Wiggins (di spalle) e il “patto di ferro” con il faro Towns (credits to nba.com)
34° ANDREW WIGGINS
Minnesota Timberwolves 2016-2017: l’arrivo del generale di ferro Tom Thibodeau, la “superstar in the making” Karl-Anthony Towns in rampa di lancio, “Baby Airness” Zach LaVine che ha incendiato la retine del Dunk Contest 2016… E poi? Ah già, ci sarebbe anche Andrew Wiggins, la prima scelta al Draft 2014.
Finito inevitabilmente sottotraccia nelle pieghe narrative della regular season 2015-2016, il buon Wiggins ha comunque disputato una stagione, almeno offensivamente, di tutto rispetto. 20.7 punti, 3.6 rimbalzi, 2 assist e 1 rubata di media non sono esattamente roba per tutti, considerando anche i soli 21 anni d’età dell’ala piccola canadese.
Problemi, anzi problemoni però ce ne sono, due per la precisione, non trascurabili: 1) Percentuali al limite della decenza (45% dal campo e 30% da tre), che mal si sposano con l’atletismo debordante e con l’attitudine “postmoderna” del gioco di Wiggins. 2) Difesa ben sotto la decenza, con la quasi totale mancanza di applicazione e di istinti che vadano oltre al semplice tentativo (spesso controproducente) di rubata.
LEGGI ANCHE – Wiggins pronto a far sul serio anche con la Nazionale Canadese
Il rischio è che Wiggins si trasformi in un giocatore alla Harden: superstar in attacco e supertribolo in difesa. Ma le cure dello specialista della tough-defense Thibodeau paiono essere arrivate in tempo: “Wiggo” ha ancora margine per lavorare sui propri limiti e per costruirsi un futuro radioso in entrambe le metà campo. Batman-Towns ha bisogno del suo Robin: i Timberwolves sono pronti a terrorizzare Gotham e tutte le città del mondo DC e di quello NBA.
Isaiah Thomas, sempre e comunque contro tutti (credits to baloncestoas.com)
33° ISAIAH THOMAS
It’s just me against the world, rappava sua maestà Tupac Shakur. It’s just us against the (NBA) world, insegnavano Isiah Thomas e Allen Iverson. It’s just me against the world, ha imparato l’altro Thomas, Isaiah (nessun legame di parentela con l’ex folletto dei Pistons).
1.75 x 80kg di pura “ignoranza” cestistica, finalmente sbocciati in una stagione che ha portato, una volta per tutte, il buon Isaiah nell’Olimpo dei top-players NBA. I 22.2 punti, 6.2 assist, 3.0 rimbalzi e 1.1 rubate di media sono lì da vedere. Come sono lì da vedere le penetrazioni impossibili, le giocate clutch e il 48-34 con cui i non troppo quotati Celtics hanno chiuso la scorsa regular season.
Celtics 2015-2016 di cui Isaiah è stato, senza ombra di dubbio, leader, trascinatore e miglior giocatore. Poi certo, un peso di questa portata, per uno minuto come lui, non dev’essere sempre facilissimo da sopportare; vedi il, fisiologico, 43% dal campo. Ma Al Horford è arrivato dagli Hawks (“castigatori” proprio dei Celtics al primo turno degli scorsi playoff) con un solo obiettivo: proprio togliere dalle spalle di Isaiah tutto il peso possibile. Non tutto tutto, perché, a quelli come Isaiah, le responsabilità servono come carbone a una fornace. Him against the world, sempre e comunque.
LEGGI ANCHE – Se lo dice pure Iverson…