Potremmo definire il mercato dei Rockets come non appariscente ma efficace: silenziosamente infatti è andata in atto una piccola rivoluzione che ha condotto Houston verso la nuova tendenza della Lega di pallacanestro americana. Rinnovato il contratto di James Harden (4 anni a 118 milioni complessivi), i texani hanno concluso il loro rapporto di lavoro con Dwight Howard.
Il centro ex Magic e Lakers è infatti uscito dal contratto ed ha testato la free agency firmando per gli Atlanta Hawks: colui che doveva essere l’arma in più dei Rockets e vero volto della società quando è arrivato Houston nel 2014, ha invece deciso di intraprendere altre strade e di rinunciare al progetto voluto da Morey.
Non l’unico lungo in casa Rockets a partirei: il contratto di Donatas Motiejunas non è stato rinnovato, Chuck Hayes non è più parte del roster ed al momento il solo Clint Capela è l’unico centro di ruolo. Il fatto che non si sia voluto trovare un sostituto “stellare” ad Howard dimostra il cambio di rotta dei texani che puntano tutto su un attacco veloce, small, in grado di aprire il campo ed offrire situazioni valide ai punti (tanti) che porterà James Harden: sono infatti arrivati Eric Gordon e Ryan Anderson, entrambi da New Orleans, con contratti importanti e sui quali i Rockets 2.0 punteranno con importanza.
Il primo probabilmente uscirà dalla panchina per dare il suo prezioso contributo a gara in corso, dando riposo al solito mastino Pat Beverley, sempre più Ministro della Difesa; il secondo ha buone chance di partire in quintetto andando a formare, assieme alla certezza Trevor Ariza, una combo di 3 e 4 in grado di spaziare il campo con intelligenza su tutte e due le fasi del gioco.
Capela sarà dunque il vero Big Man dei Rockets al quale è stato affiancato per la sua definitiva maturazione il veterano Nenè. Infine, persa l’esperienza che portava Jason Terry (al momento ancora free agent) si è tornato sul sicuro puntando nuovamente sul ritorno di Pablo Prigioni; a completare il reparto guardie, 10 in roster, ci sono Bobby Brown, il figlio d’arte Gary Payton II e l’ultimo arrivato da MIlwaukee Tyler Ennis, anch’egli chiamato allo step finale per la consacrazione.
Houston va dunque all-in per una squadra a trazione decisamente anteriore dovuta anche, se non soprattutto,alle idee di gioco del nuovo allenatore.