CHICAGO BULLS
TOP
Derrick Rose. Sarebbe un trentello se due fischi sciagurati non trasformassero un “buono canestro” in stoppata di James e un and-one in sfondamento su James, ma poco importa visto che i Bulls vincono lo stesso e i 25 punti di Rose bastano e avanzano. Gli si legge lo sconforto negli occhi ogni maledetta volta che Gasol non arriva a chiudere nel punto in cui indirizza Irving, mentre gli si illuminano gli occhi ogni volta che Pau offre opzioni offensive nel gioco a due che il buon Boozer non sarebbe riuscito a disegnare nemmeno sulla lavagnetta. Gioca bene e fa giocare tutti bene, prendendosi il midrange quando la difesa chiude il centro e trovando lo scarico giusto in caso di raddoppio, segnando big shot after big shot al momento di rintuzzare le fiammate dei solisti dei Cavs. Fa girare la squadra come un orologio senza più doversi preoccupare delle sterminate braccia dei Bucks e l’attacco a metà campo dei Bulls si riscopre piacevole. Si attende conferma in Gara-2, visto che fino ad adesso il tiro ha sofferto quando fra due partite ha avuto solo un giorno di riposo.
Jimmy Butler. E’ suo il dagger che chiude la partita portando i Bulls a +6 quando mancano poco più di 30″ al termine. Già è complesso difendere su LeBron, figurarsi farlo con competenza segnando anche 20 punti in 44 minuti. Gioca perfettamente negli spazi aperti dal duo Rose-Gasol e serve anche 6 assist, mostrando di essere in grado di ricambiare il favore ai due illustri compagni e di aver trovato più equilibrio dopo un paio di partite contro i Bucks in cui si era fatto troppo assorbire dal ruolo di scorer. Questo è il Jimmy Butler che serve ai Bulls, e che con Rose forma un backcourt a cui manca solo un nomignolo accattivante per essere considerato nell’èlite della lega. Quando gioca così può cantare Taylor Swift quanto gli pare, anche se resto convinto che questa improvvisa vocazione canora nasconda secondi fini con cui pianifica di ravvivare la sua offseason. Ovviamente non prima di fine Giugno, nelle intenzioni del Jimmy cestista.
Pau Gasol. Il suo gioco a due con D-Rose è da scienziati: non c’è una variante di questa situazione che non abbiano esplorato e che non riescano a concludere. La difesa dei Cavs assiste impotente nonostante Blatt le provi tutte per fermarli. Raddoppio su Rose, Gasol si apre e segna il piazzato; cambio sul blocco, Rose attacca il lungo e Gasol va a rimbalzo offensivo; ognuno resta sul suo uomo, Rose è in aerea e non è il caso che succeda. Nel terzo quarto il catalano segna ben 13 punti, liberandosi ripetutamente per segnare un piazzato dopo l’altro, costringendo i Cavs a ruotare rapidamente dal lato debole e lasciando così spazio ad un ispirato Jimmy Butler. Le tre bocche da fuoco principali di Chicago sembrano aver trovato finalmente la giusta armonia dopo una complessa serie con i Bucks, non una buona notizia per il resto della lega.
FLOP
Joakim Noah. Non un vero e proprio flop visto che cuore ed energia sono sempre in bella mostra, assieme a playmaking, rimbalzi e sapienza difensiva. Forza qualche passaggio, totalizzando 4 palle perse e anche 4 assist, visto che quando i palloni difficili vanno a bersaglio di solito è un canestro facile ma essendo, appunto, palloni difficili, non sempre giungono a destinazione. Il difetto maggiore di Noah in questi playoffs è l’aver rinunciato completamente ad attaccare il ferro permettendo che le difese si facciano beffe di lui stando a metri di distanza e chiudendo le linee di passaggio. Nessuno si aspetta da lui che segni 20 punti a partita, ma deve almeno dimostrare agli avversari che se viene abbandonato è in grado di segnare. Il suo piazzato, per quanto alberghi al di là della sottile linea che separa l’inconsueto dal disgustoso, è sempre entrato con percentuali misteriosamente rispettabili, così come i suoi appoggi al vetro in corsa. Deve ancora segnare un libero in questi playoffs e sta sbagliando molti appoggi facili facili, perdendo sempre più fiducia e di conseguenza finendo in un circolo vizioso preoccupante. I Bulls hanno bisogno del Noah che se ne infischia della forma e trova un modo per essere pericoloso anche in attacco, ha già dimostrato di poterlo fare ed è giunto il momento per lui di ricordarselo.
CLEVELAND CAVALIERS
TOP
Kyrie Irving. Lo Zio Drew tiene in piedi la baracca, come si suol dire, per tre quarti e mezzo, non riuscendo a ricucire soltanto l’ultimo strappo dei Bulls. Il suo gioco spumeggiante, degno di un Harlem Globetrotter, manda continuamente in bambola il povero Pau Gasol, che non riesce proprio a sistemarsi come dovrebbe sulle penetrazioni del nostro. Ogni volta che Chicago pareva essere definitivamente fuori portata, Irving riusciva a trovare la via del canestro, o della lunetta, impedendo ai suoi di capitolare sotto i colpi dei Bulls. Gli avversari non lo hanno mai chiuso in modo aggressivo fin dall’inizio delle azioni, e lui ne ha approfittato continuamente per guadagnare il centro dell’area e servire i tiratori liberi sul perimetro quando non concludeva in prima persona, venendo però premiato solo da un Iman Shumpert che ha chiuso a 4/10 dall’arco.
JR Smith disguised as Iman Shumpert. Ottima intuizione di Coach Blatt, che con una semplice parrucca riesce ad aggirare la squalifica inflitta dalla lega al mai pavido tiratore JR. Tornando seri, Shumpert disputa una partita di importanza assoluta per il gioco dei Cavs, andando a interpretare al meglio il ruolo di tiratore da tre occupato solitamente dall’ altro ex-Knickerbocker che lo ha accompagnato nella cupa Cleveland. Normalmente, quando un giocatore si trova a dover forzatamente prendere un numero di conclusioni a cui non è abituato le percentuali ne risentono, ma Shumpert chiude con 22 punti ed un più che dignitoso 8/17 dal campo con 4/10 da tre. Un’altra prestazione a questi livelli è indispensabile per i Cavs in Gara-2, prima che rientri lo Smith originale e Shumpert ritorni ad un ruolo che più gli si addice.
FLOP
LeBron James. Lo metto fra i flop anche se non lo ritengo tale, dato che ho letto molti commenti negativi sulla sua partita. 19 punti, 15 rimbalzi e 9 assist non è la statline di una partita deludente. E’ vero, 6 perse sono tante, ma i palloni li perde solo chi prova a creare gioco, e far girare l’attacco imbalsamato di questi Cavs sarebbe problematico anche per Stockton. La percentuale al tiro non è stata eccelsa, ma un 9-22 non è da buttare e con un assist in più staremo parlando di una gran tripla doppia, ma non dovrebbe essere quella la differenza fra una buona prestazione ed una scadente. In sostanza, se questo è un flop, dove si firma per averne un altro?
Shawn Marion. Era ad un passo dalla leggenda, poi ha fatto fallo buttando il duro non-lavoro di sei minuti alle ortiche. Not one, not two, not three, not four, not five… Shawn Marion stava per concludere la partita con ben SEI Trilioni a referto. Stare in campo un minuto in garbage time e non fare niente, aggiudicandosi il famigerato Trilione, è un impresa alla portata di tutti, ma entrare nel bel mezzo di una partita di playoffs e produrre il nulla assoluto in sei minuti di gioco è praticamente impossibile. Il nostro eroe si è spinto oltre, producendo un +/- pari a zero (non previsto nella definizione originale di Trilione) durante la sua permanenza sul parquet; in poche parole è riuscito a non far succedere niente senza fare niente. Perchè l’ho messo fra i flop!?