SAN ANTONIO SPURS
Tim Duncan, 6,5: Gioca il giusto, e lo fa al solito bene. Tiene in difesa ed evita protagonismi in attacco. Di solito quando c’è e non si nota (e succede spesso), vuol dire che è stato decisivo. Chioccia.
LaMarcus Aldridge, 7: Coinvolto offensivamente, risponde presente ed offre un’interessante opzione all’attacco Spurs, quella che a volte è mancata nei Playoff delle passate stagioni. Scorer.
Kawhi Leonard, 7.5: Tira quando deve (con percentuali astronomiche), difende, aiuta, lotta. Talmente forte anche in attacco accumula canestri e punti senza sforzo apparente. Il migliore della serie, non solo di gara-4. Trascinatore.
Manu Ginobili, 6,5: Limitato in parte dai falli, non molla un singolo possesso quando è sul parquet. La fame è quella del primo giorno. Insaziabile.
Tony Parker, 7.5: Entra in campo con la faccia da Big Three, con la lancetta del serbatoio che segna “pieno” e decide di sgasare un po’ come ai bei tempi. L’attacco (e non solo) degli Spurs ringrazia. Galoppante.
Boris Diaw, 6: non si scompone, non credo sudi neanche. Non serve, e lui fa quello che deve. Portare un’altra W a casa. Prof.
Patty Mills, 7: punti che servono (e che pesano) sempre pronti per l’uso in uscita dalla panchina. Assieme a Leonard, il riferimento con i piedi dietro l’arco degli Spurs è lui. Ready to go.
Danny Green, 6: in difesa è sempre stato utile, ma viene poco coinvolto offensivamente. Popovich sa che il successo dei nero argento passa anche dalle sue triple. Silente.
MEMPHIS GRIZZLIES
Vince Carter, 6: Un competitivo nato. Lotta, ci prova, anche quando le gambe sembrano non reggere. Tenace.
Zach Randolph, 7: E’ il miglior giocatore a vestire la canotta dei Grizzlies, lo sa e si comporta di conseguenza. E’ un riferimento offensivo, una sponda e un pericolo a rimbalzo. Lui c’è, gli altri purtroppo sono in infermeria. Solo sull’isola.
Matt Barnes, 6: dare delle insufficienze ai Grizzlies vuol dire non contestualizzare una serie segnata da troppi fattori. Ma Barnes, con tutti i suoi difetti, fa eccezione. Spuntato.
Tony Allen, 5: il vecchio caro Tony in realtà, un po’ di problemi al suo coach li crea. Totalmente ignorato nella metà campo offensiva dagli Spurs, non riesce a lucrare come nel finale di Regular Season sembrava in grado di fare. Non incide però neanche nella sua metà campo, e questo sì che è un bel limite. Delusione.
Jordan Farmar, 5.5: gestire una squadra ai Playoff è complesso. Farlo pochi giorni dopo il tuo arrivo è ancora peggio. Riuscirci contro la difesa degli Spurs è semi impossibile. Spaesato.
Lance Stephenson, 6,5: Non vuole arrendersi all’evidenza, continuando a portare avanti (anche a testate) i suoi. Non basta, e lo sa. Ma non rinuncia mai a provarci. Caparbio.