Continuiamo nell’analisi dei migliori prospetti del Draft NBA che si svolgerà il prossimo 26 giugno andando a conoscere più da vicino uno dei protagonisti della giovane e selvaggia Kentucky giunta fino alla finale dello scorso torneo NCAA, James Young. Se molte critiche si possono muovere a John Calipari, un aspetto sul quale il coach italo-americano è assolutamente inattaccabile è quello della sua capacità di “arruolare” giocatori di qualità per le sue squadre (con che mezzi è da vedersi) e di saperli rendere pronti per il salto in NBA tendenzialmente nel corso di uno solo anno di college: è il caso di Derrick Rose, Anthony Davis, DeMarcus Cousins, Michael Kidd-Gilchrist e chi più ne ha più ne metta. Se alcuni ragazzi dell’ennesima classe di fenomeni costruita da coach Calipari nella scorsa stagione non hanno vissuto un’annata del tutto soddisfacente e più freshman del solito sono rimasti per il proprio anno da sophomore (gli Harrison, Dakari Johnson), magari anche per conquistare un titolo sfuggito per una sola partita quest’anno, lo stesso non può dirsi per Julius Randle e appunto per lo stesso James Young, dotato di talento sufficiente da potersi dichiarare per il Draft dopo una manciata di partite al college ed essere comunque destinato ad una delle prime 20 chiamate. Andiamo a vedere il perché.
A due metri abbondanti di altezza con le scarpe e con un’ ottima apertura alare di 2.13 (la stessa del compagno di squadra Julius Randle, che però sarebbe un’ala grande e difatti è considerato un T-rex) James Young ha tutte le misure necessarie per giocare da guardia così come da ala piccola, ruoli che poi è sempre più difficile definire nell’ NBA odierna. Queste misure sono interessanti e funzionali al gioco del ragazzo: atleta non eccezionale (elevazione massima 90 cm, non fenomenale per gli standard della NBA) Young sfrutta proprio la sua lunghezza anche negli arti superiori e la sua elasticità per concludere in area, talvolta con highlight come questo:
Il buon controllo del corpo gli concede anche di concludere in traffico usando le proprie lunghe braccia per segnare in testa agli avversari e questi vantaggi fisici si traducono anche in buoni numeri a rimbalzo dove, con oltre 5 rimbalzi a partita, si inserisce tra le migliori guardie di questo draft, anche grazie ad una buona costanza e intensità in questo fondamentale.
Ma andiamo a vedere le sue azioni principali nella sfida di inizio stagione contro Michigan State per analizzare meglio i suoi punti di forza:
http://www.youtube.com/watch?v=dV1LhYd8qg4
Il primo canestro del video viene in una situazione di uscita dai blocchi con Young che dimostra di essere un buon giocatore senza palla, capace di sistemare con rapidità i propri piedi in modo da essere nella posizione perfetta per il tiro. A 0.24 vediamo in sequenza due esempi di quello che è il pane e burro del ragazzo: gli spot up jumper che costituiscono sostanzialmente il 50% del suo attacco.Dopo i due jumper dalla distanza, vediamo un altro aspetto di cui parlavamo precedentemente: la capacità di concludere sopra la difesa avversaria in penetrazione (0:40). Young va a sinistra (opzione preferita) si fa spazio col corpo, mostra un buon controllo dello stesso e conclude morbidamente sulla testa del lungo Matt Costello. Infine a 1:19 interessante la volontà mostrata a rimbalzo, dove raccoglie addirittura un suo stesso errore sopra i lunghi avversari.
I fondamentali non mancano al ragazzo, specialmente al tiro: dotato di un ottima forma e di un veloce rilascio il suo jumper non è entrato con continuità per tutto l’anno e il 35% scarso al tiro dalla lunga distanza non è certo stupefacente, ma è legato più ai molti tiri contestati presi che non ha mancanze tecniche. Nonostante alcune forzature parliamo di un giocatore dall’attitudine altruista, anche se non un grande assist man (meno di due a partita) un ragazzo con un buon potenziale anche in questo ambito, capace di trovare i compagni con scarichi o di servire i lunghi in area.
Insomma ci troviamo di fronte ad un ragazzo decisamente interessante e il tutto è rafforzato dalla giovanissima età del prospetto: con 19 anni da compiere ad agosto siamo di fronte ad un giocatore con davanti ampi margini di miglioramento e tanto tempo per migliorarsi.
Sì perché i passi in avanti da compiere ci sono e non sono pochi. Innanzitutto come forse avrete già notato mentre parlavamo dei suoi punti di forza, beh..di fatto non abbiamo sostanzialmente esaltato nessun aspetto del suo gioco, questo perché James Young è un giocatore che sa fare molte cose interessanti che abbiamo cercato di vedere, ma al contempo non fa nessuna di queste in maniera eccellente: tiratore sì, ma deve migliorare nella scelta delle conclusioni e nel realizzare tiri col marcatore addosso, in questo senso aiuterebbe utilizzare più finte di tiro sui close out degli avversari. Non poche difficoltà anche nei tiri dal palleggio, dove tira male e non possiede i movimenti necessari per liberarsi del proprio marcatore: difatti il suo ball handling non è dei migliori, l’uso della mano debole (la destra) è pressochè nullo e il giocatore tende ad andare costantemente a sinistra faticando nelle penetrazioni date anche doti atletiche non eccezionali
Per finire la questione attacco abbiamo detto come, una volta riuscito ad entrare in area, sappia concludere sopra gli avversari grazie alle proprie leve, ma come già accennato, parliamo di un giocatore che, nonostante alcuni highlight, possiede doti atletiche ed in particolare di esplosività non eccelse, il che potrebbe dargli qualche problema nei pitturati NBA.
Se però in attacco diverse cose buone si sono viste e le abbiamo analizzate, lo stesso non si può dire della difesa, vero tallone d’Achille di Young: passivo e poco attento, ha dimostrato per tutta la stagione di non possedere la mentalità di un difensore NBA e qui possiamo facilmente vedere il perché
nel prossimo video, gli highlight della finale NCAA, il primo canestro (0:15) è di DeAndre Daniels che attacca lungo la linea di fondo e va a schiacciare: ad essere battuto con preoccupante facilità dal palleggio è proprio Young
difesa da casellante, nonostante l’aiuto della linea di fondo, che avrebbe potuto sfruttare decisamente meglio. DeAndre ringrazia e vola al ferro.
Sempre nelle stesso video vediamo un altro esempio di poca comprensione del gioco in questa metà campo (1:35): Young perde l’uomo nell’angolo (Giffey) per portare un aiuto inutile su Boatright che serve comodamente proprio Giffey, che realizza.
Problemi quindi anche nella difesa di squadra, dove è spesso fuori posizione e non dimostra buon tempismo negli aiuti, eloquenti ed in questo caso anche indicative le pochissime palle recuperate e stoppate, che ben rappresentano la passività di Young in questa metà campo, dove pure avrebbe un ottimo potenziale, non fosse altro per i suoi attributi fisici.
Non ci fraintendete, parlando di James Young parliamo di un giocatore realisticamente da top 20 del Draft, per il talento ed il potenziale a sua disposizione, nonché per un tiro che comunque possiede tutti i crismi per diventare un’arma costantemente efficace. Una squadra che giochi in transizione e che attacchi il cronometro potrebbe essere la situazione ideale per lui, così da avere più occasioni a difesa non schierata, con più spazio per i propri tiri e per le proprie scorribande in area. Il suo contributo iniziale sarà probabilmente di qualche punto in uscita dalla panchina, sfruttando le sue abilità di tiratore in uscita dai blocchi e in situazioni di spot up. La differenza tra il diventare un buon giocatore NBA e cadere nell’anonimato starà nella sua capacità di realizzare appieno il suo potenziale e nei miglioramenti che dovrà ottenere in difesa, ma data la giovanissima età e ciò che lascia intravedere è difficile scommettere contro di lui.