Da anni, gli appassionati e non della palla a spicchi, sono rapiti dal fascino misterioso delle maniere di Gregg Popovich. Sempre sulla stessa linea, ma mai scontato, a tratti imprevedibile. Del resto cosa aspettarsi da un’uomo con davanti una carriera nella CIA, che ha deciso di insegnare una delle più belle versioni di questo gioco che il mondo conosca?
Bene, ecco l’ultima delle trovate di coach Pop: interrogare i suoi giocatori. Sorpresi? No? Bene, e se vi dicessimo che la materia d’esame non sarà sul basket, ma sarà la cultura generale? Già, Popovich è intenzionato a capire chi dei suoi sia il più preparato su vari argomenti. Non c’è un vero e proprio fine, come lui stesso ha ammesso, ma lo trova molto interessante.
Quando camminando vedrò un gruppo di giocatori che parlano tra loro, mi avvicinerò e gli chiederò qualcosa sul sistema politico, o sul dibattito Clinton-Trump, servirà per creare un dialogo tra loro. E sarà divertente per me vedere chi ne sa di più
Inoltre Pop, che non si limita ad essere un guru in materia cestistica, ma ama spaziare su più fronti, ci tiene a far ragionare i suoi giocatori sui problemi razziali dgli USA. Cerca di costringerli ad aprire gli occhi, dando loro testi sull’argomento e interpellandoli a riguardo. Motivando perfettamente il suo operato con questa metafora.
Credo sia importante per loro, per le loro vite e le loro famiglie capirlo. Ognuno di noi deve affrontare l’elefante che è nella stanza, ma nessuno lo vuole realmente. Le persone sono stanche di tutto ciò. Di nuovo? Dobbiamo parlarne ancora? Beh, si! E la ragione è perché c’era ancora un elefante nella stanza poiché nessuno se ne è mai curato! È ancora li.