In questo confusionario contesto, spiegare il mercato dei Kings diventa impresa letteralmente titanica. L’estate ha infatti portato via Rondo, Caron Butler, Acy, Belinelli, James Anderson e Curry Jr., uno che nelle ultime partite della stagione scorsa aveva dimostrato di poter essere molto più del “fratello di”.
Al loro posto sono arrivati giocatori sul viale del tramonto agonistico del calibro di Matt Barnes (12 milioni in due anni, avete letto bene), Tolliver, Temple, Farmar, la scommessa (se così si può chiamare) Lamar Patterson, e Arron Afflalo, unico vero “raggio di sole” nella tetra oscurità del mercato californiano. A questi poi si è aggiunto verso la fine di agosto, quello che sulla carta, al netto dei problemi con la giustizia di Collison (che dovrà saltare le prime 8 partite) e delle poche garanzie offerte dal rookie Isaiah Cousins, dovrebbe rappresentare almeno inizialmente il rimpiazzo di Rondo nello spot di PG: Ty Lawson.
Insomma, le certezza stanno davvero a zero.
Le scelte al draft poi, se possibile, risultano ancora più incomprensibili e indecifrabili (anche per il buon DeMarcus). La notte di New York ha infatti assicurato alla franchigia californiana le prestazioni di Georgios Papagiannis, Skal Labissière, Malachi Richardson e Isaiah Cousins.
I primi due, arrivati rispettivamente con le scelte numero 13 e 28 (ottenute cedendo a Phoenix la numero 8) rappresentano due prototipi di lunghi tra loro perfettamente compatibili, ma che aggiungendosi a DeMarcus Cousins, Willie Cauley-Stein e Kosta Koufos, vanno a creare – come si diceva – un’inusuale quanto ingiustificata “ressa” nel frontcourt della franchigia californiana (il tutto, naturalmente, al netto della permanenza di DMC).
I due nuovi innesti, inoltre, non sembrano allo stato attuale nemmeno lontanamente pronti per apportare fin da subito quel contributo di cui Sacramento avrebbe bisogno. Il gigante greco, 19 anni, 2.16 m per 109 kg, centrone “old school” tutto gomiti e sportellate sotto canestro, pur essendo considerato da molti come uno dei migliori prospetti del basket europeo pare ancora molto lontano dall’essere “NBA ready”, mostrando evidenti lacune nella difesa in post e in quella lontana da canestro( rispettivamente, nonostante e a causa della enorme statura), una palese mancanza di atletismo e rapidità, e una preoccupante carenza di massa muscolare.
Il tutto unito ad un bagaglio tecnico decisamente scarso che lo rende per il momento un elemento “offensivamente inoffensivo” per le difese avversarie. Reduce da una stagione nemmeno troppo entusiasmante con la maglia del Panathinaikos, e prospettato dai più intorno alla 24/25esima scelta, è stato scelto dai Kings con la chiamata numero 13, con grande sorpresa di molti degli addetti ai lavori.
DeMarcus in primis non ha reagito troppo bene.
Labissière, invece, classe 1996, 2.11 m per 102 kg, all’inizio della scorsa stagione considerato da molti come l’unico possibile ostacolo a frapporsi tra Ben Simmons e la prima scelta, salvo poi scivolare in più modeste posizioni a causa di prestazioni decisamente non entusiasmanti.
Rappresenta il prototipo di lungo attualmente molto in voga in NBA (quello in stile Ibaka per intenderci) capace di proteggere il ferro con un’“apertura alare” di quasi 2.20 m (4.2 stoppate per 40 minuti), e, contestualmente, di rappresentare un’ottima soluzione offensiva sia per i pick’n roll (agilità, facilità di corsa sui due lati del campo, velocità di esecuzione), che per i pick’n pop (ottimo tiro dalla media/lunga distanza).
D’altro canto, anche in questo caso i difetti ancora da limare sono parecchi: eccessiva predisposizione a commettere falli, difficoltà nella letture delle traiettorie di passaggio avversarie (solo 9 palle rubate in 567 minuti), difesa ancora troppo sui talloni. A ciò, inoltre, va aggiunta soprattutto quella che sembra essere una scarsa predisposizione al confronto prettamente fisico (chiamiamola “Sindrome di Bargnani”), una mancanza che lo rende un avversario facile da superare in post basso, un mediocre (per usare un eufemismo) rimbalzista difensivo (5.5 rimbalzi per 40 minuti), e che ne rende complicato l’utilizzo come centro in un ipotetico (ancorché improbabile vista la composizione del roster dei Kings e l’allenatore) quintetto “small ball”.
Malachi Richardson, scelta numero 22 dei Kings ottenuta grazie alla trade che contestualmente ha portato Marco Belinelli a Charlotte, rappresenta forse il vero azzardo del draft di Sacramento. Guardia adattabile come ala piccola grazie alle lunghe leve a sua disposizione (wingspan di 7 piedi!), potrebbe rappresentare o la più tipica “Steal of the Draft” o il giocatore che nel minor tempo possibile farà saltare i nervi a Cousins.
Le potenzialità sia a livello offensivo che a livello difensivo sono straordinarie, grazie ad un fisico che gli permette di fare praticamente tutto – e di farlo, potenzialmente, a livelli molto alti. Il problema è che al prodotto di Syracuse non entusiasma passare la palla, mentre gli piace tirare, e parecchio anche. E ciò, in linea di massima, non rappresenterebbe nemmeno un problema se solo non lo facesse con il 38% da dentro l’arco e con il 35% da fuori (anche il 72% ai liberi non è “male”).
Un aneddoto interessante. Negli ultimi 30 anni solo 3 giocatori sono stati selezionati al draft al termine di una stagione nella quale avevano tirato con meno del 40% da 2: Randy Livingston (42esima scelta), Andrew Harrison( 44esima scelta) e Josh Selby (49esima scelta). Delle due l’una quindi: o si alzano le percentuali e si inizia a giocare di squadra, e in quel caso i Kings potrebbero aver fatto davvero una gran bel colpo, o il parquet potrebbe diventare per Richardson solo un lontano e bellissimo miraggio.
Infine, l’ultima scommessa di Divac si chiama Isaiah Cousins, PG scelto con la pick #59, una delle vere rivelazioni delle Combine NBA dove, nel secondo giorno, ha chiuso con 8 punti, 7 rimbalzi, 8 assist e 2 palle rubate in 21 minuti di gioco (2-2 da 3 punti), confermando i notevoli miglioramenti nel tiro dal perimetro che già aveva fatto intravedere come senior ad Oklahoma (41% a fronte di un desolante 25% nell’anno da freshman), un’ottima visione di gioco e dimostrando, al netto della penuria di certezze e affidabilità nel backcourt californiano, di poter rappresentare quantomeno un ottimo azzardo in vista della prossima stagione.
ROSTER – Matt Barnes, Rudy Gay, Jordan Farmar, Arron Afflalo, Anthony Tolliver, Kosta Koufos, Ty Lawson, Darren Collison, Omri Casspi, Garrett Temple, DeMarcus Cousins, Ben McLemore, Lamar Patterson, Willie Cauley-Stein, Skal Labissiere, Isaiah Cousins, Malachi Richardson, Georgios Papagiannis
IL MERCATO