La migliore notizia nell’estate della franchigia californiana probabilmente arriva proprio il 7 maggio, quando i Memphis Grizzlies ufficializzano il licenziamento di David Joerger dopo tre stagioni. A Sacramento ci mettono mezza giornata a prendere una decisione, non di più. Il 9 maggio Joerger è il nuovo head coach dei Kings, contratto quadriennale a 16 milioni complessivi.
Si porta dietro le sue 147 vittorie in 246 partite nella franchigia del Tennessee, con la quale è riuscito in miracoli sportivi difficilmente ripetibili, prima come specialista difensivo della squadra al servizio di Hollins( 24esimi in termini di defensive efficiency nel 2010, noni nel 2011, settimi nel 2012, e secondi nel 2013), infine, dal 2013, come head coach, portando Memphis ai Playoffs in tutte e tre le stagioni e alle Semifinals nella stagione 2014-15.
L’impresa dell’anno scorso poi, con un settimo posto agguantato senza avere mai a disposizione l’intera squadra titolare, rappresenta forse – anche al netto dello sweep subito al primo turno da parte degli Spurs, con un quintetto che vedeva titolari Farmar, Vince Carter, Matt Barnes, ZiBo e Chris Andersen – il fiore all’occhiello della sua carriera.
Le sue lacrime durante l’ultima conferenza stampa sono, senza alcun dubbio, la foto più bella della stagione passata.
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Tornando però al presente, la scelta della dirigenza Kings non può essere casuale, e per una serie di motivi.
Il primo e più importante è contestualmente anche il più banale, ed è quello che mira a rimediare a quello che, da diversi anni a questa parte, rappresenta il problema principale della franchigia della California: la fase difensiva.
Per rendersene conto basta guardare il defensive rating e i punti concessi a partita dai Kings nelle ultime 10 stagioni: nel primo caso siamo costantemente e stabilmente sopra i 105 punti, fino al massimo di 114.7 nella stagione 2008/2009 (mai oltre il 20esimo posto considerando tutte le squadre della Lega), nel secondo non si scende mai sotto i 103 punti, con il punto più alto raggiunto proprio nella passata stagione (109.1 punti di media concessi ogni sera).
Il compito – arduo, molto arduo – di Joerger, da sempre uno specialista in questo campo, sarà quindi prima quello di costruire letteralmente da zero una mentalità del sacrificio completamente nuova in quel di Sacramento, e successivamente di instaurarla nella mente di giocatori del calibro di Cousins, Gay, Lawson e Collison, ovvero gente che non ha mai fatto della difesa il proprio punto di forza.
Senza dimenticare però di creare al contempo una profonda e intensa alchimia di squadra che, tramite l’aiuto e la collaborazione del collettivo, possa il più possibile “nascondere” i limiti dei singoli nella propria metà campo. In questo ambito si spiegano quindi gli arrivi di giocatori come Matt Barnes e Arron Afflalo, gente che sulla fase difensiva e sulla “garra” ci ha costruito una intera carriera.
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Il secondo motivo non può che essere proprio la presenza di DeMarcus stesso e, per estensione, dei numerosi e promettenti lunghi presenti all’interno del roster dei Kings: la speranza, infatti, è che l’ex head coach di Memphis possa compiere tramite loro le stesse straordinarie imprese di Memphis, costruite proprio sulla compatibilità e sulla alchimia della coppia Randolph-Gasol.
In questo campo i compiti principali dovranno quindi essere sostanzialmente due: il primo riguarderà proprio Cousins, al quale Joerger chiederà una prova di maturità e di leadership, una responsabilizzazione che sul parquet si sostanzierà nel fatto che sarà DeMarcus stesso la conditio sine qua non di ogni azione di Sacramento, o come finalizzatore in post basso o come passatore in post alto.
L’altro compito, invece, sarà quello di trovare finalmente il partner ideale per DMC: attualmente a dover riempire il secondo spot nel frontcourt titolare sembra dovrà essere uno tra Willie Cauley Stein e Kosta Koufos, entrambi chiamati anche – se non soprattutto – a compensare le mancanze della stella dei Kings in fase difensiva.