Anche per i Toronto Raptors tra pochi giorni prenderà il via la stagione 2015-2016 e la franchigia canadese, che proprio in questo campionato compie i 20 anni d’età, sembra essere intenzionata a distanziarsi dalle stagioni fotocopia che ha disputato nell’ultimo biennio: l’oculata e per certi versi intensa free agency che Masai Ujiri ha condotto ne è un affidabile indizio. Dopo un duro quinquennio – dal 2008 al 2013 i playoffs sono stati un lontano miraggio (con ben 2 stagioni, dal 2010 al 2012, dove non si sono superate le 23 vittorie) – sono già due i campionati che vedono i Dinosauri dell’America del Nord approdare alla postseason; se la squadra ha fin qui approfittato di un’Eastern Conference non irresistibile per piazzarsi tra gli 8 posti che contano senza troppi problemi (e dimostrando di poter praticare un buon basket a tratti entusiasmante), ecco che quando si alza l’asticella e l’NBA da il via la corsa ad El Dorado, tutti i limiti di Toronto escono allo scoperto. Due apparizioni ai playoffs consecutive e altrettante eliminazioni al primo turno: inesperienza, assenza di malizia e la mancanza di un giocatore esperto – magari già protagonista di vittorie importanti in passato e in grado di trascinare la squadra nei momenti cruciali – risultano essere le cause principali delle suddette eliminazioni, oltre che un accanimento quasi metodico da parte di Paul Pierce. Tuttavia la squadra è giovane e qualsiasi risultato che migliori l’eliminazione alla prima serie di PO sarebbe comunque un grande segnale di crescita, oltre che la riconferma del miglior risultato della franchigia (raggiunto nel 2001, quando a esaltare i fan di Toronto c’era ancora Vincredible): saranno pronti i Raptors a superare i propri limiti? Il terzo anno può essere quello buono.
Il mercato dei Raptors
IN: DeMarre Carroll, Cory Joseph, Bismack Biyombo, Louis Scola, Anthony Bennett, Lucas Nogueira, Shannon Scott, Ronald Roberts, Norman Powell, Delon Wright.
OUT: Lou Williams, Greg Stiemsma, Amir Johnson, Tyler Hansbrough, Chuck Hayes, Landry Fields.
Mercato intelligente per una squadra che vuole crescere gradualmente e soprattutto senza forzare il proprio spazio salariale. Indubbiamente la perdita di Lou Williams, vincitore del premio “Sesto uomo dell’anno” dello scorso campionato (accasatosi ai Lakers), è importante: i minuti e i punti (pesanti) che era in grado di portare Williams ora saranno competenza di Cory Joseph, guardia di 5 anni più giovane del collega formatasi negli Spurs (il che costituisce un attestato importante) decisamente in grado di ricoprire il ruolo di tiratore sugli scarichi e adatto a far riposare Lowry o DeRozan. Completamente rivoluzionato il pacchetto lunghi, rivoluzione che fa risaltare l’arrivo di DeMarre Carroll, ala piccola fino a pochi mesi fa di proprietà degli Atlanta Hawks, con i quali ha disputato le finali di Conference. Carroll permetterà ai Raptors di usufruire sia della sua fisicità che della sua capacità di aprire il campo, aggiungendosi alla batteria di tiratori dall’arco senza togliere potenza sotto canestro; alternandosi con Terrence Ross andrà a costituire una coppia di ali piccole potenzialmente molto interessanti. Capitolo Scommesse: Biyombo e Bennett, l’ultimissimo arrivato. Le loro franchigie precedenti hanno fatto chiaramente intendere di non voler puntare su di loro e i Raptors si sono fatti trovare pronti offrendogli la possibilità di redimersi. Le qualità ci sono tutte e Toronto potrebbe essere l’ambiente giusto per crescere e affermarsi. Luis Scola in tutto questo è il perfetto collante in grado di insegnare ai più giovani un po’ di cattiveria e di infondere grinta nei momenti difficili; siamo sicuri che il suo carisma sarà più che utile ai Canadesi. Ultima postilla, il rinnovo di Valanciunas, ago della bilancia dei Raptors, un giocatore in grado potenzialmente di mettere insieme la qualità del post basso degli anni 80-90 con la fisicità degli anni 2000. I Raptors, rinunciando alla fisicità che già avevano in abbondanza per puntare su altre qualità come l’esperienza e la multifunzionalità, hanno costruito uno dei mercati più interessanti dell’estate e, se tutti gli investimenti dovessero pagare al massimo, il banco potrebbe davvero saltare in quel di Toronto.
Quintetto Base
La Panchina
La Situazione Salariale
L’Allenatore
Dwane Casey, classe 1957 con un passato nel College di Kentucky (campione nel 1978), è dal 2011 allenatore dei Raptors dopo aver vinto da vice il titolo con i Dallas Mavericks: toccherà ancora a lui guidare Toronto, con l’obiettivo minimo dei playoff. Con tanti innesti nuovi dovrà essere bravo a gestire il gruppo, soprattutto nelle prime uscite ufficiali, quando i meccanismi non saranno ancora oliati; sarà interessante capire come imposterà le rotazioni e quanto minutaggio darà ai giocatori in panchina, specialmente in ruoli chiave come la point guard e il centro. A proposito di centro, fin qui è ottimo il lavoro svolto da Coach Casey per quanto riguarda la crescita di Valanciunas, ed è inutile dire come questo sia un punto imprescindibile da cui ripartire (l’alternanza con Biyombo sarà un aspetto molto importante da curare), così come sarà opportuno continuare a far maturare il più giovane ma comunque interessante Bruno Caboclo. Per concludere, l’attacco dei Raptors non è mai stato un problema; la difesa, invece, specie nei possessi chiave, ha lasciato qualche volta a desiderare. Casey dovrà ovviare a queste lacune sfruttando i nuovi strumenti messi a disposizione dalla dirigenza, Carroll su tutti.
Giocatore chiave in attacco: DeMar DeRozan.
Il 26enne originario di Comtpon, California, si appresta a cominciare la nuova stagione con la consapevolezza che sarà lui il principale terminale offensivo dei Toronto Raptors. Venti punti di media a partita, giocate importanti e un repertorio completo che spazia dal tiro da 3 a qualche movimento in post basso: questo l’arsenale a tratti mostruoso a disposizione del numero 10, che ha migliorato la sua intensità realizzativa, e di performance in generale, anche in zona playoffs. E se, come nella passata stagione, dovesse avere problemi di infortuni, c’è un certo Kyle Lowry (in competizione anche lui per il ruolo di giocatore offensivo principale), che ha ampiamente dimostrato di sapersi prendere la squadra sulle spalle nella metà campo degli avversari. Non a caso, proprio mentre faceva le veci del suo collega (indisponibile per problemi fisici), Lowry è riuscito a sfoderare prestazioni talmente buone da garantirsi la convocazione all’All-Star Game del 2015.
Giocatore chiave in difesa: DeMarre Carroll.
È un nuovo arrivato colui che si candida ad essere il miglior difensore della franchigia canadese. L’ex-Hawk si propone come specialista della difesa perimetrale, caratteristica decisamente utile per i Raptors che tendono ad allargare il campo spesso senza ripiegare quando la palla ce l’hanno gli avversari. Se Carroll saprà coordinare la fase difensiva di Toronto, quantomeno durante fasi del match dove la squadra è sbilanciata, si potrà mettere una toppa decisamente importante sulle lacune della retroguardia degli uomini di Casey.
Miglior Innesto: Luis Scola
Avendo già fatto capire come Carroll sia il miglior nuovo giocatore per la franchigia, ci concentriamo sulle qualità caratteriali di Scola e sui benefici che esse potranno avere su una squadra sì giovane, ma non più giovanissima, e che ha bisogno di risultati importanti già da questa stagione. 35 primavere per Scola, che potrà portare quell’esperienza e quella durezza mentale che tanto manca a questi Toronto Raptors, oltre alla concretezza del suo ormai consolidatissimo gioco in post; i quasi 10 punti e 7 rimbalzi a partita della scorsa stagione, se ripetuti, saranno un ottimo bottino per la causa dei canadesi. Ovvio che Scola non può risolvere tutti i problemi dello spogliatoio di Toronto, ma potrà porre le basi per far sì che la squadra salga di un gradino rispetto alla scorsa stagione.
Miglior Gregario: Patrick Patterson
L’ala grande originaria di D.C. è senza dubbio un ottimo jolly, che quando viene messo nelle condizioni di rendere al meglio, può senza dubbio diventare un fattore se non addirittura un possibile ago della bilancia in alcuni casi. Fisicità, senso della posizione e anche una buona attitudine ad aprire il campo accompagnata dal più che discreto 37% dalla linea dei tre punti sono le migliori doti di Pat, che se sarà in grado di migliorare anche la (già decente) fase difensiva, vedrà aumentare anche il proprio minutaggio, fin qui fermo ai 26 minuti di media a partita.
La probabile rivelazione: Anthony Bennett
Vogliamo lanciare una provocazione, quasi un grido di speranza: la rivelazione 2015 – 2016 dei Toronto Raptors è e sarà Anthony Bennett, prima scelta assoluta al draft del 2013. Vogliamo credere nelle potenzialità di questo ragazzo e non possiamo credere di essere fronte all’ennesimo bust alla Kwame Brown-Milicic. L’età gioca a favore di Bennett (classe ’93), così come i mezzi fisici, che, se tenuti in forma adeguata e in costante allenamento, difficilmente trovano eguali: servirà lavorare sulla testa di questo atleta, fargli scrollare di dosso la pesantezza della sua chiamata al draft e monitorarlo da vicino al fine di un completo recupero. Una piazza giovane e senza troppe pressioni, ma che punta comunque a un piazzamento ai playoffs, può essere l’ambiente giusto per trasformare una delle più grandi incognite degli ultimi 3 anni di NBA in una macchina da doppie-doppie; a Toronto ed ai posteri l’ardua sentenza.
Occhio a quei due: Jonas Valanciunas & Cory Joseph
Menzione finale per due giocatori, uno colonna portante della squadra e l’altro ultimo arrivato, le cui prestazioni saranno sicuramente decisive per le sorti dei Raptors. Partiamo da Joseph, giunto a Toronto in estate dopo molti anni spesi alla corte dei San Antonio Spurs. Come abbiamo già detto, sulle spalle di Joseph peserà il compito di non fare rimpiangere Lou Williams e quindi di essere il miglior sesto uomo, se non proprio della Lega, quantomeno dei Raptors. La disciplina, l’impostazione e le qualità tecniche ci sono tutte, se Joseph saprà svolgere la doppia funzione relativa sia al far riposare le due guardie titolari si sia al subentrare in momenti di difficoltà, i Canadesi potranno dire di aver messo a segno un gran colpo. Concludiamo con il lituano, che si appresta a vivere la fase della definitiva (?) consacrazione. I progressi di Jonas sono stati evidenti stagione dopo stagione e il suo buon Europeo ha dimostrato che la curva d’apprendimento del giocatore è in netta crescita. Manca ancora qualcosa, non sotto l’aspetto della qualità quanto della quantità, poiché i 12 punti e neanche 9 rimbalzi di media a partita possono e devono decisamente aumentare; un Valanciunas in doppia-doppia di media, presente fortemente sui due lati del campo e finalmente maturo, sarebbe decisamente un’arma dal potenziale enorme per Toronto e il suo futuro.
Miglior Scenario
Finale di Conference. Vogliamo esagerare, vogliamo sperare che vada tutto per il meglio nel ventesimo compleanno della franchigia di Toronto che di sicuro vorrà fare qualcosa di speciale, nuovo logo a parte. Vogliamo credere nello specifico ai seguenti eventi: Bennett finalmente sboccia e fa intravedere tutte le sue potenzialità andando in doppia cifra di media per punti e portando a casa un buon numero di rimbalzi; Valanciunas vive l’anno della consacrazione e va oltre i venti punti a partita; Carroll e Patterson diventano i nuovi pilastri difensivi, con il primo che entra nel secondo quintetto difensivo a fine stagione; Scola riesce a trasmettere la sua energia e la sua cattiveria; le due guardie titolari trascinano la squadra a suon di entusiasmo e punti (entrambe convocate all’All-Star Game) e Joseph si conferma ottimo sesto uomo. Il tutto porta i Raptors oltre le 50 vittorie, al secondo posto ad Est e alle Finali di Conference. Abbiamo osato troppo? Può darsi, ma a vent’anni è lecito sognare…
Peggior Scenario.
Qualora invece dovesse andare tutto per il verso sbagliato, per i Raptors la stagione potrebbe trasformarsi in un vero e proprio incubo: Toronto vacilla ed entrare nei playoffs, miracolosamente, come settima/ottava squadra. Carroll si rivela un flop, Valanciunas non cresce e rimane nel limbo, Bennett rimane ancora un’incognita, Joseph non fa la differenza così come tutta la panchina, Scola compreso. Nonostante le certezze Lowry e DeRozan (se il secondo sarà libero da problemi fisici), i Raptors raggiungerebbero dunque i PO solamente per la relativa “facilità” (ci perdonerete la forzatura) della Eastern Conference, vincendo 42/45 partite di regular season per essere eliminati senza gloria dalla squadra che avrà conquistato il primo/secondo seed.
Scenario Realistico.
I Raptors hanno davvero l’occasione di superare un step importante, step che li porterebbe ad abbattere finalmente il muro del primo turno dei playoffs. Toronto raggiungerà le 50 vittorie (ci sbilanciamo arrivando fino a 52) migliorando di una posizione il piazzamento finale, arrivando dunque terza a Est e unendo il brioso gioco d’attacco con una migliorata fase difensiva. E da questa stagione, con nuove certezze e un salary cap pronto ad esplodere, si può cominciare a mettere le basi per un percorso decisamente importante, condito dall’arrivo di free agent di livello. Grandi soddisfazioni in vista nel freddo, ma caloroso, Canada.
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