Baeringsson in lunetta dopo il time out. 2 su 2 e più 3 Islanda, 62-59 a 3:22 dalla fine. L’Italia, a meno di 24 ore dalla prima palla a 2 alzata in questo Europeo rischia già di essere fuori dalla contesa, recitando davvero il ruolo della vittima sacrificale.
Poi, il parziale. Più orgoglio che attacco, più talento che esecuzione. 12-2 e vittoria con 7 punti di margine che ci regala un punticino di vantaggio nella differenza canestri rispetto la Germania (su cui tocca iniziare a fare la corsa per il quarto posto). Un’affermazione “anomala”, fuori dagli schemi, non tanto e non solo per il finale in rimonta.
Prima di tutto, il minutaggio. Sono cambiate in maniera radicale le scelte fatte da Pianigiani rispetto alla gara con la Turchia. Gallinari costretto subito in panchina dai falli, guarda tutto il primo tempo dal pino. L’opposto di Datome che invece, dopo 11 minuti è costretto a fermarsi a causa di un risentimento muscolare.
Il “centro” che resta più a lungo sul parquet è Melli, quello che invece sta seduto quasi tutta la partita è Bargnani. Primo quarto out, secondo quarto in, terzo quarto out, ultima frazione più out che in.
Il risultato sono 9 minuti in campo, qualche errore in attacco e in difesa, qualche buona giocata, 5 punti e 5 rimbalzi. Ma soprattutto -12 di plus/minus, il dato di squadra peggiore nonostante sia rimasto così poco tempo in campo.
Colpa di una disfunzionalità cronica, un po’ figlia della particolare conformazione del quintetto islandese (non esistono lunghi, né esterni), un po’ dovuta alla incapacità di mettere in pratica i più semplici e basilari fondamenti difensivi. Vedere per credere.
5 fuori da parte dell’Islanda. Bargnani (cerchietto rosso) portato molto lontano dal ferro (in una rivedibile posizione difensiva, ma va bè). Parte dal mezzo angolo l’uomo marcato da Aradori per giocare l’hand-off, ossia il passaggio consegnato, il tipo di situazione che gli avversari degli azzurri hanno messo ripetuto fino alla nausea.
La decisione è quella di non cambiare marcatura. Aradori passa dietro al blocco (il primo giocatore nel cerchietto rosso), mentre Bargnani resta in una posizione totalmente inutile. Anzi, peggio ancora. Dannosa. Sbagliata.
Non mette il suo corpo come ostacolo per impedire o quantomeno ritardare la penetrazione. L’area è totalmente vuota e i nostri 3 esterni sono tutti troppo lontani dal ferro.
Il risultato facilmente immaginabile è questo. Terzo tempo simil allenamento. Senza aver sostanzialmente chiamato nessun gioco complesso o fatto chissà quale capolavoro cestistico.
Manca un lungo che metta un minimo di pressione sulla palla sul pick&roll, manca la capacità di passare sui blocchi, manca totalmente la rotazione difensiva dal lato debole. Mancano parecchie cose, forse troppe per sognare in grande.
Altra situazione.
Pick&roll giocato a 12 metri da canestro. “Li aspettiamo alti” verrebbe da dire in gergo calcistico. Bene o male ognuno si è già accoppiato con il suo uomo. La scelta è quella di non riempire l’area per mettere pressione sul perimetro (essendo il tiro da 3 la loro unica vera arma).
Se scegli questo, non puoi però lasciare questo spazio a Palsson. Nome sconosciuto, certo. Ma autore ieri sera di 17 punti con 4/8 da 3. Scarico e tiro frontale da 3. Solo rete.
Eh già. Perché i canestri dalla lunga distanza sono stati decisivi per tenere in partita gli islandesi. 55% dalla lunga nel primo tempo, poi inevitabilmente il calo. 2/14 dopo l’intervallo lungo, ma anche in quel caso i ragazzi di Pianigiani hanno avuto difficoltà a scavare un solco.
11 soli punti nel terzo quarto, tanti isolamenti e poco altro. Alla fine la risolve Gentile, abile a sfruttare la superiorità fisica ad inizio partita ed a realizzare 2 pesantissimi canestri nel finale (a proposito di realizzazioni che contano, grazie Pietro!).
La sconfitta di 27 punti della Turchia contro la Spagna ha in parte rimesso a posto i rapporti di forza del girone. Ma non ci si può esimere dal provarci, anche contro le furie rosse.
Domani sera, ore 21. I nostri limiti li conosciamo, ma fortunatamente non ci sono solo quelli. #SiamoQuesti