Stephen Curry non dimentica le sue origini e ricorda sempre con affetto i suoi trascorsi a livello giovanile in North Carolina. Già perché il playmaker dei Golden State Warriors è sì nato ad Akron, Ohio (stessa città natale di LeBron James), ma ha vissuto la sua infanzia e la sua adolescenza per la maggior parte in quel di Charlotte dove papà Dell ha giocato per ben dieci anni.
Curry, giunto in città con qualche giorno d’anticipo consentito dal calendario in vista del match di stasera contro gli Hornets, è stato accolto con grande calore dalla comunità di Charlotte dove è cresciuto. Il numero 30 ha preso parte alla cerimonia a lui dedicata dalla Charlotte Christian High School, dove ha mosso i primi passi nel mondo del basket, per il ritiro della sua maglia numero 20.
Sì avete letto bene: non la 30, bensì la 20. Motivo? L’ha spiegato lo stesso Curry durante il suo intervento nella palestra della scuola.
Io in realtà volevo la maglia numero 30 che mi è tanto cara, però quella maglia a disposizione della squadra era davvero enorme: mi arrivava alle ginocchia (ride, ndr). Così scelsi la numero 20 per comodità. All’inizio non è stato facile per me, proprio per via della mia situazione fisica. Ero molto piccolo, gracile, e anche la scelta in che squadra giocare è stata complicata. Decisi di iniziare con la junior varsity, perché il mio fisico non era pronto per giocare subito con la varsity. È una scelta che rifarei anche oggi e che mi ha aiutato molto: avevo tanti dubbi sul futuro, non sapevo se sarei riuscito a giocare al livello della varsity. Invece è stata un’esperienza che mi ha insegnato molto, mi ha fatto crescere e mi ha stimolato, soprattutto ricordando tutte le persone che mi dicevano che non ce l’avrei fatta col mio fisico.
Curry inoltre si è spostato a Davidson, sede del College dove ha giocato dal 2006 al 2009, per un’altra cerimonia a lui dedicata. Durante l’intervallo della sfida casalinga dei Wildcats contro Duquesne, al due volte MVP della NBA è stato intitolato il settore riservato agli studenti nella John M. Belk Arena, rinominato in suo onore “Section 30”.
Per il momento ci si è limitati a questo, visto che non è ancora possibile ritirare la maglia numero 30 sebbene Curry sia il capocannoniere all-time dell’università: una regola afferma infatti che possono essere issate come stendardo soltanto le casacche di coloro che hanno terminato il percorso accademico, cosa che il buon Steph non ha ancora fatto ma che vuole fare nel giro dei prossimi anni come da lui stesso dichiarato.