Brad Stevens ha costruito un mostro. In senso positivo, naturalmente. Nelle 82 partite di regular season l’affiatamento tra i giocatori dei Celtics è cresciuto esponenzialmente, con la circolazione di palla e l’equilibrio come ingredienti principali del sistema. Se ad inizio anno potevano esserci dubbi sull’affidabilità del go-to-guy, Thomas li ha decisamente fugati. Quando la palla scotta il nativo di Washington risponde presente. Altro elemento di spicco sulla scacchiera di Stevens è Crowder, giocatore fondamentale in entrambe le fasi: se in attacco deve allargare il campo ed essere affidabile da oltre l’arco, è in difesa che si prende le responsabilità maggiori, marcando solitamente la superstar avversaria. Contro i Bulls prenderà in consegna Butler ed è proprio da questo scontro che dipenderanno gli aggiustamenti difensivi di Boston.
Attraverso il Draft e il mercato della scorsa estate, il Front Office della franchigia del Massachusetts ha selezionato giocatori importanti per allungare le rotazioni. Le prestazioni solide di Brown, Smart e Green in entrata dalla panchina hanno aggiunto certezze anche quando i titolari sono a riposo. La bravura di Stevens e la forza di volontà ferrea dei giocatori hanno nascosto molto bene qualche pecca nel roster. Uno dei maggiori problemi dei Celtics è la scarsa fisicità. Come rivelato dalle pessime statistiche relative a rimbalzi e stoppate (rispettivamente 20ª e 23ª in NBA), Boston trova parecchie difficoltà quando incontra squadre con maggiore atletismo. L’inserimento nel roster di Horford ha permesso ai Celtics di trovare un ottimo equilibrio offensivo, ma allo stesso tempo non ha certo aiutato ad aumentare la fisicità sotto canestro.
Ed è proprio in questo spiraglio che deve inserirsi Chicago per tentare l’impresa. L’addio a metà anno di Gibson non ha giovato in tal senso, ma la presenza contemporanea di Lopez e Lauvergne può creare un po’ di scompiglio ai bianco-verdi. Se nella classifica dei rimbalzi offensivi Chicago è 1ª, in quella dei rimbalzi difensivi Boston è 22ª. La quantità di extra-possessi che i Bulls riusciranno a procurarsi influenzerà notevolmente l’esito della serie.
Uno abituato alla tensione della post-season è Dwayne Wade, dalle cui condizioni dipende la maggior parte delle possibilità di Chicago. La struttura offensiva della squadra dell’Illinois è vincolata al contributo di Flash, che, se recuperasse una forma accettabile, toglierebbe pressione difensiva dalle spalle di Butler. A quel punto Chicago potrebbe davvero sperare nel ribaltone.
Il piano partita di Hoiberg per essere efficace deve rispettare due presupposti: rallentare il ritmo dei Celtics e spostare la partita sul piano della lotta. Un’altra situazione spinosa è la marcatura su Thomas, soprattutto nel quarto periodo. Probabilmente l’ex tecnico di Iowa imporrà raddoppi costanti sul playmaker, preferendo testare il sangue freddo degli altri giocatori piuttosto che fare entrare in ritmo il top scorer avversario. No, non ci siamo scordati di Rondo. Il problema è che Rajon è un punto interrogativo che non può essere dissipato. Se in 82 partite non è riuscito ad integrarsi con i compagni, perché dovrebbe iniziare proprio ora a dare il suo contributo? Certo, se riuscisse a rendersi utile offensivamente e soprattutto difensivamente, i Bulls affronterebbero questa serie con tutto un altro spirito…
Ricapitolando, a Chicago ci sono più criticità da che certezze. A Boston, invece, un ambiente compatto e la voglia di continuare a stupire anche grazie al fattore TD Garden.
Domenica, occhi puntati su gara 1. Il testacoda si indirizzerà verso un esito scontato o ci sorprenderà con un inaspettato upset?