Il 4 agosto 1989 il 24enne Ricky Alan Berry, reduce dalla sua prima stagione da professionista, si sparava un colpo alla testa nella sua abitazione a Fair Oaks, sobborgo di Sacramento.
All’indomani di un simile gesto la domanda che tutti si ponevano era una sola: cosa può aver spinto un ragazzo così giovane, che ha pure la fortuna di esser stato baciato da un talento fuori dal comune, il quale gli permette di poter vivere da privilegiato giocando a basket, a premere il grilletto contro sé stesso?
Sappiamo che giocò fin da subito, tra i pro, con grande intensità. Ovviamente all’inizio non aveva avuto tantissimo spazio, ma i Kings erano una squadra piuttosto nuova e non molto competitiva, nonostante l’arrivo di Danny Ainge da Boston a stagione in corso, e così Ricky si guadagnò i suoi minuti, sera dopo sera, tripla dopo tripla.Il suo tiro era micidiale anche per la distanza NBA, e lo ha portato a chiudere come miglior tiratore di squadra dalla lunga. Le cifre finali parlavano di 11 punti col 45% dal campo e un ottimo 40.6% da tre in 22 minuti sul parquet, ma la sua stagione si chiuse in notevole crescendo: ne rifilò 34 ai Warriors il 9 febbraio, e l’ultimo mese e mezzo fece registrare oltre 18 punti e quasi 6 rimbalzi in 35 minuti. Insomma, una stagione da rookie di tutto rispetto, una carriera davanti che si prospettava rosea, i Kings che pensavano già di aver pescato il jolly con uno specialista che stava diventando anche un ottimo giocatore a tutto tondo.
E invece, tutto si spezza all’improvviso, in modo inaspettato e inspiegabile, quella notte di metà agosto.
Di certo, in quella notte, c’è solo il litigio con la moglie, che alla fine se ne va a passare la notte altrove; Ricky resta solo coi suoi pensieri e i suoi fantasmi, e il giorno dopo viene trovato cadavere. Lascia un biglietto, in cui indica come causa del gesto estremo proprio i problemi coniugali con Valerie, di cui è innamorato ma che, afferma, non lo ricambia e si sta approfittando di lui e del suo status di privilegiato. Eppure, molti conoscenti e amici non riescono a credere che dietro ci siano solo delle difficoltà famigliari, di cui i più nemmeno sospettavano minimamente.
Si parlerà di problemi economici dopo l’acquisto della lussuosa casa, di pressione per le aspettative dei suoi cari e dei Kings per la stagione successiva. Ma la verità e la risposta a questi interrogativi può essere solo una: non c’è una risposta, non ci può essere, ed è stupido arrovellarsi nel cercarla ad ogni costo.
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