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Miami Heat

Miami Heat Preview: la fine di un’era

Con le partenze di Bosh e Wade si chiude definitivamente con il (vincente) passato. Ma il presente sembra essere già molto promettente

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La scorsa stagione ha legittimato in maniera definitiva Erik Spoelstra, a cui i due titoli NBA non avevano regalato il giusto credito (vista la possibilità di disporre di un trio di tutto rispetto, e soprattutto di LBJ). La realtà dei fatti invece ci ha detto che il coach filippino oltre ad aver sbobinato migliaia di VHS, ha anche imparato piuttosto bene l’antica arte dell’allenatore di pallacanestro.

Pragmatico, raramente sopra le righe, conciliante con gli avversari: Spoelstra ha unito alle sue qualità umane, una capacità di sapersi adattare al roster che di volta in volta gli è stato messo a disposizione, capace di correre al momento giusto. In grado sia di abbassare il quintetto come mossa decisiva per vincere le Finals NBA che rendere Whiteside uno dei pilastri portanti della sua squadra.

spoelstra

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Adesso si ritrova in mano una squadra orfana di Star con la esse maiuscola, ma i tanti buoni giocatori di cui dispone lo sono diventati (anche) grazie a lui. La batterie di guardie è tanto giovane quanto solida, c’è chi provvede alla difesa e chi a mettere qualche tiro dall’arco. Un mix da shakerare con mani da barman esperto.

Manca Wade, che soprattutto nelle 14 gare di Playoff si è caricato tutta l’American Airlines Arena spesso e volentieri sulle spalle, ma le potenzialità per fare bene fortunatamente restano. A Spoelstra il compito di stupirci di nuovo.




IL COACH

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