Forti di un roster profondo e soprattutto, finalmente, puntellato anche nella cronica posizione debole di ala grande con l’arrivo di Ibaka, i Toronto Raptors si presentano a quest’inedita sfida playoff con tutti i favori del pronostico, ma dovranno fare parecchia attenzione ad alcune frecce nell’arco di coach Kidd e dei suoi giovani rampanti. In primis, appunto, proprio la gioventù, l’entusiasmo e la sfrontatezza di una squadra in gran parte all’esordio o quasi nella post season (nonostante alcune notevoli eccezioni, soprattutto in uscita dalla panchina), che non ha nulla da perdere e può giocare a mente sgombra, senza alcuna pressione addosso. In chiave invece più squisitamente tattica, i Bucks potrebbero dare parecchio fastidio ai più quotati avversari proprio per la conformazione della squadra: questo roster infatti è stato volutamente costruito quasi interamente con giocatori molto alti in relazione al ruolo, dalle braccia mediamente lunghissime, in grado di creare mismatch fisici in attacco e di cambiare sostanzialmente su ogni blocco. Contro avversari dal grande potenziale offensivo (109.8 l’Off. Rating dei Raptors, sesti nella Lega) ma fortemente legati ai giochi a due o agli isolamenti di Lowry e DeRozan (appena il 47,2% dei punti di Toronto nasce da assist, addirittura ultimi nell’intera Lega) questo vantaggio fisico e tattico sui cambi potrebbe risultare molto importante, elevando anche il potenziale difensivo forse al di sotto delle proprie possibilità di Milwaukee (106.4 il Def. Rating, diciannovesimi nella Lega). Insomma, sarà fondamentale vedere come Lowry e DeRozan riusciranno ad attaccare contro avversari mediamente ben più lunghi (il primo, peraltro, avrà addosso due mastini difensivi come Brogdon e Dellavedova), in grado di contestare facilmente i loro isolamenti talvolta forzati.
Lo strapotere fisico e atletico dei Bucks si lega ad un’altra chiave tattica importante, e cioè il ritmo che le due squadre riusciranno ad imprimere alle sfide. Se Milwaukee proverà a sfruttare al massimo le proprie doti con la transizione offensiva, Toronto cercherà invece di addormentare la partita con un gioco più ragionato a difesa schierata, che permetta loro in primo luogo di non esporsi al micidiale contropiede avversario, nonché di sfruttare le disattenzioni offensive dei giovani avversari, come detto non impeccabili nella propria metà campo. In un senso come nell’altro, fondamentale sarà l’impatto di Antetokounmpo, fulcro offensivo di Milwaukee e rebus per la maggior parte delle difese NBA, in grado di creare mismatch continui che può sfruttare in prima persona o per generare tiri aperti per i compagni con la sua buona visione di gioco. Nonostante Toronto abbia in teoria un elemento dalle caratteristiche adatte a stare con lui in single coverage come Carroll, peraltro in una fase involutiva piuttosto marcata, il greco quest’anno ha sempre tirato molto bene contro i Raptors (un perfetto 50%, 40/80, nelle quattro gare disputate); se il trend dovesse proseguire anche in post season, costringendo Toronto ad adeguarsi, gli spazi che si apriranno renderanno cruciale la precisione dall’arco di una squadra che fa poco uso del tiro pesante (“solo” 23.7 tentativi a partita convertiti con il 37%, 24simi nella Lega per triple tentate), fondamentale anche in caso, molto probabile, di ritmi bassi imposti dai Raptors: in tal senso, il recupero a pieno regime di Middleton, nettamente l’esterno più pericoloso dall’arco (40% da 3 in carriera, addirittura 43% in quest’ultimo scorcio di stagione che ha giocato), potrebbe risultare cruciale.
Khris Middleton (credit: Raj Mehta-USA TODAY Sports)
Per Toronto, come detto, fondamentale sarà invece riuscire a controllare il gioco, cercando di limitare i mismatch in difesa per concedere piuttosto il tiro dalla lunga, cui Milwaukee è piuttosto refrattaria. Altra chiave sarà però l’impatto di Lowry, rientrato da sole 4 gare dopo circa due mesi fuori: con un DeRozan che spesso ha deluso in post season (come andrà stavolta, dopo la miglior stagione in carriera?) Toronto potrebbe aver bisogno già dal primo turno del proprio leader tecnico ed emotivo al top della condizione. Ma, probabilmente, a fare veramente la differenza sarà semplicemente l’esperienza molto maggiore di questi Raptors: Milwaukee ha alcuni veterani abituati a giocare la post season, ma sono quasi tutti comprimari (Dellavedova, Beasley), talvolta a fine carriera (Terry), mentre i Raptors possono vantare un quintetto appena arrivato in finale di conference, con un Ibaka in più che in carriera ha sostanzialmente sempre giocato in contender (inizio carriera e parentesi ai Magic a parte), disputando anche una Finale NBA.
Un roster esperto in quintetto e dalla panchina, molto profondo, motivato a provare a migliorare ulteriormente l’ottima stagione scorsa e che pare arrivare ai playoff in buonissima forma: il pronostico non può che arridere ai Raptors, che dovrebbero chiudere la serie in 5, massimo 6 gare. Per Milwaukee, dunque, la “maledizione di Iverson” non dovrebbe terminare nemmeno quest’anno: ma ci sarà certamente tempo di rifarsi, per i giovani e arrembanti ragazzi di Kidd.