Dopo quattro stagioni da secondo, se non addirittura da terzo violino, per Chris Bosh le cose stanno cambiando, ed anche per Miami. Dopo l’addio di LeBron James infatti la franchigia di Micky Arison ha deciso di puntare con decisione sul lungo texano, proponendogli un quinquennale da 118 milioni di dollari che ha convinto definitivamente Bosh ad abbandonare la suggestione Houston e a rifirmare con gli Heat. Il prodotto di Georgia Tech, ben cosciente della situazione ha rilasciato alcune dichiarazioni ad ESPN:
“Penso che al momento abbiamo la giusta struttura per competere per la vittoria finale, dobbiamo migliorare considerevolmente in alcune posizioni, ma possiamo fare bene. Guardate gli Spurs, avevano molti giocatori singolarmente sottovalutati, ma grazie alla chimica di squadra sono stati straordiari.”
La conversazione è poi proseguita sul suo eventuale ruolo di primo violino nei prossimi Heat:
“Qualche volta ti manca [essere l’alpha dog], ti chiedi se puoi ancora essere quell’uomo, per qualche anno non è stata una mia preoccupazione, giocavo col migliore di tutti, ma ora devo vedere se c’è ancora in me quella capacità, molti pensano di no, e questo rende la sfida ancora più emozionante.”
Ma poi aggiunge:
“CB4 non tornerà, qualche anno dopo [la fine dell’esperienza con i Raptors] penso di essere un giocatore molto migliore, la gente continua a chiedermi se CB4 tornerà, ma non è più possibile, non posso più esserlo.”
L’intervista si sposta sulla scelta di rifiutare Houston, che sembrava molto vicina all’accordo:
“E’ stata dura, Houston era un’idea molto intrigante, con il mio arrivo saremmo stati sicuramente in lotta per il titolo, ci ho pensato, stimo Kevin McHale. Alla fine però ha prevalso il mio desiderio di restare, di far vivere la mia famiglia a Miami Beach, che ora è la mia casa.”
Infine una parentesi sul rapporto con LeBron e sul famoso pranzo con lui e Wade:
“Ognuno fa le scelte che rendono felice se stesso e la propria famiglia, questo non cancella il nostro legame e ciò che abbiamo fatto insieme, quello resterà per sempre. Quel pranzo non è stato un incontro segreto, come molti pensano, eravamo solo tre amici che pranzano insieme, senza parlare di tutto ciò che stava per accadere; certamente quel giorno ho capito che ognuno avrebbe vissuto la free agency indipendentemente dagli altri, non avremmo preso decisioni di comune accordo, non ne abbiamo parlato molto, ma era chiaro, da ciò che è stato detto, ma soprattutto da ciò che non è stato detto.”