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Immaginatevelo: 210 centrimetri di uomo, braccia infinite, un amore quasi malsano per il gioco perimetrale, compensato da una notevolissima presenza in area e a rimbalzo. Lui è Eddie Griffin, ed è ovviamente la superstar della Roman Catholic High School, convocato tra gli All American e addirittura giocatore dell’anno secondo Parade Magazine. A Seton Hall, ateneo non certo di primissima fascia , dimostra che il talento è vivissimo: da freshman viaggia a quasi 18 punti, 10.7 rimbalzi e 4.4 stoppate (!!!). Si dichiara eleggibile al draft successivo e gli Houston Rockets se lo aggiudicano dopo che i New Jersey Nets lo chiamarono come 7a scelta. Prima stagione da 9 punti, 6 rimbalzi e 2 stoppate a partita: numeri onestissimi per un rookie poco più che ventenne. Poi la pressione, il suo carattere strano, la dipendenza che ti avvolge. Eddie si attacca alla bottiglia di qualsiasi tipo di alcolico, fu la sua rovina. Passato nuovamente dai Nets, non mise mai piede in campo perchè passo il suo tempo in una clinica di riabilitazione, con una breve parentesi (11 giorni) in carcere a seguito delle botte riservate alla findanzata del tempo. Quando tutto sembrava destinato a non cambiare ecco che arriva, a soli 23 anni di età, l’occasione di redimersi e cambiare rotta: a Minneapolis lo vogliono e gli offrono un contratto che non ci pensa due volte a firmare. Primo anno decente, i fantasmi del passato parevano essere scomparsi. Il secondo anno si rivela nuovamente maledetto fino a che i Timberwolves non optano per il “taglio” dal roster.
Poi, a fine agosto del 2007, il suo nome torna di nuovo sui giornali, per la notizia peggiore: qualche giorno prima, il 17, c’è stato un incidente a Houston, un’auto è finita sotto un treno. Impossibile identificare subito il corpo carbonizzato del conducente, ma il calco dentale indica che è Eddie Griffin, il giocatore NBA. Sembra che, con un tasso di alcol nel sangue tre volte superiore al limite, non abbia rispettato un passaggio a livello e sia stato centrato dal treno in corsa. Una fine orribile, tragico epilogo di una spirale autodistruttiva che nessuno, lui per primo, è riuscito a fermare in tempo.
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