Love story Popovich-Duncan, nuovo capitolo. A poche ore dalla cerimonia del ritiro della maglia dell’ex numero 21 degli Spurs, infatti, coach Gregg ha rilasciato parole al miele per Tim, sicuramente inusuali se si considera il personaggio in questione.
Gli voglio bene in maniera molto intensa, come se fosse mio figlio.
Un sentimento paterno che ha preso il sopravvento soprattutto negli ultimi anni, quando, nella fase calante della sua carriera, Pop vedeva Duncan fare maggiore fatica per il campo, sotto il peso degli anni che avanzavano.
Lo rendeva frustrato vedere qualche sfrontatello fare qualche movimento su di lui e guardarlo come a dire: ‘ah te l’ho fatta’. In quei casi sarei voluto entrare in campo e dire ‘No, no, no. Quello non era Tim Duncan'”
Ma Popovich non si ferma qui. Il suo rapporto con Tim va oltre, molto oltre il campo da gioco:
Siamo anime gemelle nella vita più di quanto non lo siamo nel basket. Sul campo gli sono stato sul culo così tante volte in questi 19 anni, la metà delle volte era d’accordo con me, l’altra metà credeva che io fossi matto. E tutte le volte era semplicemente abbastanza educato e maturo per ignorarmi e tornare sul campo, e questo mi ha permesso di allenare chiunque altro in questi anni. Ma fuori dal campo, siamo anime gemelle.
Sulla vita in casa Spurs dopo l’addio di Tim:
Mi manca durante i viaggi in aereo e durante i viaggi in pullman, nello spogliatoio dopo una vittoria o dopo una sconfitta. Le chiacchierate che abbiamo fatto per qualcosa come 19 o 20 anni. Mi manca tutto questo.
Infine, sulla possibilità che Tim possa rientrare a far parte dello staff tecnico in una nuova veste, Pop non si scompone:
Onestamente non lo so. Tutto è molto estemporaneo. Lui c’è e non c’è. Può succedere che qualcuno di noi cammini all’interno dell’edificio e tutto ad un tratto se lo ritrovi nella sala pesi. Noi abbiamo messo un armadietto per lui nello spogliatoio dei coach, sia nelle strutture di allenamento che all’ AT&T Center, così che possa venire ogni volta che ha voglia.