Marcus Smart è stato uno dei protagonisti della sconfitta dei Boston Celtics sul campo dei Washington Wizards, in versione all black, per 123-108. Non tanto per quanto fatto sul parquet, 13 punti con 13 tiri in 32 minuti d’impiego, quanto per un episodio accaduto durante un’interruzione del gioco nel corso del quarto periodo.
Nei minuti conclusivi del quarto finale, coi Celtics impegnati in un disperato tentativo di rimonta, durante un timeout viene comunicato a Smart che alla ripresa delle ostilità non avrebbe fatto ritorno sul terreno di gioco. Da lì è scattata la reazione rabbiosa di Smart che ha discusso in maniera animata con alcuni assistenti allenatori quali Jamie Young ma soprattutto Jerome Allen, vecchia conoscenza del basket italiano da giocatore con le maglie di Udine, Napoli e Roma.
Lo screzio è durato una trentina di secondi, sedato poi dall’intervento da alcuni giocatori e da altri membri del coaching staff, con Smart che è poi fuggito di corsa negli spogliatoi. Una scenata esagerata per il prodotto di Oklahoma State, coi nervi a fior di pelle per le difficoltà affrontate dai biancoverdi nella capitale ma che non lo giustifica a comportamenti del genere.
Qualche ora dopo Smart ha postato su Twitter un post con le scuse ufficiali ai due assistenti e alla squadra.
Ci tenevo a chiedere scusa a tutto il mio coaching staff, ai miei compagni di squadra e a tutti i membri della franchigia. Tutti odiamo perdere, ma il mio comportamento è stato infantile e per niente professionale. In nessuna circostanza ho il diritto di agire come ho fatto e di nuovo quindi chiedo scusa a tutti. Devo cercare di essere un modello per i bambini e un giocatore a disposizione del coach, sono dispiaciuto.
Scuse che tuttavia non dovrebbero essere sufficienti a evitare una multa salata di Boston nei confronti di Smart, sul cui piccolo show è intervenuto in conferenza stampa anche coach Brad Stevens con un brevissimo commento.
Lui voleva soltanto tornare in campo, solo che stava giocando da 12 minuti di fila o giù di lì e quindi non andava bene. Per questo ho deciso che non sarebbe tornato in campo dopo quel timeout.