Draymond Green è stato splendido protagonista di gara 7 delle NBA Finals 2016 terminate col trionfo in rimonta dei Cleveland Cavaliers che rovinano i piani di repeat dei campioni in carica. Nella sconfitta decisiva per 93-89, l’ultimo a mollare per i Golden State Warriors è stato il prodotto di Michigan State, autore di una partita da sballo e a un passo dalla tripla doppia: 32 punti, 15 rimbalzi e 9 assist, il tutto in quasi 47 minuti di utilizzo.
Una prestazione straordinaria da parte di Green che ha risposto “presente” nel momento più importante della stagione, in una serata in cui gli Splash Brothers non hanno girato alla perfezione: 14 per Klay Thompson e 17 per Stephen Curry. Se poi aggiungiamo l’assenza di Andrew Bogut e le condizioni fisiche precarie di Andre Iguodala, è facile capire le difficoltà dei Warriors ma The Dancing Bear non vuole sentire scuse, anzi è il primo in persona a prendersi le responsabilità del k.o. nella serie finale.
Pesa la sospensione in gara 5 dopo il colpo basso a LeBron James in gara 4 e la sua assenza è stata forse il fattore che può aver fatto svoltare la serie. Ecco le dichiarazioni di Green in conferenza stampa.
Mi prendo le responsabilità per tutto questo: mi conoscete, non sono uno che si nasconde. Penso di essere un leader e per quello che sono credo sia importante ammetterlo, non ci vedo nulla di male. Non ho paura a dire che la colpa di questa sconfitta è mia: non sono sicuro al 100% che la serie sia cambiata con la mia assenza in gara 5, ma da qualche parte è cambiata e penso che il momento fosse quello. Ho lasciato i miei compagni in difficoltà in un momento cruciale: sono il primo a capire di aver sbagliato e devo solo imparare da queste situazioni. Quello che possiamo fare ora è rialzarci e guardare avanti. Non va dimenticata la stagione che abbiamo fatto in ogni caso: ok tutti diranno “avete vinto 73 partite in regular season ma non il titolo”, è vero però non si può cancellare quello che ha fatto questa squadra negli ultimi due anni. Dovremo ripartire da qui ma ripeto, non ho problemi a dirlo: la responsabilità della sconfitta è solo e soltanto mia.
L’abbraccio con LeBron? E’ stato molto sincero: siamo due che competono al massimo ma ci rispettiamo molto, lo ammiro per quel che ha fatto nella sua carriera e, se c’è stato qualche screzio in campo, lì rimane. Fa parte del gioco ma alla fine bisogna accettare il risultato e non si può non portare rispetto a un campione del suo calibro.