Il primo turno dei Playoffs 2015 ha emesso i suoi verdetti, verdetti che, per la Eastern Conference in particolare, sono stati piuttosto perentori. Si è interrotto il percorso dei Toronto Raptors, cancellati da Wall & co. con uno sweep, nonostante il fattore campo favorevole, e dei Brooklyn Nets, infrantisi contro lo scoglio insormontabile degli Atlanta Hawks, sconfitti per 4-2 dopo una strenua resistenza. Allo stesso modo, è finita la favola dei Boston Celtics e dei Milwaukee Bucks, gruppi giovani e ambiziosi di talenti acerbi che in futuro si faranno notare. Quelli che vanno avanti sono, sostanzialmente, i favoriti del pronostico: i sorprendenti Hawks di coach Budenholzer, i Wizards di John Wall, ma soprattutto i Cleveland Cavaliers del duo LeBron James-Kyrie Irving, e i Chicago Bulls di un ritrovato, rieditato e potenziato Derrick Rose, pronti a ridare vita a una sfida e a una rivalità che sembrava essersi persa negli anni.
Come arrivano alle Semifinali?
I Cleveland Cavaliers raggiungono questo secondo turno dei Playoffs in una situazione particolare. Partiti da superfavoriti in pre-season, con gli innesti delle due star LeBron James e Kevin Love, dopo una regular season di alti e bassi e il secondo posto a Est, erano riusciti a pescare un primo turno “morbido” contro dei Boston Celtics certo coraggiosi e combattivi, ma non in grado di impensierire più di tanto la ciurma di coach Blatt. L’inevitabile 4-0 che ne è seguito, non è stato però così indolore come i Cavs avevano inizialmente progettato. Partiamo dalla fine, da quella tanto “sanguinosa” e discussa Gara 4. Dopo nemmeno un quarto di gioco Kevin Love viene trattenuto per il braccio sinistro da Kelly Olynyk e la sua spalla sinistra si lussa. Il californiano raggiunge subito gli spogliatoi, e appare chiaro che l’infortunio è grave. Si comincia a parlare, già durante la partita, di due o tre settimane di stop per lui. Poi, il 30 aprile, la tegola. La spalla di Love richiede un’operazione, giocatore fuori dai quattro ai sei mesi, out for the season. A questa grave defezione si aggiunge inoltre quella di J.R. Smith che, nel terzo quarto della suddetta Gara 4, colto da un attimo di follia, stende Jae Crowder con una gomitata, prendendosi un flagrant-2 e la sospensione per 2 gare. Due assenze (soprattutto quella di Love) pesantissime sulle ambizioni al titolo degli uomini dell’Ohio, soprattutto se sommate ad alcuni momenti in cui il loro gioco è sembrato limitato, bloccato, impantanato. Fin troppe volte infatti, l’unico schema dei Cavs pareva essere “palla a LeBron (o a Kyrie), qualcosa succederà”. Ma di certo una vittoria 4-0 non arriva per caso, e i Cavaliers non hanno mostrato solo aspetti negativi. Tutt’altro. Innanzitutto, LeBron e Kyrie hanno dimostrato di essere pronti e concentrati, perfettamente in grado di azzannare la partita quando serve e di trascinare la squadra verso la terra promessa. In secondo luogo, Mozgov, Shumpert e Thompson, anche se non sempre continui, hanno dato buona prova di loro, soprattutto per il tanto cuore da mettere sul campo.
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Chicago ha faticato contro l’arcigna difesa dei Bucks che tanto ricorda quella dei Miami Heat campioni NBA, con le sue trappole e i suoi raddoppi che ti tolgono il fiato e, peggio ancora, il pallone. In Gara 6 i Bulls, con addosso la voglia di andare a Cleveland, si sono stancati di giocare con i Bucks ed hanno finalmente ingranato le marce alte da Playoffs, dando un saggio a tutta la lega di quello che possono fare. Il problema di questa squadra è che non sai mai se in campo ci scenderanno i Bulls compassati di Gara 5 o la schiacciasassi inarrestabile di Gara 6. Parte del problema è che, cercando di gestirsi al meglio per le partite che contano memori delle sventure mediche degli anni passati, invece di mettere subito sotto le altre squadre camminano per tutta la partita convinti di spuntarla comunque nel finale. Adesso le sfide decisive sono arrivate, è il momento di dare tutto e non ci sono più scuse; come ha detto Gibson: “se non entri in campo carico per questa serie, vuol dire che hai dei problemi!”
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Giocatori Chiave
Cleveland Cavaliers
LeBron James: Sono le star di una squadra a determinarne le sorti, e LeBron è tra le più luminose che la lega abbia da offrire. Tornato nella sua patria dopo due titoli in quattro anni con la casacca degli Heat, è più maturo, più determinante e più decisivo che mai. Che sia in serata o no è sempre in grado di vincere le partite, anche da solo. Ora che per la prima volta si ritrova ai Playoffs con un roster di questa levatura fa più paura che mai. Le prestazioni del primo turno contro Boston lo hanno confermato, presentandoci un giocatore in grado di dominare la partita a piacimento, ma anche con la giusta consapevolezza per non disperdere troppo le energie. Sarà, chiaramente l’osservato speciale per la difesa di coach Thibodeau.
Kyrie Irving: Il suo primo impatto con i Playoffs è stato di quelli da far venire i brividi di piacere. Nessuna traccia di timore reverenziale, consapevolezza assoluta dei propri mezzi e giocate da grande campione quale ormai è, Kyrie è pronto a salire al livello successivo. Adesso che il gioco si fa duro deve tirar definitivamente fuori gli attributi e misurarsi con un avversario (quello che dall’altra parte veste il #1) assolutamente al suo livello. Se il prodotto di Duke manterrà il suo standard di rendimento si vedranno scintille.
Chicago Bulls
Derrick Rose. Questa è la sua serie, deve essere la sua serie. Per la prima volta affronta LeBron dopo l’infortunio e per la prima volta ha un supporting cast di pari livello, se non addirittura superiore. Dopo quattro anni dalla sconfitta del 2011 e dopo aver assistito impotente al dominio di Miami sulla Eastern Conference è finalmente arrivata l’ora di dimostrare che forse con lui in campo le cose sarebbero andate diversamente. Non deve più fare tutto come l’ultima volta che ha incrociato James ai playoffs: se Rose riuscirà ad arginare il talento offensivo di Uncle Drew, dirigere al meglio la squadra offensivamente e prendere l’iniziativa nei momenti di difficoltà, per i Bulls ci saranno buone possibilità di approdare in Conference Finals. Tutto questo è più facile a dirsi che a farsi, soprattutto con quelle cicatrici sulle ginocchia, ma se c’è qualcuno che può fermare la corsa di James verso le quinte Finals consecutive è Derrick Rose.
Joakim Noah. L’uomo che non ha mai sentito nessuno dire “vado in vacanza a Cleveland”, dopo aver eliminato i Bucks ha sentenziato: “Non credevo che sarebbe mai successo, ma non vedo l’ora di andare a Cleveland!”. E sicuramente non da villeggiante. Il bellicoso centro dei Bulls ha tenuto a galla la barca mentre suo fratello minore, così lo chiama, Derrick Rose affrontava una riabilitazione dopo l’altra. Noah ha sempre dato il meglio di sé contro Miami, nonostante il suo manipolo di compagni decimato e destinato ad una inevitabile sconfitta, con la ferma convinzione che se ci fosse stato il suo “fratellino” in campo le cose sarebbero andate diversamente. L’energia, la voglia di rivincita e la grinta di Joakim saranno fondamentali per spingere i Bulls oltre i Cavs. A Chicago serve il Noah che per sue stesse parole gioca con “odio e disprezzo” verso le corazzate di All-Star allestite da James, ma, anche per lui, l’incognita è il ginocchio operato in estate.
Kirk Hinrich. Questa sarà una delle ultime battaglie per colui che più rappresenta l’essere un Bull, e la sua squadra ha bisogno che lui lasci il suo silenzioso segno ancora una volta. Derrick Rose ha bisogno di riposo per dare il meglio nei minuti in campo, si è visto bene nella serie contro Milwaukee, ma Brooks soffre terribilmente Irving nella metà campo difensiva e Thibodeau è restio ad esporsi a mismatch così evidenti. Il capitano di Chicago avrà l’arduo compito di limitare Kyrie e di evitare che prenda la fiducia con cui può spaccare le partite. In attacco sarà imprescindibile un suo contributo dall’arco per aprire il campo e far lavorare la traballante difesa dei Cavs, mentre con la sua abilità nel controllare il ritmo e coinvolgere i compagni deve guidare la second unit, deludente contro i Bucks. Per svolgere il suo compito Captain Kirk dovrà superare un infortunio al ginocchio subito nell’ultima settimana di regular season; i 20 minuti nella Gara 6 che ha concluso il primo turno fanno ben sperare, visto che più di 25 minuti a partita difficilmente gli verranno richiesti.
I coach
David Blatt: Bello l’esordio, con lo sweep facile su Boston, belle le vittorie, ma il detentore dell’Eurolega, l’artefice principale del Maccabi dei miracoli, dovrebbe essere in grado di imporre di più il proprio marchio sulla squadra. Perché, anche se è stato costretto a rinunciare alla Princeton Offence, che era un po’ il suo fiore all’occhiello, arrivare a consentire che il gioco della squadra ristagni in attesa degli isolamenti di LeBron e Kyrie sembra un tantino esagerato. Il suo compito sarà complicato dall’assenza forzata di Love e dalla scarsità di qualità della panchina in quei ruoli. Al di là di Tristan Thompson infatti, né Kendrick Perkins, né Brendan Haywood sembrano dargli grande sicurezza. Molto della serie dipenderà dalle soluzioni che saprà adottare per sopperire a questa mancanza. La seconda parte, fondamentale, del suo lavoro, sta nel mantenere la squadra calma, ed evitare i colpi di testa che hanno punteggiato Gara 4 del primo turno. Di certo è difficile ragionare con uno del temperamento di J.R. Smith, ma, se Blatt non vuole che questa serie si trasformi in un massacro, sarà meglio che curi con particolare attenzione l’aspetto psicologico.
Tom Thibodeau: Affrontando un rookie alla sua prima serie di Playoffs competitiva Thibodeau deve far valere tutta la sua esperienza. Se contro i Bucks il problema era segnare, contro i Cavs sarà non farli segnare, arte in cui Thibodeau è maestro assoluto. I Bulls sono calati difensivamente in questa stagione con l’arrivo di Gasol che ha spinto Noah nel ruolo di 4, privando il cuore della difesa chicagoana del Defensive Player Of The Year uscente. La truppa di Thibs ha mostrato a sprazzi, con determinati quintetti, di essere ancora capace di rendere il fondo della retina una chimera per gli avversari e questa è la serie giusta per farlo con continuità; non è più il momento di risparmiarsi per le grandi occasioni, questa è la grande occasione per cui si sono gestiti durante l’anno. Sicuramente i giocatori non avranno bisogno di essere motivati ulteriormente, per cui Thibodeau, che secondo molte fonti in questa serie si gioca la panchina, potrà concentrarsi solo su quello in cui è insuperabile: studiare l’avversario e preparare le partite.
Precedenti
I precedenti stagionali pendono dalla parte degli uomini dell’Ohio, con tre gare di regular season vinte su quattro disponibili. La prima già la notte di Halloween, a domicilio dei Tori, con il risultato di 114-108. Anche in gennaio, questa volta alla Quicken Loans Arena i Cavs avevano saputo ripetersi, con una vittoria 108-94. La vittoria dei Bulls arriva in casa, il 12 febbraio, con un bel 113-98, e poi lo scontro finale, il 5 aprile, si risolve in favore della ciurma di Blatt, vincente di nuovo in casa con il risultato di 99-94.
Pronostico
La serie è assolutamente indecifrabile. Entrambe le squadre hanno dimostrato di essere molto forti, entrambe possono godere delle prestazioni di assolute superstar e di roster che sono il perfetto equilibrio tra talento, sregolatezza giovanile ed esperienza dei “senatori”, entrambe hanno coach preparatissimi, i cui CV’s parlano da soli. Davvero difficile pronosticare come possa finire. Azzardiamo una vittoria dei Cavaliers in Gara 7, al termine di una serie che ci auguriamo essere spettacolare e ricca di tutti quegli elementi che ci fanno amare questo sport.
Risultato Serie:
Cleveland Cavaliers 4
Chicago Bulls 3
Calendario
Mar. 5/5 | Gara 1 | Chicago @ CLEVELAND | ore 01.00 |
Gio. 7/5 | Gara 2 | Chicago @ CLEVELAND | ore 01.00 |
Ven. 8/5 | Gara 3 | Cleveland @ CHICAGO | ore 02.00 |
Dom. 10/5 | Gara 4 | Cleveland @ CHICAGO | ore 21.30 |
Mar. 12/5 | Ev. Gara 5 | Chicago @ CLEVELAND | if necessary |
Gio. 14/5 | Ev. Gara 6 | Cleveland @ CHICAGO | if necessary |
Dom. 17/5 | Ev. Gara 7 | Chicago @ CLEVELAND | if necessary |
Simone Simeoni & Cosimo Sarti