Anche se i destini delle due squadre sono certamente legati a doppio filo alle prestazioni dei due leader sarebbe riduttivo liquidare quella che si preannuncia come la serie più equilibrata e spettacolare del primo turno ad un semplice scontro tra i due pesi massimi dell’NBA. Escludendo quindi i fattori incontrollabili Harden e Westbrook andiamo ad analizzare quali saranno i punti focali della serie:
Lou Williams, Eric Gordon e Nenê con il rendimento stagionale possono dimostrarsi davvero l’X Factor della serie, ovvero essere il fattore che indirizza le partite, e di conseguenza il risultato complessivo finale, verso la base di Houston. Come hanno ampiamente dimostrato nell’ultimo confronto stagionale, terminato con 12 punti di distacco ma dominato in lungo e in largo dall’attacco atomico di Houston prima che si spegnesse la luce e Westbrook si inventasse quasi in solitaria una rimonta, i tre sono ben più di semplici rincalzi per far rifiatare i titolari. Proprio nell’ultima partita il trio ha contribuito a scavare un canyon di distanza tra le due franchigie rispettivamente con 17 (Nenê), 24 (Gordon, in quintetto per l’assenza di Anderson) e 31 (Williams, con 7/8 da 3pt e un OffRtg stellare di 151) punti e un confronto impietoso con la panchina di Oklahoma.
La rotazione dei Rockets potrebbe limitarsi all’uso di questi 3 elementi del pino a causa dell’assenza forzata di Dekker, unico altro giocatore di cui D’Antoni sembra potersi e volersi fidare. Eric Gordon, serissimo candidato a Sesto Uomo dell’Anno, e Lou Williams possono essere considerati dei veri e propri titolari. Liberissimi di inventare pallacanestro in un sistema che esalta la fantasia cestitstica dei suoi uomini il raggio illimitato di Gordon e la follia di Lou Williams sono potenzialmente incontenibili per i Thunder che, in tal senso, dovranno prendersi cura molto attentamente degli esterni e fare scelte anche estreme.
Saranno interessanti le decisioni di Donovan, di cui si sono viste alcune tracce nell’ultimo confronto, un vero e proprio antipasto della serie che verrà. In alcuni momenti della partita di fine marzo, infatti, si sono viste delle marcature altissime proprio per cercare di limitare la possibilità di un tiro pulito anche a costo di liberare spazi golosi al centro dell’area, invogliando i Rockets alle penetrazioni su cui poi chiudersi e affidandosi alla protezione del ferro di Steven Adams. La difesa dei Thunder sembra una coperta troppo corta per coprire tutte le possibilità offensive degli uomini di D’Antoni anche se, a onor del vero, le percentuali di Houston da dietro l’arco avute in questa partita difficilmente sono replicabili in tutta la serie (20/39 da 3pt.).
Se Houston ha queste armi in mano quali sono le carte che può giocarsi Oklahoma? Le prime due sono una delle coppie più affiatate dell’NBA, almeno fuori dal campo di gioco. Parliamo dei “Mustache Brothers”, la rivelazione degli scorsi playoff che aveva dato il suo bel contributo alla quasi impresa di OKC contro i Warriors nella scorsa stagione. Quest’anno sono stati impiegati contemporaneamente davvero poco da Donovan (solo 388 minuti) anche a causa della frattura all’avambraccio subita dal turco a gennaio. Quello che possono dare su entrambi i lati del campo è una possibilità che nessuna coppia di lunghi sperimentata da D’Antoni può dare. Decidere di andare forte a rimbalzo offensivo con i due lunghi potrebbe essere una chiave di volta per ottenere più possessi nascondendo la scarsa competitività da lontano (ci torneremo) e per ridurre il numero e la velocità delle transizioni di Houston, innescate spesso da un rimbalzo difensivo di Harden. Se Adams ha dimostrato di aver affinato le capacità di tocco dopo aver fatto da bloccante Kanter possiede qualità ottime e buona capacità di inventiva quando riceve palla in post. Dominare i tabelloni e consentire al turco di mettere a referto i punti che Madre Natura gli ha messo nelle mani sembrano una conditio sine qua non i Thunder non possono sperare di vincere la serie. La coperta corta torna anche in questo caso: sono difficilmente nascondibili in difesa dai portatori di palla texani.
« Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto. » Non potendo sopravvivere con la semplice pistola anche i Thunder devono cercare di dotarsi di fucili. Tradotto: a Oklahoma devono cercare di aumentare il volume di fuoco dalla lunga distanza. Per farlo bisogna che i pochi tiratori a disposizione tirino fuori dal cilindro (e vengano messi in condizione di farlo) una serie con i fiocchi. E se la rotazione che Donovan deciderà di attuare è ancora indecifrabile il più indicato ad avere un buon spazio sul parquet è Alex Abrines. L’ex Barcellona ha conquistato minuti e fiducia durante la stagione e può essere una risorsa importante. Parliamoci chiaro, non può assolutamente essere l’uomo che ribalta la serie in solitaria ma il suo mattoncino fatto di ordine, abnegazione e qualche punto può essere importante.
Discorso a parte merita Victor Oladipo: è chiaramente colui che può fare da secondo violino a Russel Westbrook, sgravandolo anche da qualche pressione della difesa. Non è sicuramente facile calarsi nelle ombre create dai riflettori sul compagno più quotato ma la seconda scelta al draft 2013 per ora non ha ripagato appieno il sacrificio di Ibaka fatto dalla dirigenza. Le qualità per dare un contributo importante su entrambi i lati del campo le possiede, chissà che la prima esperienza in post season non gli porti un po’ di quella cattiveria agonistica di cui sembra difettare. A Westbrook spetta il compito di coinvolgerlo durante i periodi di convivenza sul parquet. Sarà un caso che l’unica vittoria sui Rockets sia arrivata in concomitanza con una sua prestazione da 29 punti, 10 rimbalzi e 5 assist?
Bonus track: un augurio a Patrick Beverly e André Roberson, responsabili rispettivamente delle marcature di Russell Westbrook e James Harden. Con la nomina dell’MVP spostata a fine giugno ne avranno bisogno per contenere i due migliori giocatori del mondo.
Alberto Mapelli
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