Jeremy Lamb, una vita da panchinaro dimenticato ad Oklahoma, una seconda opportunità per rifarsi in quel di Charlotte. Questo avrà sicuramente pensato il nativo di Norcross quando ha saputo della potenziale trade che lo avrebbe portato in North Carolina.
Ad oggi, Jeremy Lamb fa parte della rotazione dei Charlotte Hornets, e di conseguenza i suoi numeri sono decisamente lievitati rispetto ai primi 3 anni di purgatorio: 22 minuti di gioco (per partita, massimo in carriera) che gli permettono di racimolare 11 punti dal campo, 4.4 rimbalzi e 1.4 assist di media.
Numeri importanti uscendo dalla panchina, utili per giustificare il contratto triennale da 21 milioni di dollari che si attiverà a partire dalla prossima stagione. Prima del match di sabato scorso perduto proprio contro i Thunder, il portale “The Oklahoman” ne ha approfittato per intervistarlo:
Cosa hai imparato nelle tre stagioni ai Thunder?
“Era un ambiente veramente molto professionale ed io non potevo far altro che assorbire il più possibile da quella esperienza. Penso che la cosa più importante che abbia imparato sia quella di avere una routine. In una stagione da 82 partite bisogna avere una routine che ti permetta di migliorarti cercando di evitare al massimo le cause di stanchezza, oltre ad imparare di rimanere positivo e lavorare sul proprio stile di gioco.”
Hai preso esempio, per quanto concerne la tua situazione coi Thunder, dal modo in cui Reggie Jackson se ne andò da OKC?
“Non aveva nulla a che fare con me. Non ero preoccupato della sua situazione ma lo ero della mia, non potevo far altro che controllare la mia situazione e il mio modo di approcciare il tutto.
Charlotte era ciò che cercavi in termini di opportunità che dicevi di volere?
“Assolutamente. Io volevo solo una opportunità. Ci sono stati momenti in cui andava tutto bene ad OKC, solamente che non riuscivo a trovare il mio ruolo all’interno della squadra. Volevo solo trovare un modo di avere una opportunità.”
C’è stato un miglioramento del tuo rapporto personale passando da Scott Brooks al tuo attuale coach, Steve Clifford?
“Sono in rotazione e quindi parlo molto di più con Clifford. Quando sono arrivato ad OKC ero un rookie, sono stato mandato a giocare in D-League e così mi sono ritrovato poco coinvolto, di conseguenza non parlavo molto con coach Scott. Ma sono entrambi grandi uomini e ottimi allenatori con il proprio stile, difficile da comparare. Semplicemente ad OKC non sono riuscito ad avere una opportunità.”
Eri deluso quando hai saputo di essere stato scambiato?
“Ogni volta che vieni scambiato sei in cerca di stabilità, non vuoi far altro che passi il tempo velocemente per risolvere tutto. Ero un poco nervoso ma allo stesso tempo molto felice perché sapevo che avrei avuto una chance di dimostrare il mio valore.”
Hai richiesto tu la trade?
“No. Volevo solo più spazio. Il GM mi ha sempre incoraggiato dicendomi che sarei diventato un buon giocatore all’interno della lega. Mi ha detto che sarebbe stato meglio andare a giocare da un’altra parte per giocare. Dopo la trade ero molto felice.”