PLAYMAKER: DANI PEDROSA
Pedrosa è l’erede di José Calderon, del Chacho Rodriguez e di quella mezza dozzina di guardie spagnole che danno spettacolo in NBA. Non è mai stato un fulmine di guerra, ha ormai trent’anni e arriva a 1,60m sulle punte. Ma ciò non gli impedisce di essere un giocatore unico nel panorama del basket mondiale: questi suoi oggettivi limiti fisici vengono compensati da un controllo pressoché totale sui propri nervi, che a volte però danno di matto peggio di John Nash in A Beautiful Mind. (Pedrosa è stato fotografato in preda a questi attacchi di panico, nei quali guarda i palloni da gioco come fossero armi…)
La realtà è che lui si diverte un sacco on the field, è sempre stata la sua vita. Per nulla pretenzioso, il buon Dani è l’orchestratore di ogni azione offensiva. Raramente tira lui, perché sbaglia anche solo una conclusione si chiude in casa e piange per mesi.
Questo ostinato rifiuto del tiro lo ha portato, negli anni, a sviluppare un ottimo passaggio in the pocket: tanti cortigiani giurano che i pick’n’roll tra lui e Re Felipe VI non abbiano nulla da invidiare a quelli tra Llull e Gasol.
NBA comparison: Ricky Rubio. NBA nickname: Chiringuito.
GUARDIA: THIERRY HENRY
Così forte da costringere la 2K a cucirgli addosso un personaggio nel videogioco prossimo venturo, Thierry Henry non è classica guardia a cui passate la palla al campetto perché in un modo o nell’altro fa canestro. Guardate lo swag con cui prima va più volte tra le gambe e poi si tira indietro dalla sfida con Ramsey perché tanto ha già dimostrato che è bravo. Grande studente del gioco, è grande amico del connazionale Tony Parker. La vena della superbia gli si è ingrossata notevolmente da quando Kobe Bryant gli ha chiesto la maglia e due degli Spurs hanno fatto carte false per incontrarlo.
Segni particolari: quando gli hanno detto che hanno draftato al primo giro il pari-ruolo e connazionale Timothé Luwawu-Cabarrot si è messo a ridere. Giocare con la Francia lo infastidisce un po’ perché Gobert continua a dirgli che una volta gli ha stoppato un fadeaway, ma, ovviamente, non è vero.
NBA comparison: JR Smith. NBA nickname: The Black French Frie
ALA PICCOLA: PAUL POGBA
La vera stella di Team Europa è Paul Pogba. Ha imparato a giocare all’ombra dei fratelli più grandi Florentin e Mathias, ma si è capito che solo il terzo avrebbe sfondato nel basket quando ha umiliato one-on-one Lukaku. Lo stesso belga ha affermato che, non ripreso, si era beccato una schiacciata in faccia degna di Space Jam.
Una volta, ha incontrato un ragazzino di nome Clint Capela. Egli gli ha giurato di essere suo connazionale, pregandolo di tenere come regalo la propria canotta dei Rockets. Qualcuno (una sorta di rovinasogni) gli deve però aver detto che il Capela è svizzero. Paul, sentendosi preso per il culo, si farà vedere pochi giorni dopo con un’altra maglietta dei Rockets, ma quella di Harden. La fine di quella di Capela è segreto di stato tra le due nazioni.
Tifoso dei Knicks, o forse dei Bulls, tutto sommato anche dei Cavs, è un giocatore che sa fare un sacco di cose, nonostante spesso si assenti dal campo. E’ un 3 versatile che sa tirare, passare, andare a rimbalzo, difendere, pure con le maniere forti quando serve.
NBA comparison: Nicolas Batum. NBA nickname: Mister 120 Millions Buckets
ALA GRANDE: GREGORIO PALTRINIERI
A ventidue anni essere Gregorio Paltrinieri non dev’essere male. Sei alto, sei bello, sei biondo, sei famoso, ma ciò non ti impedisce di fare foto come potrebbero farsi tutti. Evidentemente vince gare olimpiche di nuoto come fossero partitelle al campetto, perché ogni volta deve esultare come un giocatore NBA. Nella foto precedente come Melo, in questa come Il Barba. In attesa di sapere se vince le partitelle al campetto come gare olimpiche di nuoto, postiamo una delle sue foto più belle: maglia di Kyrie nonostante sia tifoso Knicks e si va a scrivere il record del mondo nei 1500 stile.
Nonostante sia molto piccolo (è sì alto 1,91, ma pesa 72kg) piglia rimbalzi che è una meraviglia grazie all’abitudine nello spingersi con le braccia. Irving gli ha insegnato lo step-back verso destra e da fuori tira solo così, anche quando è smarcato.
NBA comparison: Ryan Anderson. NBA nickname: Palt The Rat
CENTRO: JO-WILFRIED TSONGA
Dovremo scoprire quale legame unisce gli sportivi francesi. Perché i baskettari francesi sono un po’ dappertutto, come l’aglio nei loro piatti? Ci tengono ad apparire in queste classifiche, ci tengono ad apparire come gioviali e simpatici o ci tengono ad apparire e basta? Guardate il sorriso da io-sono-più-forte di Fournier: gli sta scappando la pallina da tennis oversized che ha in mano, mentre Tsonga è più concentrato, più scuro in volto.
Nonostante la strafottenza del giocatore dei Magic (che a FIFA mi immagino guardi il replay di un gol 500 volte) i due sembrano davvero amici. Non sottovaluterei nemmeno la sfacciataggine con cui Fournier tiene la palla sul medio: Tsonga si accontenta di un sobrio indice. Questo è il cestista Jo-Wilfried: uno tutto abnegazione e spirito di sacrificio, che si sbatte cinque/sei ore al giorno per cercare di migliorare quelle casse da fiori che ha al posto delle mani. Vai tranquillo Jo, ci sarà sempre un Kwame Brown più scarso di te.
NBA comparison: DeJuan Blair. NBA nickname: Bum-Bum-Jo
TEAM EUROPA