Golden State riprende la marcia e si porta sul 3-1. Recap e Pagelle di Gara-4
Curry lascia il campo per una distorsione al ginocchio destro, ma i suoi Warriors vincono e convincono, mettendo una seria ipoteca sul passaggio del turno.
A distanza di tre giorni dal canestro decisivo di James Harden, in grado di riaccendere quel barlume di speranza dato forse troppo presto per estinto, si riaccendono i riflettori del Toyota Center di Houston, dove la squadra di casa cercherà di mettere ulteriormente i bastoni tra le ruote della fuoriserie di Steve Kerr. Steph Curry fa il suo ritorno sul parquet dopo due gare di riposo precauzionale dopo il lieve infortunio alla problematica caviglia destra patito in Gara-1, mentre tra le file dei Rockets coach Bickerstaff conferma i soliti Beverley, Ariza e Motiejunas affidandosi all’estro delle stelle James Harden e Dwight Howard.
E’ un primo tempo emozionante quello che va in scena in un Toyota Center gremito per l’occasione. Curry cerca di dimostrare di essersi ripreso al 100% dal problema alla caviglia, ma il suo primo tentativo è un mattone dall’arco che non fa altro che alimentare l’entusiasmo del fiducioso pubblico di casa. Per sua fortuna ci pensa Thompson ad interpretare il fratello maggiore degli Splash Brothers, trascinando i suoi con tre triple che confluiscono negli 11 punti messi a segno nella prima frazione dal numero 11 di Golden State. I minuti passano e le due squadra si rincorrono punto su punto, finchè la tripla di Green obbliga i Rockets a riunirsi per il primo timeout della gara. Howard sfrutta l’accoppiamento favorevole con Barnes per farsi valere sotto canestro, ma, pur con un Curry non al top della forma, gli Warriors dimostrano di avere un gran numero di violini in magazzino e colpiscono i Rockets con soluzioni sempre diverse. Terry manda all’aria le buone cose mostrate fino a quel momento perdendo due sanguinosi palloni, Igoudala ringrazia e dà inizio al suo personale duello con Beasley per il premio di Miglior Sesto Uomo della gara. I Rockets si rifanno sotto proprio grazie ai canestri dell’ex Minnesota, che insieme alle penetrazioni di Harden riesce a ridurre il gap con gli avversari. Lo spettacolare buzzer beater del barbuto numero 13 mette la parola fine ad un primo tempo che si chiude sul 29-29.
Il duello rusticano tra i due panchinari terribili Igoudala e Beasley si trascina nel secondo quarto, mentre l’ottima intesa sull’asse Harden-Howard porta i Rockets a gestire fin dall’inizio una manciata di punti di vantaggio. Steve Kerr ferma il cronometro dopo un lay-up di Brewer, ma la situazione non sembra volgere a favore dei campioni della Baia: Howard si ricorda di aver dominato in lungo e in largo su qualsiasi parquet americano e detta legge sotto canestro e porta i suoi sul 43-36. Dopo un inizio decisamente difficile, Curry mostra timidi segnali di ripresa, catalizzando la difesa su di lui e liberando molto bene i compagni per il tiro. A metà quarto Howard ha già archiviato la sua doppia doppia, pertanto gli Warriors ritengono saggio cercare quantomeno di limitarlo e applicano con successo l’Hack-a-Howard, allestendo per conto di Houston il free throw party, a cui ben presto prende parte anche Harden. Sul finale si susseguono i canestri da una parte e dall’altra, con sorpassi e controsorpassi che rendono l’incontro davvero avvincente; nonostante il 56-56 finale, gli Warriors sembrano giocare al di sotto delle loro possibilità anche a causa della serata no al tiro di Curry, che in occasione dell’ultima azione del quarto scivola e accusa problemi al ginocchio destro. Il suo claudicante negli spogliatoi non lascia presagire nulla di buono: distorsione al ginocchio per lui, che non rientrerà in campo dopo l’intervallo.
Gli Warriors, orfani di Curry, scendono in campo con il piglio giusto e Houston si ritrova ad avere ben più di un problema. Il professor Draymond Green sale in cattedra e si decide finalmente ad insegnare pallacanestro su entrambi i lati del campo. I liberi di Barnes e l’ennesima tripla di Thompson portano ad un timeout obbligato di Bickerstaff, che si affida alle qualità offensive di Donatas Motiejunas. Il lituano fa sfoggio della sua variegata artiglieria, ma deve ben presto chinar la fronte al Massimo Fattor di manzoniana memoria che stasera risponde al nome di Klay Thompson: le sue due bombe consecutive portano in dote un altro timeout sul punteggio di 80-67. I Rockets sprecano ghiotte occasioni in contropiede (sono 17 le palle perse quando siamo ancora a metà del terzo quarto) lasciandosi trascinare dalla fretta e dal nervosismo, mentre i temprati campioni in carica mettono in mostra le qualità delle loro gemme preziose, coadiuvate da dei comprimari di altissimo livello che contribuiscono attivamente al 97-76 alla fine del quarto.
Al Toyota Center tira aria di garbage time e per l’occasione coach Kerr dà spazio agli elementi meno impiegati nel corso della serie; dall’altra parte della barricata i texani si dimostrano nervosi e spendono inutilmente troppi falli. Il tempo scorre e la situazione non cambia, ma c’è ancora tempo per Thompson e soci per ritoccare il record di triple (21) in una partita di Playoff. Il punteggio finale è di 121-94; la serie si sposta di nuovo in California, dove i padroni di casa, a giudicare dalla maiuscola prestazione odierna, hanno concrete possibilità di chiudere i giochi, con o senza l’MVP della scorsa stagione.