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Editoriali NBA

I Lakers e la “peggior partenza di sempre”!

0-5. Non il prefisso telefonico della metropoli americana, ma il record dopo una settimana di Regular Season NBA di una delle franchigie più importanti dello sport professionistico a stelle e strisce. Mai un roster sceso in campo a Los Angeles con la scritta “Lakers” sulle canotte era partito così male. Mai.

Basterebbe questo per fare notizia, ma come si sa, attorno ai gialloviola il risultato espresso dal campo è soltanto uno degli argomenti di discussione, a volte neanche il più rilevante. Certo è che il mix letale che negli ultimi 2 anni sta attanagliando la squadra di coach Scott sembra non voler allentare la morsa.

Tante le cose successe negli ultimi giorni, conviene procedere con ordine.

Partiamo dall’inizio, dalle riflessioni che la offseason aveva portato in dote con sé (clicca qui per la Preview). Jeremy Lin e Carlos Boozer i nomi nuovi (e “noti”) giunti in città, Gasol in partenza per Chicago, Nash in cabina di regia, Randle il rookie a cui concedere spazio e minuti. Il tutto affidato ad un Byron Scott scelto davvero troppo tardi, arrivato ad LA a mercato praticamente già concluso.

Non una squadra dalle grandi prospettive, certo, ma comunque un gruppo capace di “vivacchiare” in una pur molto impegnativa Western Conference. Almeno fino a quando non ha iniziato a mettersi di mezzo anche la cattiva sorte.

Prima il riacutizzarsi di problemi fisici già in preseson e poi, pochi giorni fa, l’annuncio (clicca qui per l’articolo). Steve Nash abbandona in maniera definitiva i parquet NBA. Troppi gli acciacchi e i dolori, praticamente impossibile sperare di trovare continuità nei prossimi mesi. Leggere e scrivere parole d’elogio l’ultimo (doveroso) commiato dal playmaker canadese.

Ma come si suol dire, “piove sempre sul bagnato” ed alla prima stagionale a fare crack è la tibia della settima scelta assoluta dello scorso Draft (clicca qui per l’articolo). Randle fuori tutta la stagione. Troppo, davvero troppo per non mostrare sin da subito chiari segni di cedimento.

Partenza stagionale inevitabilmente compromessa. E Blake Griffin ne scrive 39 nella prima stracittadina stagionaleE Klay Thompson festeggia con il massimo in carriera (41 punti) il rinnovo contrattuale. Tutti i dubbi e le perplessità che alla vigilia aleggiavano soprattutto sulla difesa losangelina sono state confermate.

Dal video presente all’interno dell’ultimo link (e riportato più avanti nell’articolo) si possono cogliere alcune “disattenzioni” (per essere gentili) non da poco.

Minuto 1:15. Thompson è pronto a sfruttare il blocco accennato da Barnes.

Sull’incrocio però, il più classico degli errori difensivi. Bryant (del quale parleremo diffusamente dopo) cambia mentre Johnson no. In 2 restano sullo stesso uomo mentre alla guardia avversaria non serve neanche più sfruttare l’altro blocco che Bogut gli aveva portato. Splash.

Minuto 2:40. La difesa Lakers è rientrata, non concedendo transizione. Thompson riceve da fermo in angolo, non di certo una situazione molto pericolosa.

Ma al giocatore dei Warriors basta mettere la palla a terra ed attaccare la linea di fondo. Boozer in marcatura sul lungo avversario dovrebbe fare un passo laterale per sbarrargli la strada.

Il grassetto sul verbo al condizionale è d’obbligo in quanto il giocatore dei Lakers lascia sfilar via la guardia avversaria che proteggendosi col ferro realizza altri 2 punti.

Boozer difatti non guadagna di certo i 15 milioni di dollari che il suo contratto gli garantisce per quanto fatto a protezione del proprio ferro (chiedere a Thibodeau per ulteriori conferme). Anche la sua posizione in marcatura sul bloccante difatti non è delle migliori. Come in questo caso.

Minuto 2:50. Klay Thompson ha a disposizione la “doppia” opzione, uscire sul perimetro o tagliare verso una quanto mai sguarnita area avversaria. Boozer è alto sulle gambe, lontano dal proprio ferro, in una posizione totalmente inutile.

Talmente inutile da risultare dannosa, bloccando involontariamente il proprio compagno impegnato nell’affannosa rincorsa dell’ispirato avversario. Come promesso precedentemente, ecco il video con tutti i 41 punti (e la lunga sequenza di errori dei gialloviola).

Niente però è più chiaro ed emblematico del canestro subito contro i Clippers. Le immagini superano qualsiasi combinazione di parole che provino a descriverlo.

Capannello in campo di chiarimento tra i giocatori mentre Blake Griffin e compagni rimetto tranquillamente la palla in gioco con annessa schiacciata in faccia del lungo dei Clippers. Davvero un periodo di enorme confusione in casa Lakers.

In tutto questo però una nota positiva c’è. E non poteva essere che lui, nonostante i 36 anni, nonostante l’infortunio da poco lasciato alle spalle. Un Kobe Bryant mai come oggi davvero “solo sull’isola” (cit). Leader per punti segnati dell’intera NBA con i suoi 27,6 punti, il 24 ha inevitabilmente accentrato su di sé tutte le responsabilità offensive della squadra.

Più di 24 tentativi di media a partita, nell’80% dei casi presi con il difensore al massimo ad un metro di distanza (e realizzati con un mediocre 27%). Non era difficile ipotizzare un atteggiamento del genere da parte del pluricampione NBA, il quale ci pone sempre di fronte al solito dilemma sul fino a che punto questo sia utile alla squadra (purtroppo per lui, i risultati ad oggi non sembrano essere dalla sua).

A maggior ragione se questo poi prevede prolungato astensionismo difensivo.

La colonna DFG% rappresenta la percentuale realizzativa degli avversari quando sono marcati dal Mamba, mentre quella FG% è quella relativa alle percentuali medie generale. L’ultimo impietoso elenco di numeri è la differenza delle 2.In qualsiasi zona del campo, se sei marcato da Kobe, tiri mediamente col 10% in più.

“E allora la nota positiva dov’è?”, verrebbe spontaneo chiedersi. Beh, è che Bryant è ancora in grado di regalarci magie del genere.

Di certo, fino a quando calcherà il parquet con una canotta gialloviola indosso, ci sarà sempre un motivo per sperare alle pendici della collina di Hollywood.

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