenza degli ospiti è col pedale decisamente sull’acceleratore: martellando palla dentro ai due lunghi e costringendo gli avversari a tiri perimetrali, i Pacers confezionano un 7-0 nei minuti iniziali, interrotto solo da un lay-up di Dwyane Wade. Miami è in affanno nella metà campo offensiva, segna solo 2 punti in 4 minuti con percentuali molto basse. Al primo timeout Indiana è avanti, 9-8, ma sono arrivati i primi segnali di riscossa di James dopo l’anomala gara-5. E’ lui in prima persona a propiziare un parziale di 11-0 che capovolge le sorti dell’incontro, cui partecipa anche Chris Andersen dopo due gare saltate per infortunio. George ferma l’emorragia con un libero, che resterà però l’unico punto per tutto il primo tempo. Le storie tese in campo non mancano, il protagonista non può che essere Lance Stephenson, ancora coinvolto in prima persona nelle provocazioni verso LeBron, nonostante i richiami dello stesso Larry Bird. Il numero 6 è però in modalità attacco, sul finire del quarto scarica splendidamente per Shane Battier che insacca la tripla del primo vantaggio in doppia cifra. Il punteggio al primo mini-riposo è 24-13 per i padroni di casa, che hanno costretto gli avversari al 29% al tiro dopo l’ottimo inizio, controllando i rimbalzi grazie anche agli sforzi di Birdman. Sono 11 i punti di James, 6 quelli di Stephenson.
Il secondo quarto si apre come si era chiuso quello precedente, con i ragazzi di Spoelstra che continuano ad attaccare il ferro direttamente dalle penetrazioni. James in floater realizza per il +15, il primo vantaggio significativo della partita. A raccogliere la sfida è Born Ready, che con punti ed iniziative personali riesce a togliere qualche castagna dal fuoco ai suoi. Miami però continua a segnare molti punti nel pitturato, frutto anche del buon lavoro di Andersen, bravo e puntuale nel mettersi in visione al penetratore lungo la linea di fondo o ad Allen in uscita dal ricciolo. Un colpo significativo alle speranze dei Pacers arriva dal flagrant foul fischiato a Stephenson per un duro colpo in faccia a Norris Cole, forse passibile anche di altre sanzioni. Gli Heat segnano 4 punti dal possesso, andando in vantaggio di 17 dopo il lay-up di Bosh. Arriva la folata che tanto temevano gli ospiti, che non riescono a reggere in nessuna delle due metà campo. Nella propria, concedono tanti tiri ravvicinati e secondi possessi, non certo la specialità della casa in Florida. In attacco, faticano molto per via dei raddoppi della difesa di Miami, che si concentra su di un David West che comunque continua a non demordere. Dopo una tripla di Wade, i padroni di casa volano sul +20, sfruttando anche le difficoltà di Roy Hibbert. Il prodotto di Georgetown in attacco segna solo dalla lunetta, nonostante venga coinvolto da George quando quest’ultimo è vittima dei raddoppi. In difesa, il numero 55 viene sempre coinvolto nei pick&&roll, generalmente con Bosh che si trova libero per un jumper con il proprio avversario che spesso rimane a metà strada. Nonostante il solito West provi a smorzare gli entusiasmi del pubblico, il vantaggio degli Heat continua a crescere gradualmente, toccando il +26 dopo una tripla di Lewis. All’intervallo lungo il punteggio è 60-34 per la franchigia della Florida, grazie ai 15 di James, ai 13 di Bosh ed al 60% dal campo.
In avvio di terzo quarto si risveglia Paul George, che firma in prima persona un parziale di 6-0, provando a mettersi in partita dopo due periodi di assoluta invisibilità. Indiana ritorna a dare palla dentro, alzando al contempo la pressione difensiva. A differenza di altre gare, però, questa volta Miami non abbassa la guardia. Bosh, ancora una volta, è molto bravo a colpire con un mix variegato di movimenti, sia da lontano che con penetrazioni, dopo aver messo palla per terra prendendo in controtempo il difensore. Con un movimento schiena a canestro di Wade il vantaggio sale a quota 30 punti, senza che i padroni di casa mollino l’osso. Anzi, in difesa gli Heat sono ancora più letali, raddoppiando energicamente sulle uscite di George o sulle ricezioni di West, con rotazioni velocissime in aiuto dal lato debole che consentono di rubare palloni ed andare in contropiede. Gli ospiti si lasciano andare alla frustrazione, esaurendo presto il bonus e con i lunghi carichi di falli. Dalla lunetta James realizza per il +36, con la partita che è ormai virtualmente conclusa già da tempo. PG24 cerca di essere più aggressivo, ma i buoi sono ormai scappati dalla stalla. Al termine del terzo quarto il punteggio è 91-58 per i padroni di casa, che continuano a tirare benissimo (58% contro il 39% di Indiana) e che hanno segnato 40 punti in vernice.
L’ultima frazione di gioco si apre con Bosh e Wade sul parquet, segno che Spoelstra vuole evitare cali di concentrazione, di certo non radi alla sua formazione. I Pacers rispondono invece con quasi tutto il quintetto base schierato, tornando sotto i 30 punti di svantaggio ma perdendo West che commette il sesto fallo, chiudendo di fatto la propria stagione. George segna alcuni canestri tra la disapprovazione della folla, riducendo il disavanzo a 25 punti. Troppo tardi ormai: ci sono tanti minuti di garbage time, con i coach che svuotano le proprie panchine. Primi minuti nella postseason per Greg Oden, scongelato dopo tante gare di inattività. Il punteggio finale è 117-92 per i bi-campioni in carica, che chiudono i conti sul 4-2 e tornano alle Finals per la quarta volta consecutiva. Tale impresa non si verificava dai Celtics 84-87, guarda caso proprio di Bird, con gli Heat che diventano la terza franchigia a riuscire in questo intento. Prima di loro e di Boston anni Ottanta, i Lakers dello Showtime e gli stessi Celtics della dinastia Russell.
25+6 assist per James, autore di una gara molto matura e senza forzature, prendendosi però sulle spalle i compagni nel momento di maggior difficoltà nel primo quarto. 25+8 di Bosh, con una prestazione molto concreta ed intelligente, sulla scia delle scorse partite. 13+6+6 per Wade, che non ha avuto bisogno di straordinari, e quota 13 anche per Rashard Lewis, ancora una volta positivo. Sfiora la doppia cifra Andersen, che termina con un 9+10.
Paul George chiude con 29+8 ma solo un punto nella prima metà e tanti canestri con la gara sostanzialmente terminata. 16 di West, sempre uno degli ultimi a mollare ed 11 per Stephenson, perso in mezzo a provocazioni e colpi proibiti. Hibbert chiude invece con un 8+4 ed un’altra partita al di sotto delle proprie possibilità.
Miami ha tirato meglio dal campo, 57,9% vs 46,4%, comprensivo anche del 42,3% dalla lunga distanza, con i Pacers che si sono fermati al 40%. Vittoria a rimbalzo per gli Heat, 37-28, e supremazia nei punti in the paint, 50-32.
Indiana ha retto solo per metà del primo quarto, prima di andare sotto in maniera costante ed inesorabile. Non è nemmeno la prima volta che questo avviene alla formazione di Vogel nelle sfide in Florida, andando indietro nel tempo di 12 mesi. I Pacers hanno abbandonato prima mentalmente e poi tecnicamente la contesa, che è terminata con un blowout che avrebbe potuto avere una certa consistenza se non fosse subentrato un garbage time puro e crudo. Oltre alla fragilità mentale ed a qualche evidente problema nello spogliatoio, sul campo gli ospiti non hanno saputo difendere il proprio ferro, concedendo molto in tal senso agli Heat. Ciò è stato dovuto anche al posizionamento di Hibbert, spesso in zone in cui non può essere produttivo nella propria metà campo, dovendo inseguire Bosh oltre l’arco o venendo puntualmente infilzato sui p&r che lo coinvolgevano, con Chalmers molto bravo ad effettuare pocket pass o assist per il proprio lungo mentre era circondato sotto il ferro. In difesa, l’energia e l’intensità di Miami hanno provocato vere e proprie valanghe che si sono abbattute sugli avversari, incapaci di far girare il pallone o di riuscire a punire rotazioni molto efficaci. Male anche George, controllato a vista e non in grado di trascinare i propri compagni nel momento del parziale che ha spaccato in due la gara. Per i Pacers è in arrivo un’estate molto delicata, in cui dovranno capire se questo nucleo è in grado di effettuare lo step mentale e tecnico necessario per puntare al titolo. In caso contrario, non bisognerà sorprendersi di eventuali decisioni drastiche, a partire dal coach per arrivare al rinnovo del contratto o meno di Stephenson. Per Miami, invece, alcuni giorni di pausa, in attesa di conoscere il nome della propria avversaria ed incominciare le NBA Finals. Gara-1 è in programma nella notte italiana tra Giovedì e Venerdì.
Alessandro Scuto