Coach Nate McMillan:
L’offseason è stata lunga ma per fortuna si comincia: partiremo col training camp dove avrò a disposizione 19 giocatori fin da subito. L’unico che inizierà ad allenarsi con qualche giorno di ritardo è Myles Turner che ha subito una commozione cerebrale settimana scorsa nel workout con la squadra e ora è soggetto al protocollo sulle concussion della Lega. Quando avrà il via libera definitivo, si aggregherà alla squadra: la salute dei giocatori è importantissima soprattutto in questo periodo dell’anno.
Ho avuto l’opportunità negli ultimi tre anni di vedere le partite sotto un’altra luce, nel ruolo di assistente e quindi con un punto di vista differente rispetto a quando giocavo o allenavo da capo allenatore. Una cosa è certa: il gioco è cambiato. Il gioco è molto diverso anche solo rispetto a cinque anni fa, non tanto nelle posizioni quanto nel modo di intendere lo stile di gioco. Adesso il gioco è molto più perimetrale, con un ritmo alto cercando di alzare il numero dei possessi, meno isolamenti e più circolazione di palla: prima c’era più appoggio della palla nel pitturato mentre ora ci si arriva solo quasi con tagli e penetrazioni.
Ho parlato in estate con alcuni componenti del roster, ho voluto avere delle conversazioni intanto per conoscere meglio i nuovi arrivati e poi per capire da ciascuno quali fossero le ambizioni, gli obiettivi per la nuova stagione. È importante capire subito chi siamo, dove siamo e dove vogliamo arrivare.
Condizione fisica di Paul George? Non sono affatto preoccupato. L’ho seguito passo passo anche nell’avventura con Team USA e l’ho sempre visto in gran spolvero: non temo ripercussioni sul suo fisico per l’aver fatto le Olimpiadi e l’aver riposato poco. Se non fosse stato in condizione da poter affrontare al meglio le Olimpiadi, sono certo che sarebbe stato il primo a tirarsi fuori per il proprio bene. Sa bene cos’ha passato, quanto ha faticato per ritornare al top ma ormai l’infortunio è alle spalle. In ogni caso domani faremo i test fisici per tutti e vedremo subito le condizioni di ognuno.
Rapporto con Larry Bird? È molto buono, ci confrontiamo spesso sui temi di campo e lo apprezzo molto perché un fuoriclasse del suo calibro può sempre fornire consigli utili. Nelle ultime due stagioni ha lavorato molto anche sulla mentalità per cercare di alzare il ritmo del nostro gioco e abbracciare una pallacanestro più moderna, magari usando a volte anche gente come Paul George o C.J. Miles da numero 4. I modelli da seguire sono i Phoenix Suns di D’Antoni o i Warriors dell’ultimo biennio ma non è facile: non si raggiunge quello stile di gioco in due o tre giorni, serve lavoro e pazienza cercando di non gettare tutto nel cestino alla prima difficoltà. Penso che abbiamo un roster che ci permette di giocare quel tipo di basket ma ripeto, ci vuole tempo.
Jefferson? Al è uno dei centri più dominanti della Lega, ne vedo davvero pochi nel gioco spalle a canestro con la sua qualità e con la sua varietà nell’attaccare. Non è vero che la sua presenza può essere un problema giocando una pallacanestro ad alto ritmo, anzi: è indispensabile avere un centro in qualsiasi tipo di basket si voglia giocare, noi ce l’abbiamo e anche bravo quindi non capisco le perplessità.
Obiettivi? È presto parlare di obiettivi stagionali e allo stesso tempo non mi va di fare dei proclami, non sono il tipo che si lancia in certe previsioni. Quello che posso dire è che cercheremo di costruire una cultura vincente nella squadra giorno per giorno, poi i risultati arriveranno di conseguenza. Credo che abbiamo un roster col quale si possa ambire ai Playoffs, quello sì: lotteremo anche per avere la supremazia nella Central Division ma non sarà facile.
Paul George:
È una stagione importante quella che ci aspetta: abbiamo cambiato coach ma il cambio non sarà così radicale visto che McMillan è da anni nel nostro ambiente e ci conosce molto bene. Per quanto mi riguarda, io sono uno competitivo a cui piace sfidare sé stesso e alzare sempre di più l’asticella. Quest’anno penso che è la prima volta dopo l’infortunio dove parto al top della forma e posso mettermi davvero alla prova fissando traguardi personali e di squadra che finora non sono mai riuscito a cogliere.
Penso di essere un giocatore diverso rispetto a quando sono entrato nella NBA, sono cambiato molto soprattutto nelle ultime due stagioni. Prima non voglio dire che tiravo e basta ma quasi, negli ultimi anni ho imparato a giocare di più con la palla in mano situazioni di pick ‘n roll e ho imparato a giocare spalle a canestro anche se devo ancora migliorare tanto. Non credo sia nemmeno troppo importante focalizzarsi su che posizioni ricoprirò: sono uno versatile, posso giocare guardia, ala piccola e anche ala grande. Non tutte le partite sono uguali, il coach sa meglio di me dove farmi giocare e cosa farmi fare.
Teague? Jeff è un playmaker di grande qualità ma ha caratteristiche diverse rispetto a George Hill: sa gestire il ritmo della partita ed è abituato a giocare una pallacanestro ad alto numero di possessi visto il modo di giocare di Atlanta. È un gran penetratore e sa tirare con buone percentuali da 3 punti, potrà darci una grande mano.
Turner? Myles ha dimostrato già la passata stagione che può recitare un ruolo da protagonista in questa Lega ma deve rimanere concentrato e farsi trovare sempre pronto: se manterrà l’attitudine mostrata nell’anno da rookie, sono sicuro che crescerà in maniera esponenziale.
Vogel? Gli devo tantissimo perché se sono migliorato così tanto, gran parte del merito è suo. Mi ha insegnato tante cose e anche a livello umano mi ha sempre trasmesso molto. L’eredità che ci lascia in campo è l’averci reso tutti quelli che sono rimasti dei difensori migliori, dei buoni difensori. Per lui la difesa era la base di tutto ed è così, perché con la difesa poi vinci i titoli. Penso che ripartiamo da una buona base anche grazie al suo ottimo lavoro.
Monta Ellis:
Abbiamo cambiato qualcosa in estate, non solo l’allenatore ma anche a livello di roster: nel nuovo quintetto che si profila, penso che mi troverò bene. A bocce ferme è facile parlare ma poi bisogna vedere in campo: sulla carta abbiamo caratteristiche che si completano l’uno con l’altro, dobbiamo trovare l’equilibrio giusto per rendere al meglio.
Teague ha caratteristiche diverse da Hill ma penso che la nostra convivenza sarà buona. È un giocatore completo, che sa penetrare, tirare da fuori e gestire i ritmi: un elemento di ottimo valore. Sono migliorato negli ultimi anni nel giocare il pick ‘n roll, quest’anno voglio migliorare nelle percentuali dal campo: devo selezionare meglio i tiri e non prendere il primo che mi capita.