Dopo mesi di partite di regular season talvolta insignificanti, trade, cambi di allenatore, fallimenti, momenti esaltanti ed i primi turni dei Playoffs, siamo finalmente giunti al momento che decide la stagione, le NBA Finals. A disputarsi un succoso rematch ecco gli stessi duellanti di 12 mesi fa, a campi invertiti: i San Antonio Spurs sono pronti a sfidare i Miami Heat.
Come sono arrivate
Dopo la delusione del titolo svanito durante le Finali 2013, i Texani hanno condotto la solita regular season di alto livello, chiudendo col miglior record assoluto nella Lega. Nei Playoffs, un esordio alquanto incerto ed ostico. San Antonio, infatti, è riuscita a sconfiggere solo per 4-3 i Dallas Mavericks, che da testa di serie numero 8 hanno dato tantissimo filo da torcere ai ben più quotati avversari. Nelle WCSF, decisamente molti meno problemi contro i giovani Portland Trail Blazers, nettamente sopraffatti nelle gare interne e battuti col punteggio finale di 4-1. Nelle Finali di Conference, invece, ecco gli Oklahoma City Thunder, seppur privi di Serge Ibaka nelle prime due partite. Col punteggio sul 2-2, dopo il ritorno dello spagnolo/congolese, in molti avevano in mente quanto successo nel 2012, con l’estromissione dei nero-argento in una serie rocambolesca. Questa volta, però, gli Spurs non hanno commesso gli errori del passato, chiudendo la pratica all’overtime di gara-6 e battendo gli avversari per 4-2.
Diverso il discorso per i bi-campioni in carica. Regular season in tranquillità, tesa al non forzare troppo i tanti veterani presenti nel roster. Al Primo Turno vita relativamente facile contro i Charlotte Bobcats, che pur con un Jefferson con le marce ridotte si sono battuti sino all’ultimo, nonostante il 4-0 finale possa suggerire altro. Al turno successivo, gli agguerriti Brooklyn Nets, capaci di vincere tutti gli episodi stagionali e vogliosi di ripetersi nella postseason. Grazie ad una prestazione da 49 di James in trasferta, l’ostacolo è stato sorpassato col punteggio di 4-1, con qualche gara risolta nel finale. Infine, le Eastern Conference Finals contro i grandi rivali, gli Indiana Pacers. Come suggerito già dalle settimane precedenti, Paul George e compagni non sono sembrati gli stessi di 12 mesi fa, andando sotto nettamente nelle gare in Florida e venendo sconfitti per 4-2.
Uomini Chiave
Sfida tra rispettivi Big Three. Per gli Spurs, come da 17 anni a questa parte, tutto inizia e finisce con Tim Duncan, vera e propria leggenda vivente. A dispetto di un’età non più freschissima, il caraibico è ancora capace di dominare su singoli possessi, in ambedue le metà campo. Contro OKC, si è permesso di viaggiare in doppia doppia di media da miglior realizzatore dei suoi. Dopo di lui, ecco i 15 nelle WCF per Manu Ginobili, presenza fissa dalla panchina ma sempre in campo nei finali concitati. Ha tanta voglia di rivalsa dopo gli errori nelle ultime due gare della Florida versione 2013, ed è pronto a spararsi le ultime cartucce della carriera. Tony Parker, invece, è il più continuo dei nero-argento, instancabile nell’attaccare nel cuore la difesa avversaria. Su di lui, però, qualche dubbio alla vigilia, a causa di un problema alla caviglia che ha destato più di una preoccupazione. Infine, occhio alla panchina di San Antonio, una delle più prolifiche nei Playoffs degli ultimi 30 anni, con un Boris Diaw apparso in grande spolvero.
Facile individuare i soliti noti per gli Heat. Ha toppato gara-5, bloccato dai tanti falli, ma LeBron James ha fatto molto male alla difesa dei Pacers, giocando con grande maturità e sapendo distinguere i momenti della partita in cui salire ulteriormente di colpi. In ascesa le quotazioni di Chris Bosh, che ha terminato la serie contro Indy sulle marce alte, stimolato da alcune critiche da parte di tifosi ed addetti ai lavori. Segnali fisici incoraggianti per Dwyane Wade, che ha chiuso un po’ in calando ma è stato molto concreto, soprattutto nelle gare esterne delle ECF.
Gli Allenatori
Ha già quattro titoli in carniere, ma la missione non è ancora finita per Gregg Popovich, probabilmente il miglior allenatore a stelle e strisce in circolazione, come testimoniato anche dal relativo premio vinto in questa stagione. Ha smussato gli angoli del proprio carattere ruvido, gradualmente ha spostato il baricentro della squadra e dato maggior margine di errore e spazio ai propri esterni. Creativo, non ha indugi nello stravolgere le gerarchie e gli starting lineup, alla ricerca degli accoppiamenti favorevoli. E’ vicino al ritiro, come spesso paventato in passato, e questa potrebbe essere l’ultima occasione per vincere un altro anello.
Entrato nella storia per aver traghettato Miami alla quarta Finale NBA consecutiva, per Erik Spoelstra le sfide non finiscono mai. Per l’ex delfino di Riley ecco l’impegno forse più proibitivo, contro un coach decisamente più esperto e con più frecce al proprio arco. Esponenzialmente cresciuto in questi anni, anche lui non esita a cambiare quintetti iniziali per cercare le adeguate contromisure da opporre agli avversari. Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, da un possibile licenziamento 3 anni fa dopo risultati e gioco non proprio esaltanti.
I Precedenti
Come già accennato, l’unico precedente nella postseason tra queste due squadre è la Finale 2013, terminata col punteggio di 4-3 per James e compagni. Il titolo è letteralmente scivolato dalle mani dei Texani, avanti a pochi secondi dal termine di gara-6 ma raggiunti con la ormai celebre tripla di Ray Allen. Era dal 1998, invece, che due formazioni non si incontravano per due anni di fila all’ultimo atto della stagione. Allora furono protagonisti gli Utah Jazz di Malone e Stockton ed i Chicago Bulls di Jordan e Pippen.
In regular season il bilancio è stato 1-1. La formazione di casa ha controllato abbastanza agevolmente l’incontro, portandolo a termine senza troppi patemi. Da segnalare che nella gara in Florida mancavano Green, Leonard e Splitter, nell’unica circostanza in cui Dwyane Wade è uscito dalla panchina in questa stagione.
Pronostici
Molto difficile fare una previsione di quanto accadrà in questa serie finale. Gli Spurs hanno il vantaggio del fattore campo, una panchina più lunga e produttiva e la voglia di rivalsa dopo la sconfitta dell’anno passato. L’incognita maggiore riguarda le condizioni di Parker, uscito malconcio dalla sfida contro i Thunder. Per Miami invece, la chiave è Chris Bosh, che proprio contro San Antonio 12 mesi or sono aveva giocato, probabilmente, le peggiori partite in maglia Heat, con lo 0 di gara-7. Sarà lui a dover tenere testa a Duncan, al contempo cercando di allungare la difesa avversaria col tiro da fuori. Interessante notare se Spoelstra continuerà a cavalcare Rashard Lewis, molto bene contro i Pacers e David West, da verificare comunque ad un livello successivo e contro uno Splitter in crescita. Con lui sul parquet, il campo è virtualmente più aperto per le incursioni di James, che trova in Leonard uno dei pochissimi avversari in grado di tenergli testa nel confronto diretto. Rispetto alle Finals 2013 dovrebbe star meglio Dwyane Wade, importante in ambedue le fasi per alleggerire i compiti del numero 6. Vedremo anche se gli Heat reagiranno più tempestivamente ai tiratori avversari rispetto allo scorso anno, quando gli esterni di San Antonio ebbero delle vere e proprie giornate di grazia, Green in primis. Ricordando che il formato delle Finali è tornato quello antecedente al 1985, con lo schema 2-2-1-1-1, il pronostico potrebbe vedere Miami vincere in 6 gare, anche perché con un’eventuale gara-7 da disputare tra le mura amiche, gli Spurs avrebbero un’occasione importante da sfruttare. Tutto però è possibile, di sicuro ci aspettano sfide intense ed equilibrate. La prima partita è in programma nella notte italiana tra Giovedì e Venerdì.
Game 1: | MIA at SAS | Thu., Jun. 5, 9:00 PM ET | ABC |
Game 2: | MIA at SAS | Sun., Jun. 8, 8:00 PM ET | ABC |
Game 3: | SAS at MIA | Tue., Jun. 10, 9:00 PM ET | ABC |
Game 4: | SAS at MIA | Thu., Jun. 12, 9:00 PM ET | ABC |
Game 5: | MIA at SAS | Sun., Jun. 15 | ABC | If Needed |
Game 6: | SAS at MIA | Tue., Jun. 17 | ABC | If Needed |
Game 7: | MIA at SAS | Fri., Jun. 20 | ABC | If Needed |
Alessandro Scuto