Come normale che sia con il procedere dei turni diminuiscono le sorprese, ma le mid-major in campo hanno venduto cara la pelle e abbiamo potuto osservare tre teste di serie messe alla prova contro le prime “vere” avversarie di questo Torneo. In attesa del completamento del quadro delle Sweet Sixteen andiamo a vedere come è andata la prima giornata del secondo round
SOUTH REGIONAL
#1 Kansas Jayhawks vs # 9 Connecticut: 73-61
In questo primo incontro nella storia del torneo NCAA tra le due, nonostante il rispettivo pedigree, chiaro dominio dei Jayhawks che mantengono i pronostici ed eliminano senza fatica gli Huskies: disparità di forze lampante sin dalle prime battute, con primo tempo che si chiude sul 44-24; pessima serata per Uconn che al termine del match fa registrare un deludente 33,9% al tiro, frutto chiaramente sia della scarsa vena degli Huskies che dell’ottima difesa messa in campo dai ragazzi di Coach Self.
Uomini chiave del match nella fila di Kansas i soliti Selden ed Ellis: il primo top scorer con 22 punti a referto, il secondo con 21 punti buoni a fargli scavalcare Kirk Heinrich al decimo posto della classifica dei migliori marcatori della storia dei Jayhawks.
#3 Miami Hurricanes vs #11 Wichita State Shockers: 65-57
Passano il turno gli Hurricanes, trascinati da Rodriguez, in un match non giocato benissimo ma esaltante sotto il punto di vista delle emozioni: Miami, grazie ad un’ aggressività difensiva degna di nota riesce a limitare a 19 punti la produzione offensiva degli Shockers nel primo tempo, dando la sensazione di aver tracciato definitivamente le sorti del match, ma la March Madness è tale perchè basta poco, una singola giocata, ed il corso degli eventi cambia radicalmente: questo match non fa eccezione ed assistiamo ad una straordinaria rimonta nei primi dieci minuti del secondo tempo con gli Shockers che piazzano un parziale di 22-4, portandosi in vantaggio un minuto più tardi con una tripla di Baker.
Un tecnico fischiato a Coach Larranga, il secondo in cinque anni sulla panchina di Miami ed un time-out particolarmente caldo danno la spinta a Miami per andare a riprendersi un match che stava loro sfuggendo di mano: una giocata dopo l’altra, sia in assistenza che in fase di realizzazione, di Rodriguez (28 punti, 5 assist, 4 rubate) permetteranno poi agli Hurricanes di guadagnarsi l’accesso alle Sweet 16.
WEST REGIONAL
#4 Duke Blue Devils vs #12 Yale Bulldogs: 71-64
I Blue Devils, campioni in carica, approdano alla Sweet 16 per la ventitreesima volta sotto la gestione di Coach K non senza difficoltà: primo tempo splendido di Duke che vola sul 48-25 e rimonta furiosa dei Bulldogs ad inizio secondo tempo, cristallizzata in un parziale di 15-0, a cui ha fatto seguito il sedersi in panchina di Plumlee, miglior rimbalzista dei Blue Devils, costretto al quarto fallo con 9 minuti ancora a cronometro; a questo punto del match sono però salite in cattedra le due stelline di Coach K, Allen (29 punti) ed Ingram (25), che, con qualche giocata e soprattutto con una buona solidità ai liberi nel finale di partita, hanno garantito il prosieguo della March Madness ai propri compagni di squadra.
EAST REGIONAL
#1 North Carolina Tar Heels vs. #9 Providence Friars: 85-66
Kris Dunn, stella dei Friars e probabile scelta al prossimo Draft, saluta la March Madness con 29 punti ed il rimpianto di non essere stato in grado di replicare, insieme ai suoi compagni, quanto di buono fatto vedere nel primo tempo della sfida con i Tar Heels: prima frazione chiusasi con UNC in vantaggio di 4 punti (34-30) ed una Providence decisamente in partita, prima dell’ondata azzurra del secondo tempo, conclusosi con un parziale di 51-36, buono all’ex ateneo di MJ per l’accesso alla Sweet 16, dove affronterà Indiana.
Cinque giocatori in doppia cifra tra le fila dei Tar Heels, con un Brice Johnson alla ventunesima doppia doppia stagionale (21+10), meritevoli di aver dominato i Friars a rimbalzo (42-24) e di aver saputo sfruttare i momenti dell’incontro in cui Coach Cooley è stato costretto a panchinare Dunne e l’altro grande scorer Bentil (21 punti per lui) per problemi di falli.
#5 Indiana Hoosiers vs #4 Kentucky Wildcats: 73-67
Grande prova degli Hoosiers che, nel match con più seguito di questo primo giorno di Second Round, estromette dal torneo la pur sempre temibile banda Calipari: dopo un primo tempo chiuso sul 34-33, Indiana prende il controllo del match con un parziale di 17-4 con cui si porta sul +10 a 4 minuti dallo scadere dei regolamentari, frutto soprattutto delle giocate di Bryant (15 punti dei 19 totali realizzati negli ultimi 8 minuti) e del solito leader Ferrell, autore di 18 punti e nuovo recordman nella storia degli Hoosiers per presenze (136); a nulla valgono gli sforzi di Tyelr Ulis (27 punti) e Murray (17 punti) per riportare in partita i Wildcats, menomati da una tremenda performance da oltre l’arco (4 su 16) e dall’esagerato numero di palle perse, 16, a fronte dei soli 8 assist complessivi
MIDWEST REGIONAL
#1 Virginia Cavaliers vs. #9 Butler Bulldogs: 77-69
Bel match in cui Butler ha provato a giocare per l’ennesima volta negli ultimi anni il ruolo di “ammazza grandi”, soffrendo però, a conti fatti, la scarsa vena del proprio leader Dunham, limitato a soli otto punti: i Cavalier, dal canto loro, dopo un primo tempo deficitario, chiuso con uno svantaggio di due punti (25-23 Bulldogs), Hanno saputo mettere in campo tutta la propria aggressività, mostrando un buon basket ed una notevole solidità al tiro nei momenti cruciali (73% al tiro nella ripresa), guadagnandosi il meritato accesso alle Sweet 16 dove incontrerà Iowa State; eroi del match per UVA, neanche a dirlo, Brogdon (22 punti, 5 rimbalzi e altrettanti assist) e Gill (19 punti e 8 rimbalzi).
#4 Iowa State Cyclones vs. Arkansas-Little Rock Trojans: 78-61
Buona vittoria senza difficoltà per Iowa State che a differenza di Purdue al primo round guadagna un buon vantaggio che non va a sprecare negli ultimi minuti. A parte il 3-0 iniziale i Cyclones non inseguono mai e già alla fine del primo tempo hanno un vantaggio in doppia cifra che nella seconda frazione manterranno anche tenendo a bada Josh Hagins, il senior che tanto male aveva fatto a Purdue e che contro Iowa State si ferma a soli 8 punti.
Per i Cyclones 28 di Georges Niang che si conferma il realizzatore più versatile della Division I e che guida un attacco da 56% al tiro e 52% da tre: quando l’attacco ingrana è molto difficile limitare la squadra di coach Prohm. Certo sarà pressoché impossibile mantenere certe percentuali al prossimo turno con Virginia, ma, aiutati anche dal tabellone, i Cyclones ci arriveranno sicuramente in grande fiducia.
#11 Gonzaga Bulldogs vs. #3 Utah Utes: 82-59
Secondo i canoni dell’upset la vittoria di una squadra col seed #11 su una col numero 3 dovrebbe costituirne uno e anche piuttosto notevole, tuttavia è difficile considerare upset la vittoria di Gonzaga su Utah, con la prima ben superiore al seed assegnatole e la seconda forse un po’ troppo premiata per una buona stagione in una Pac 12 un po’ sopravvalutata (cinque squadre su sei già fuori dal torneo), quantomeno dall’altra parte dell’oceano. La vittoria degli Zags non è stata una grossa sorpresa probabilmente nemmeno per i tifosi Utes che già guardavano alla possibilità di una sfida del genere così presto nel torneo con un certo timore. La vera sorpresa è forse stata nel modo in cui Gonzaga ha dominato la partita, con un Sabonis sempre più formato NBA che ha creato anche non pochi problemi di falli alla stella di Utah – e altro prospetto NBA-, ovvero Jakob Poeltl, il quale ha concluso la partita con cinque punti e quattro rimbalzi, mentre il figlio di Arvydas ha messo insieme una doppia doppia da 19+10. Molto bene anche il sottovalutato backcourt degli Zags, con Eric McClellan autore di 22 punti e che con una sua tripla ha dato il primo vantaggio in doppia cifra, un +11 a 4:11 dal termine della prima frazione che è andato solo ad aumentare col passare dei minuti. Ora gli uomini di Few possono puntare molto seriamente ad un ritorno alle Elite 8 (la vincente di Middle Tennessee-Syracuse sarà in ogni caso alla sua portata) e magari sognare anche la prima Final our, in un anno in cui pareva a rischio persino la sua partecipazione al torneo.
(Testo di Stefano Romani)