PORTLAND TRAIL BLAZERS
DAMIAN LILLARD: 8. Partiamo dal voto probabilmente più difficile: 2 soli punti nel primo tempo, 6 alla fine del terzo quarto: la bocciatura, in caso di sconfitta di Portland, sarebbe stata pesante, ma nell’ultimo periodo segna 16 dei suoi 22 punti finali, comprese 3 triple che di fatto chiudono il match. Quando conta, Lillard c’è.
CJ McCOLLUM: 8,5. Nei primi tre quarti, mentre Lillard vagabonda per il parquet, è lui il vero trascinatore dei Trail Blazers. Triple, penetrazioni, assist, ottime letture: l’attacco di Stotts vede in McCollum uno dei perni principali (ma non lo scopriamo oggi). Chiude con 27 punti, 4 rimbalzi, 4 assist e un +18 di plus-minus, a dimostrazione che anche quando la palla pesa di più lui non trema.
AL FAROUQ AMINU: 5. Trascinatore in gara-4, impalpabile in gara-5. Ha problemi di falli sin dall’inizio, non trova il bersaglio da oltre l’arco e mette a referto 7 soli punti, di cui 5 in lunetta (dove commette anche 3 errori).
MAURICE HARKLESS: 7,5. Nel primo tempo uno dei migliori in casa Trail Blazers: offensivamente una furia, con 8 punti nei primi minuti di partita, ma anche difensivamente non se la cava male, nonostante qualche problema di falli. 19 punti e 10 rimbalzi di grandissima sostanza.
MASON PLUMLEE: 7. DeAndre Jordan è un cliente scomodo, ma lui non si lascia intimorire e lotta come un leone a rimbalzo sotto canestro. Aggiunge 10 punti che gli consentono di andare in doppia-doppia grazie ai 15 rimbalzi conquistati.
AARON CRABBE e GERALD HENDERSON: 6,5. In uscita dalla panchina il loro apporto è fondamentale, anche perché le rotazioni di Stotts comprendono appena 7-8 giocatori. 11 e 10 punti che, in diversi momenti del mach, sono stati molto importanti per tenere Portland a contatto o per propiziare un allungo.
LOS ANGELES CLIPPERS
AUSTIN RIVERS: 6. Ci prova fino alla fine, nonostante gli evidenti limiti che non scopriamo certo oggi. Mette intensità e difesa a servizio della squadra, mentre in fase offensiva segna 13 punti con il 48% al tiro.
JJ REDICK: 5,5. Inizia tirando tutto ciò che gli passa per le mani, sbagliando però parecchio. Senza Paul e Griffin è insieme a Crawford uno dei due principali terminali offensivi, anche se ha avuto serate migliori al tiro. Chiude con 19 punti, ma difensivamente è quasi nullo contro uno dei migliori backcourt della Lega.
JAMAL CRAWFORD: 4,5. Il suo estro e la sua capacità di segnare in qualsiasi condizioni dovrebbero aiutare la squadra nei momenti di difficoltà, ma senza un condottiero come Paul crea più confusione che altro. Scelte offensive scellerate e tanti, troppi errori al tiro penalizzano notevolmente la manovra offensiva dei Clippers, che comunque non possono fare a meno di lui vista la situazione infortuni. Il 6-23 dal campo è uno dei principali motivi della sconfitta dei ragazzi di Rivers.
PAUL PIERCE: 5. Chi l’ha visto? Se nella passata stagione, ai playoff, aveva dato una grossa mano a Washington innalzando nettamente il suo livello di gioco, con un anno di più sul groppone sembra un lontano parente di quel giocatore. 9 minuti in campo e 0 punti a referto.
DEANDRE JORDAN: 6,5. Uno degli ultimi a mollare, nonostante le numerose lacune tecniche evidenziate dalla buona difesa di Plumlee. Spesso si trova con la palla in mano nella terra di nessuno, sul perimetro, ma quando si avvicina a canestro risulta dominante come sempre. Meglio del solito in lunetta (con un 2/2 più unico che raro), cattura ben 17 rimbalzi a cui aggiunge 16 punti.
COLE ALDRICH e JEFF GREEN: 6. Portano punti e freschezza dalla panchina, dando una mano a Los Angeles a non far scappare Portland già nel primo quarto. Green, con 5 punti in fila, propizia la rimonta dei Clippers nel terzo quarto, anche se risulterà poi essere vana. In una situazione così grave dal punto di vista degli infortuni, poter contare su due buoni giocatori in uscita dalla panchina è un lusso per coach Rivers.