Molte franchigie adottano degli slogan che rispecchiano l’essenza e la mentalità della franchigia stessa. Esempio calzante di questa consuetudine è il famoso motto utilizzato dai Philadelphia 76ers, Trust the process, oppure quello dei San Antonio Spurs, Good to Great. Ecco, se il Front Office dei Portland Trail Blazers decidesse di farsi rappresentare da uno slogan, potrebbe utilizzare una citazione del poeta tedesco Bertolt Brecht:
Sto lavorando duro per preparare il mio prossimo errore.
Cerchiamo di capire il perché. La settimana scorsa ci eravamo lasciati con la storia del Draft del 1984, in cui Portland rinunciò deliberatamente a Michael Jordan preferendogli il talentuoso ma fragilissimo Sam Bowie. Un errore davvero imperdonabile che riecheggerà per l’eternità negli incubi degli appassionati NBA. In fin dei conti però la storia è generosa e ogni tanto concede la possibilità di espiare almeno parzialmente i nostri peccati. Per Portland la grande occasione di ricevere l’indulgenza plenaria capita 23 anni dopo il 1984, precisamente nel 2007.
Andiamo a vedere cosa è successo e soprattutto cosa sarebbe potuto succedere.
Nella stagione 2006-2007, per la prima volta (e non sarà l’ultima) LeBron trascina i suoi Cleveland Cavaliers fino alle Finals, dove sarà spazzato via dall’uragano Spurs. Comunque, più che le zone d’elite, di quell’anno ci interessano i piani bassi della Lega. A fine stagione, infatti, le sette franchigie con il peggior record sono:
Memphis Grizzlies (22-60)
Boston Celtics (24-58)
Milwaukee Bucks (28-54)
Atlanta Hawks (30-52)
Seattle Supersonics (31-51)
Minnesota Timberwolves (32-50)
Portland Trail Blazers (32-50)
A dirla tutta l’annata della squadra dell’Oregon non era stata tanto negativa come invece potrebbe apparire dai risultati. Infatti, grazie ad una (rara) strategia oculata, nel Draft 2006 i Blazers selezionarono LaMarcus Aldridge e Brandon Roy, duo che fece intravedere subito grandi qualità, riportando entusiasmo in quel di Portland.
E immaginatevi quanto crebbe l’hype alla Rose Garden Arena, quando sotto gli occhi increduli di Paul Allen e Kevin Pritchard (rispettivamente Presidente e GM dei Blazers), il sorteggio premiò Portland con la prima scelta al Draft, sebbene la probabilità che capitasse fosse pari soltanto al 5.3%. Dopodiché la seconda scelta finì nelle mani dei Seattle SuperSonics e la terza in quelle degli Atlanta Hawks.
Quindi, così come accaduto nel 1984, Portland si ritrovò padrona del proprio destino, con l’enorme possibilità di aggiungere la ciliegina in cima ad un roster potenzialmente già molto competitivo. E quell’anno, chi poteva essere la suddetta ciliegina? Quali erano i prospetti più interessanti in uscita dal college? I nomi sulla bocca di tutti erano sostanzialmente due: Greg Oden e Kevin Durant.
Dopo aver contribuito da freshman al cammino di Ohio State fino alla finale NCAA nel 2007 (persa contro i Gators di Horford e Noah), Oden optò immediatamente per il salto tra i professionisti. Grazie alle grandi qualità da rimbalzista e stoppatore, il nativo di Buffalo era considerato un centro dal potenziale simile ad Ewing.
Come rovescio della medaglia però, il prodotto di Ohio State aveva già mostrato un paio di avvisaglie preoccupanti. Innanzitutto nella sua unica stagione al college, Oden aveva esibito una certa tendenza agli infortuni, forse accentuata anche da un piccolo problema: la gamba destra era un pollice più lunga della gamba sinistra. Il secondo punto interrogativo era, invece, relativo al carattere. Greg, infatti, negli anni precedenti aveva più volte dichiarato di non amare la pallacanestro, preferendo, a quanto diceva, la carriera da dentista. E se ve lo steste chiedendo: no, non scherzava.
In ogni caso, passiamo adesso all’altra potenziale first pick. Cosa si può dire su un Kevin Durant adolescente? Semplice: era già un fenomeno assoluto. Bastò un’unica stagione alla University of Texas per far innamorare tutta la nazione di KD, in grado di illuminare il parquet grazie a skills fuori da ogni logica e a sprazzi di gioco impensabili per un ragazzo appena maggiorenne. Già allora la sua unicità risplendeva di luce propria.
Nelle settimane di avvicinamento al Draft aumentò l’entusiasmo nei confronti di Durant a discapito di quello verso Greg Oden, complice il fatto che i problemi fisici del Buckeyes fossero così evidenti (anche ad occhio nudo) che era impossibile non considerarli.
Dall’alto della loro posizione privilegiata, i Trail Blazers convocarono Durant e Oden per svolgere alcuni workout, i cui esiti furono, come prevedibile, diametralmente opposti. Da una parte Greg Oden, forse timoroso di subire infortuni a poche ore dal Grande Giorno, svolse degli allenamenti quantomeno rivedibili. Dall’altra parte invece, per descrivere i workout di KD, sono sufficienti le parole dello stesso Pritchard:
È stato incredibile…In questo campo di allenamento ho visto un paio di centinaia di workout e mi sento di dire che quello di Durant sia stato il migliore in assoluto.
Dopo questo lungo quanto necessario preambolo, arriva finalmente il giorno del Draft. Il 28 giugno del 2007, pur essendo alta la tensione, i giochi sembrano fatti. Le parole spese dal GM dei Blazers nei confronti di Durant pesano come pietre sulle speranze degli altri giocatori di essere chiamati con la prima scelta. Attenzione però, quando si parla di Draft e di Portland non c’è nulla di scontato.
E infatti il Commissioner David Stern sale sul palco del Madison Square Garden, si avvicina al microfono e pronuncia la solita frase di rito…con un finale piuttosto sorprendente.
With the first pick in 2007 NBA Draft, the Portland TrailBlazers select…Greg Oden from Ohio State University
Portland riesce, quindi, nell’impresa di entrare nuovamente nella storia dalla porta sbagliata. Dopo il caso Bowie/Jordan, il Front Office dell’Oregon punta un’altra volta su un lungo talentuoso ma injury-prone (e tra l’altro con scarsa devozione verso la pallacanestro), piuttosto che su un piccolo (passatemi il termine nonostante si parli di KD) con un potenziale sconfinato e che invece viveva, letteralmente, per il Gioco.
Ricordate lo slogan dei Blazers di cui vi parlavo all’inizio? Ecco, è innegabile che si siano impegnati davvero molto per commettere un altro errore tanto macroscopico. Comunque, proprio come i Chicago Bulls nel 1984, i Seattle Supersonics assistono al suicidio dei Blazers e senza pensarci un secondo chiamano Kevin Durant con la seconda scelta. Gli Atlanta Hawks, infine, si “accontentano” di Al Horford con la third pick.
Morale della favola: Greg Oden salterà interamente il primo anno a causa di un infortunio al ginocchio, poi tornerà in campo nelle due stagioni successive, al termine delle quali deciderà di ritirarsi a causa dei numerosi infortuni. Il classe 1988 provò anche a tornare nel 2013, ma l’esperienza con i Miami Heat non durò che una trentina di partite. Poi un ultimo tentativo nella stagione 2015/2016 in Cina con la maglia degli Jiangsu Dragons, dopo la quale Oden ha annunciato il ritiro definitivo.
La carriera di Kevin Durant invece è ben lontana dall’essere conclusa. La prima stagione con i Seattle Supersonics, poi il trasferimento della franchigia a Oklahoma City e infine il chiacchieratissimo passaggio di qualche mese fa ai Golden State Warriors. Sebbene ancora non sia riuscito a mettersi un anello al dito (e la decisione di trasferirsi nella Baia è dettata proprio da tale mancanza/necessità), KD in nove anni da professionista si è tolto qualche soddisfazione:
Rookie of the Year nel 2008
4 volte miglior marcatore NBA
7 volte All Star
5 volte inserito nel primo quintetto NBA
MVP nel 2014
Insomma, Portland, dopo essere entrata in coma nel 1984 facendosi scappare His Airness, ha definitvamente staccato la spina nel 2007 rinunciando a Kevin Durant. Unico caso nella storia NBA di suicidio assistito pienamente documentato.
Riflettendo a distanza di quasi dieci anni sulla decisione di Kevin Pritchard, possiamo dire che l’aver selezionato Oden al posto di Durant abbia influenzato parecchio le successive stagioni dell’intera NBA. Ma se il GM dei Blazers non si fosse fatto abbindolare dalla forza fisica di Oden, cosa sarebbe successo? Proviamo a scoprilo con i nostri What If:
What if n°1
Questo è il roster dei Blazers per la stagione 2007/2008:
A questo roster aggiungete il talento di Kevin Durant. Di conseguenza, un potenziale quintetto composto da Steve Blake, Brandon Roy, Kevin Durant, Travis Outlaw e LaMarcus Aldridge. Pronti ad entrare dalla panchina: Jack, Rodriguez, Webster, Jones, Frye e Przybilla. Sono sincero, a me non sembrano tanto male, anzi mi pare una squadra che da subito avrebbe potuto dire la sua per la settima/ottava piazza ad Ovest.
Se da una parte per vincere il titolo serve ben altro, dall’altra è innegabile che un quintetto del genere fosse un’ottima base su cui costruire. Se Pritchard avesse scelto saggiamente, sarebbe bastato il tempo necessario a far prendere a Durant piena consapevolezza delle proprie qualità (tre o quattro anni) e qualche trade efficace per far diventare i Blazers una contender seria.
What if n°2
E ora arriva il bello. Passano le prime tre stagioni dall’arrivo di Durant a Portland con la squadra che verosimilmente approda con costanza alla postseason senza però arrivare in fondo. Si arriva quindi all’estate del 2010, in cui vanno considerati tre fattori:
- Nelle due stagioni successive all’ingresso di Durant in NBA, Portland avrebbe inserito nel roster gente come Batum, Miller e Mills.
- Nel 2010 Aldridge e Roy (al netto degli infortuni) erano giunti alla fine della loro quarta stagione NBA. Questo vuol dire tanto talento al servizio di una sempre maggiore esperienza.
- L’impatto di Durant nella Lega era stato tanto devastante che alla sua terza stagione NBA (il 2009/2010) con OKC vinse per la prima volta il titolo di miglior marcatore. Non vedo perché non avrebbe dovuto rendere allo stesso modo anche a Portland.
Date le tre premesse, non esiste alcun motivo al mondo per cui LeBron James non avrebbe dovuto prendere in considerazione anche Portland come seria candidata per The Decision. Vi immaginate un’accoppiata LeBron/Durant con Aldridge terzo violino? Purtroppo dall’equazione bisogna eliminare il fattore Roy, che dal 2010 in poi ha iniziato a subire costantemente infortuni gravi.
E se LeBron avesse deciso di portare i suoi talenti in Oregon invece che a South Beach? Non avremmo assistito alle legacy dei Big Three di Miami e neanche alla tripla allo scadere di Ray Allen in gara 6. I due grandi amici James & Wade non avrebbero mai giocato insieme. D’altronde non sarebbe stato male vedere l’accoppiata LeBron/Kevin, entrambi nel fiore degli anni. Visto che con ogni probabilità avrebbero conquistato almeno un anello, James presumibilmente sarebbe comunque tornato a Cleveland per compiere il suo destino…ma Durant? Cosa avrebbe fatto KD? Avrebbe lasciato anche Portland proprio come ha fatto con Oklahoma? Durant sarebbe mai approdato a Golden State?
What if n° 3
Pritchard nel 2007 fa la cosa giusta e sceglie Durant. Come detto prima Portland sarebbe arrivata già in quella stagione ai Playoff, o perlomeno nei pressi. Di conseguenza non avrebbe avuto a disposizione una pick tra le prime dieci, tantomeno tra le prime 5, nel Draft del 2008. E sapete chi è stato scelto alla numero quattro dai Seattle Supersonics (pronti in poco tempo a diventare Oklahoma City Thunder) in quella lottery? Russell Westbrook.
Con Durant scelto dai Blazers, nel 2007 con ogni probabilità Seattle avrebbe preso uno tra Oden e Horford. Indipendentemente dall’assenza di Greg o dalla presenza di Al, i Sonics sarebbero arrivati in fondo (in senso letterale) alla Western Conference in quella stagione. Se con KD i gialloverdi raggiunsero appena quota venti vittorie, senza di lui probabilmente il numero sarebbe calato a 14-15, alla pari con i derelitti Miami Heat.
Ora, a meno che non avessero potuto mettere le mani, con la scelta numero uno, su Derrick Rose, i dirigenti dei Sonics affermano che con qualunque altra chiamata avrebbero preso Westbrook nel draft 2008. E in questo caso tendo a fidarmi.
In ogni caso è piuttosto sicuro è che non avremmo mai visto giocare insieme Kevin Durant e Russell Westbrook, un duo che, come pochi altri nella storia dell’NBA, è stato in grado di generare polemiche sulla sua effettiva compatibilità. Niente Russ+Kevin e niente cavalcate verso il titolo sfumate di un soffio.
What if n°4
Durant viene scelto da Portland nel 2007 e Seattle, verosimilmente, reagisce puntando su uno tra Oden e Horford. Nel Draft successivo Seattle con la numero 4 porta a casa Westbrook e Ibaka. Si arriva al 2009 e Oklahoma ha a disposizione la third pick, con cui seleziona un giovanotto in uscita da Arizona State. Un certo James Harden, mai sentito nominare? Noi sappiamo che il trio Westbrook/Durant/Harden non è stato in grado di vincere il titolo e tantomeno lo è stato il duo Westbrook/Durant. Ma come sarebbe andato il duo Westbrook/Harden con Horford (o Oden…) e Ibaka in veste di terzo e quarto violino?
L’ego del Barba e di Mr. Tripla Doppia sarebbero riusciti a convivere o Harden avrebbe comunque abbandonato baracca e burattini? Uno starting five composto da: Westbrook, Harden, Sefolosha, Ibaka e Horford dove sarebbe arrivato?
Abbiamo visto come la scelta psicotica di Kevin Pritchard abbia cambiato direttamente il destino dei Portland Trail Blazers e dei Seattle Supersonics/Oklahoma City Thunder e che potenzialmente ha anche trasformato il futuro dei Miami Heat, dei San Antonio Spurs, dei Golden State Warriors e degli Houston Rockets.
Se vi piace l’NBA così com’è dovete ringraziare ancora una volta il Front Office dei Portland Trail Blazers, se invece non è di vostro gradimento…beh, sapete a chi dare la colpa.
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