CLEVELAND CAVALIERS
Lebron James: 8.5. 33, 11 rimbalzi, 6 assist e 4 stoppate: basterebbero questi numeri impressionanti a descrivere un’altra gara da dominatore assoluto, i quali però non rendono il controllo che pare dimostrare in campo, specie con questi malcapitati Raptors. Accende a piacimento e non dà mai l’impressione che Toronto possa realmente impensierirlo; giocatore semplicemente di un altro livello per questi Raptors, che non sanno veramente che pesci pigliare per limitarlo.
Kevin Love: 7.5. Come al solito ormai molto preciso al tiro, torna anche il vecchio Love dominatore dei tabelloni per una sera, completando la doppia doppia aggiungendo 12 rimbalzi ai 20 punti. In attacco come al solito non si discute, se si presenta un minimo più aggressivo anche in difesa e a rimbalzo diventa veramente illegale…
Tristan Thompson: 5. 2 punti e 5 rimbalzi in 24 minuti, un po’ pochino per uno che pretendeva il massimo salariale l’estate scorsa. Ma occhio che aveva dato il meglio proprio in Finale…
JR Smith: 7. Nove tiri, di cui 8 dall’arco, e 15 punti a referto frutto di 5 triple mandate a bersaglio. Esattamente ciò che deve fare in questa squadra, e lo fa un’altra volta egregiamente.
Kyrie Irving: 8. Ormai è l’uomo dei finali: Lebron parte forte, lui invece chiude quando conta, dimostrandosi un leader tecnico e mentale molto più importante rispetto a un semplice secondo violino. Doma la furia di Lowry nella seconda metà salendo a sua volta in cattedra dopo un primo tempo di ordinaria amministrazione, non consentendo mai ai Raptors di fare realmente paura grazie ai suoi canestri che tengono Cleveland sempre a distanza di sicurezza.
Channing Frye: 6.5. Ormai la sua tripla a inizio secondo quarto è quasi un rituale delle gare di Cleveland. Come al solito chirurgico dalla panchina, solamente stavolta un po’ troppo falloso.
Richard Jefferson, Iman Shumpert, Matthew Dellavedova: 6. Ordinaria amministrazione dalla panchina, poche cose ma senza sbavature per tutti e tre, e tanti intangibles: l’emblema è Shumpert, che non prende un singolo tiro in 18 minuti ma chiude comunque con un plus minus di +14. Chapeau.
TORONTO RAPTORS
Demarre Carroll: 5. Il pendolo della bilancia degli Hawks dominatori della scorsa regular season anche quest’anno si è perso nei playoffs, e anche in questa decisiva gara 6 è di nuovo impreciso al tiro e poco incisivo in difesa, dove Lebron continua a fare i suoi comodi senza troppi problemi. Ok, non è facile contenere un elemento del genere, ma era arrivato sostanzialmente proprio per questo…
Luis Scola: SV. In campo quasi solamente per sentire il proprio nome dallo speaker, sparisce dalla circolazione dopo 5 minuti di affanno.
Bismack Biyombo: 5. Non torna a vestire i panni del super Biyombo delle prime due gare canadesi, e viene tranquillamente contenuto in area dai più piccoli Cavs.
DeMar DeRozan: 7. A volte si intestardisce troppo con i suoi isolamenti, ma soprattutto in una serata piuttosto complicata al tiro continua a dare boccate di ossigeno ai suoi con i suoi precisi jumper, che comunque non bastano a tenere in vita i suoi.
Kyle Lowry: 8. Parte in sordina picconando un po’ il ferro anche stasera, ma esplode nel secondo tempo riuscendo quasi a riportare i suoi in partita da solo (35 punti alla sirena). Il problema è che quasi ad ogni suo canestro Cleveland risponde per le rime dall’altra parte del campo, e allora è dura rimontare… Chiude comunque dei playoffs spesso in chiaroscuro a testa alta.
Jonas Valanciunas: 6.5. Non è in forma e si vede, eppure il suo fisico e la sua tecnica in area riescono comunque a lasciare il segno sulla gara in soli 17 minuti, in cui chiude con 3/5 al tiro e ben 8 rimbalzi. Nonostante un paio di exploit di Biyombo, quanto sarebbe stato prezioso avere il miglior Valanciunas in questa serie…
Patrick Patterson, Corey Joseph, Terrence Ross, James Johnson: 5. Troppo inconsistente la panchina di Toronto, spesso risultata molto utile in questi playoffs, ma oggi semplicemente non pervenuta. L’unico a prendersi più responsabilità, con scarsi risultati, è Patterson, gli altri tirano poco e male, lasciando tutto, ancora una volta, nelle spalle di Lowry e DeRozan: forse è il prezzo da pagare per una conformazione della squadra che si è sempre affidata tanto ai suoi due leader.