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Playoffs NBA 2015

Top & Flop: Boston vs Cleveland (Gara 4)

Serata decisiva al TD Garden di Boston, Massachusetts, dove i Celtics ospitano per Gara 4 i Cleveland Cavaliers. È una partita tesa, tirata, nervosa e fallosa, alla fine della quale i Cavs chiudono i conti, completando lo sweep sui Celtics con una vittoria 101-93 che li proietta direttamente alle Semifinali di Conference, che si giocheranno contro la vincente della serie tra i Chicago Bulls e i Milwaukee Bucks. Sfatato quindi il tabù bianco-verde per gli uomini dell’Ohio, mai capaci, prima d’ora, di vincere una serie di Playoffs contro Boston. Andiamo a vedere come si sono comportati i protagonisti di quest’ultima, decisiva, sfida.

BOSTON CELTICS

Jared Sullinger 7.5: Conferma la sua crescita costante in questi Playoffs con una prestazione da vero trascinatore. Partito dalla panchina si guadagna minuti sul parquet a forza di punti, blocchi e rimbalzi, convincendo sia Brad Stevens che i tifosi. È fondamentale nel forcing che, nel terzo quarto, riporta i Celtics, se non a contatto, a una distanza accettabile dai Cavs, e, anche se non riesce a completare l’operazione riaggancio, rimane il migliore dei suoi. La doppia doppia (21 pts e 11 rbd) ottenuta con il 50% dal campo in quasi 28 minuti, è un biglietto da visita molto convincente per il futuro. Se i Celtics vogliono ricostruire, faranno bene a partire da lui. PIETRA D’ANGOLO.

Marcus Smart 7: Si accende nel momento più importante del match, quando Boston, aiutata dagli errori al tiro di Cleveland, intraprende un difficile percorso di riavvicinamento. Lui ci mette tanta grinta, una difesa asfissiante e aggressiva, mentre anche sul fronte offensivo completa giocate di grande importanza, compreso la spettacolare schiacciata/tap in con la quale posterizza mezza difesa Cavs, che rimane a guardarlo librarsi in aria. Mentre lo si guarda completare un gioco da tre e infiammare il TD Garden con un grido disumano viene da pensare che possa essere il leader del futuro. Insomma un ragazzo pieno di sorprese da scoprire. SUPER PASQUALONE.

Avery Bradley 7: Che l’aria di casa gli faccia bene è ormai una certezza, provata anche dalla solida prestazione di questa sera: 16 pts, 5 rbd, pochi fronzoli e una percentuale di poco inferiore al 50% (6/13 dal campo per lui), oltre a un paio di triple da antologia. Anche lui però si accende troppo tardi, partecipando allo sforzo congiunto di tutta la squadra che mira al ricongiungimento con gli avversari, troppo lontani dopo il parziale dei primi due quarti. Anche difensivamente, stasera torna per qualche attimo a essere il mastino in grado di coprire le carenze difensive dei compagni (chiedere per conferma a un certo Rajon Rondo). È parte integrante di quella “meglio gioventù” sulla quale i Celtics debbono cominciare il loro processo di ricostruzione. CASALINGO.

Jae Crowder 6: Inizia la partita con il suo solito apporto silenzioso, realizzando quando gli viene chiesto di farlo, defilandosi quando l’azione porta il pallone a spicchi verso altri lidi. Compie alla perfezione il suo lavoro di gregario, regalando alla causa 7 pts e 3 rbd, prima che un treno in corsa vestito con la maglia #3 dei Cavs, che gli insider dicono essere appartenente a Kendrick Perkins, lo investa al centro del campo. Continua a essere bullizzato anche nella seconda metà di partita, visto che, passato qualche minuto nel terzo quarto, J.R. Smith pensa bene di mollargli un manrovescio in pieno viso che lo fa cadere in modo scomposto sul parquet causandogli un infortunio al ginocchio. Raggiunge gli spogliatoi scortato da Gerald Wallace e Gigi Datome, paramedici d’eccezione, e qui conclude partita e serie. PUNCINGBALL.

Isaiah Thomas 5.5: Se c’è un caso in cui un tabellino statistico è da ritenersi inaffidabile, questo è assolutamente il più evidente. Perché i 21 pts fatti registrare questa sera dal playmaker nativo di Tacoma sono assolutamente insufficienti a giustificare una prestazione scialba e, per lunghi tratti di partita, nociva alla causa bianco-verde. Perché Isaiah tira con un imbarazzante 4/17 dal campo, mandando a bersaglio anche 12 tiri liberi. Al di là di questo, tante forzature e tante mattonate al ferro. Del giocatore insidioso visto in Gara 1 e 2 non è rimasta che l’ombra e la headband. PISTOLA A SALVE.

Evan Turner 4.5: Praticamente irriconoscibile, passa più di due terzi di partita in panchina a guardare, e l’altro terzo sul parquet a non combinare nulla. Al tiro è semplicemente disastroso (1/6 il bottino, con 2 pts all’attivo), a rimbalzo impalpabile (2 rbd), poco meglio nelle assistenze (3 ass), si è dimostrato davvero troppo incostante per una serie di Playoffs, tanto da far dubitare che quello di stasera sia lo stesso giocatore di due giorni fa. C’è bisogno di una svolta, ed è meglio che la dia subito, se non vuole rimanere un talento inespresso.  CUGINO SCARSO.

Kelly Olynyk 4: Si fa ricordare soltanto per lo sciagurato fallo che porta all’infortunio Kevin Love e che gli vale una valanga di critiche. Per il resto la sua partita è evanescente, e quando è in campo non riesce mai a incidere. La buona prestazione di Gara 1 sembra ormai un ricordo sbiadito nel tempo. UOMO IN MENO.

CLEVELAND CAVALIERS

Timofey Mozgov 7.5: Inizia la partita da assoluto dominatore, il che per lui è decisamente una novità, mettendo a referto una stoppata, due schiacciate devastanti e due rimbalzi offensivi sanguinosi per i Celtics (Brad Stevens è costretto a chiamare timeout per arginare il problema), in soli 6 minuti. Anche nel secondo quarto inizia davvero molto bene, scrivendo la sua firma su un’altra stoppata e su un bel gioco da tre. Con il passare dei minuti si inaridisce offensivamente, anche se mette comunque a segno la sua onesta doppia doppia (12 pts + 11 rbd). Con i suoi tap-out regala importanti extra possessi alla squadra, e come difensore del pitturato è l’uomo perfetto per i Cavs, lo dimostrano le 3 stoppate con cui chiude il match. FROM RUSSIA WITH BLOCK.

LeBron James 6.5: Il Re si rende protagonista di un’altra serata dai numeri importanti, ma chiaroscurali. Perché anche se si è trattato di una partita dalle percentuali non particolarmente alte per tutti, mette estremamente a disagio vedere LBJ sbagliare così tanti tiri dal campo. 10/23 il suo bottino finale, che, sommato alle 6 palle perse dà la dimensione di un gioco forse un po’ statico e troppo dedito all’isolamento. Poi però c’è sempre la doppia doppia da 27 pts e 11 rbd, impreziosita da 8 ass, da tenere in conto, oltre che al fatto che, nel terzo e quarto quarto, quando Boston sembra voler dare lo strappo decisivo per tornare in partita, lui è l’unico a farsi rispettare e a mantenere le distanze. Con le assistenze di stasera mette la freccia e supera, al settimo posto nella classifica All-Time dei Playoffs, Tony Parker, a cui non riesce il controsorpasso. Ora c’è Scottie Pippen nel mirino, a tre assist di distanza. BEWARE OF THE KING.

Kyrie Irving 6.5: Nella generale serataccia al tiro non fa eccezione nemmeno Uncle Drew che, pur collezionando 24 pts, 11 rbd e 5 ass, tira 8/19 dal campo che, per un giocatore con le sue capacità balistiche, è una percentuale da fame. Può sicuramente fare di più, e l’ha dimostrato nelle prime fasi della serie, come anche stasera, quando fa vedere di sapersi accendere al minimo momento di bisogno. Oggi nessun giochino di prestigio da equilibrista consumato, anche se nessuno dei canestri che fa piovere è banale. FIDO SCUDIERO.

Iman Shumpert 7: L’uomo con la pettinatura più improbabile di tutti i cinquanta stati entra in campo deciso e sicuro di poter dare un apporto importante dalla panchina. L’infortunio di Love gli apre più spazi e lui si fa trovare pronto alla chiamata di coach Blatt, portandosi a casa una doppia doppia da 15 pts e 10 rbd, a cui aggiunge un bel bottino difensivo personale, fatto di 2 stl e 3 blk. I suoi punti sono quelli che stasera mancano alle mani di LeBron e Kyrie, non esattamente due tipi facili da imitare in campo. Lui ci prova, e la sua esibizione non dispiace a nessuno. TAPPABUCHI DI LUSSO.

James Jones 4.5: Quando all’inizio di questa stagione i Cleveland Cavaliers gli hanno offerto un (lauto) contratto, lo hanno fatto per due motivi: 1. L’amicizia che lo lega a LeBron James; 2. La sua capacità di tirare triple sullo scarico. In una partita dalle percentuali basse come questa, un tiratore di professione avrebbe la possibilità di cambiare il corso degli eventi a suo piacimento. Lui invece è completamente fuori dal gioco, e i suoi tiri sono macchinosi e lenti. Non segna su nessuno dei suoi 6 tentativi, e deve aspettare i due liberi per mettere in cascina qualche punticino. L’azione migliore della sua partita è quella di andarsi a prendere il fallo di sfondamento da Jerebko. RACCOMANDATO.

J.R. Smith 4: Il voto non è certo dovuto alla prestazione sul campo, quella più che dignitosa (8 pts e 2 stl in 15 minuti circa, con il 37.5% dal campo), ma all’orribile gesto di antisportività che, all’inizio del terzo quarto, ha messo fine alla sua partita. Il duello fisico con Crowder è qualcosa che travalica i limiti del contesto sportivo e sfocia in una scena da “Fight Club che mai dovrebbe vedersi su nessun campo di nessuno sport. Deve davvero imparare a gestire le sue emozioni e le sue reazioni, o rischierà sempre di fare più danni che bene alla squadra. PSYCOSOCIAL.

Kenrick Perkins 3: Entrato semplicemente per tamponare un po’ il reparto lunghi dopo l’uscita di Love, passa i suoi 4 minuti in campo a essere lo sponsor dell’assoluto contrario del gioco del basket. Al di là dell’aspetto tecnico, il grosso problema sta nell’atteggiamento. Quando, con un gesto assolutamente gratuito, inutile e inconsulto, considerando anche il momento della partita (Cavs sul +20) stende Crowder, fa anche qualche passo con aria minacciosa verso l’avversario atterrato, e innesca un piccolo accenno di rissa nel quale colpisce ancora una volta, a mano aperta, sul viso, il #99 in maglia Celtics. È più adatto a un ring di wrestling che al campo da basket. ANTIBASKET.

Kevin Love s.v.: Parte bene il #0, con il canestro che apre il match, 1 rbd e 1 ass. Poi però, durante il tentativo di uscire vincitore da un rimbalzo, Kelly Olynyk gli si aggrappa al braccio sinistro, lussandogli la spalla. Rientrato negli spogliatoi immediatamente, da solo, non ritorna più in campo. Si prevede uno stop di circa 2-3settimane. Peccato davvero, soprattutto per il prossimo turno. FERITO GRAVE.

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