Quella tra Spurs e Rockets si preannuncia la serie più bella di queste semifinali. Le due texane sono state le due migliori squadre ad Ovest (se si escludono gli Warriors) e giocando due pallacanestro diametralmente opposte sono riuscite a venire a capo di Memphis e OKC. Sarà una serie molto attesa per via dello scontro diretto tra due dei migliori giocatori della lega (forse i due migliori della scorsa regular season), ovvero Kawhi Leonard e James Harden. Per di più è l’ennesimo scontro di post-season tra Gregg Popovich e Mike D’Antoni, nel più classico dei “Ancora tu…” dal retrogusto nostalgico, nel senso buono del termine.
I Rockets hanno dimostrato la loro superiorità contro dei Thunder che hanno provato a minare le loro certezze, riuscendoci in parte. Houston si è presa molti tiri da fuori anche contro Oklahoma City (169 secondi dietro Boston) ma tirandoli malissimo con un 28.4% che li colloca all’ultimo posto. È giusto dire però che molti di questi tiri non sono andati dentro soltanto in maniera casuale: la squadra di D’Antoni ha costruito oltre 10 triple aperte di media a partita anche contro OKC, realizzando col 25%. Sono tiri che sono entrati tutto l’anno, e che potrebbero tornare ad entrare presto.
Preoccupati della pericolosità dei tiratori dei Rockets i Thunder sono sempre rimasti molto attaccati ai tiratori, cercando di risucchiare Harden dentro l’area e fermarlo con la fisicità dei lunghi. Il Barba ― che per adesso sta tirando male ― però è stato sempre molto bravo nel 2 vs 2 che si veniva creando, battendo costantemente il proprio avversario ed arrivando al ferro dove può sia finire che servire il rollante. La criticità contro Harden è proprio questa: è letteralmente impossibile capire, nel momento in cui la palla si stacca dalle sue mani, se si tratti di un floater o di un lob per un alley-oop. Capela ringrazia.
Ringrazia anche Nene, autore di una serie mostruosa contro OKC (con una partita da 12-12 dal campo), e che sembra in condizioni fisiche ottimali. Il brasiliano è parte integrante di uno punti di forza maggiori di questa squadra, la panchina. Con Gordon e Lou Williams hanno i migliori Net Rating di squadra e incidono molto nello spaccare le partite contro le second-unit avversarie. La lineup che vede loro tre, più Harden e Ariza ha funzionato bene in stagione (nei 67 minuti in campo 121.4 di Offensive Rating, +15 di Net Rating) e potrebbe essere un fattore anche in questa serie. Considerando sempre la presenza anche di Beverley ovviamente, il giocatore più carico di Houston nel primo turno. Forse addirittura il migliore.
Nonostante le triple non stiano entrando i Rockets restano uno dei migliori attacchi dei playoff con un’efficienza difensiva di 109.7 punti segnati, a dimostrazione di quanto le difese avversarie siano preoccupate lo stesso, lasciando spazi per altre soluzioni. Un altro dato singolare è che anche la AST% è crollata, da 62.6 a 43.5, ha dimostrazione della genuinità del lavoro di Billy Donovan, ma anche della forza di questi Rockets, capaci di trovare soluzioni alternative anche quando il “sistema” non funziona.
Un discorso analogo vale anche per San Antonio. Se Houston è l’ultima per percentuale di canestri assistiti, gli Spurs sono penultimi con 43.9%, anche loro in caduta libera dal 60.9% della regular season. Anche i Grizzlies sono riusciti a limitare il ball movement dell’attacco di Popovich, ma questo non ha impedito a San Antonio di essere l’attacco più efficiente del primo turno, con 116.8 punti segnati su cento possessi, meglio anche dei Warriors. Si potrebbero fare molte considerazioni su questo dato ma la riposta più breve ha due parole: Kawhi Leonard.
La stella degli Spurs sta giocando dei playoff al limite della legalità (dopo una stagione regolare da primo della classe) con dei numeri clamorosi ― 31.2 punti col 54.8% dal campo, 48.3% da tre e 59-61 ai liberi ― che ne descrivono solo in parte la reale importanza.
La cosa più incredibile di Leonard è come riesca a migliorare costantemente anno dopo anno adattandosi alle esigenze della squadra. Fino all’anno scorso ancora gli Spurs non avevano necessariamente bisogno di lui per segnare, assegnandogli a volte quindi il compito di giocare sugli scarichi, dandogli una dimensione più perimetrale. Essendo il miglior difensore (x2) della lega e tirando ben oltre il 40% da tre Leonard eseguiva alla perfezione, fungendo da secondo violino di Aldridge (preso in estate appunto per quello). Ma vista la inarrestabile crescita di Kawhi quest’anno Popovich gli ha dato le chiavi della squadra ― come lo dimostra l’aumento dell’Usage% da 25.8 a 31.2 ― e Leonard ha saputo trovarsi pronto, come sempre. Meno spot-up shooter e più Kobe Bryant. Leonard segna quasi 9 punti di media in più rispetto agli scorsi playoff, ma con più o meno lo stesso numeri di tiri e restando estremamente efficace da fuori. Ma essendo il go-to-guy sa che deve andare più in area a prendere botte e tiri liberi, e la cosa quasi comica è che al raddoppiarsi del numero di tiri liberi (da 5.1 a 10.2) sia cresciuta di oltre il 15% la realizzazione. Una macchina programmata, per uccid… ehm, vincere.
La presenza di Leonard è imprescindibile per gli Spurs, tanto che quando va a sedersi i numeri crollano e l’attacco non riesce a segnare neanche 98 punti su cento possessi. Difensivamente sarà fondamentale per il suo lavoro, assieme a Danny Green, su James Harden ― che qualche ricordo dovrebbe avercelo. Anche Aldridge è molto importante in difesa (con lui fuori San Antonio concede 112 punti) ed è proprio dalla difesa dove Popovich inizierà a vincere questa serie.
La lineup trovata in regular season, cioè con Dedmon come centro, non ha funzionato (-15.8 di Net Rating) nella serie contro Memphis, a differenza di quella con Lee. È probabile però che Popovich riparta con l’ex Orlando Magic nello starting-five, un po’ perché Dedmon potrebbe ritrovare importanza nel duello con un giocatore pericoloso solo vicino al ferro come Capela, un po’ perché il quintetto con Lee in campo nei 13 minuti giocati contro Houston in stagione regolare ha prodotto qualcosa come 152.8 di Offensive Rating e +56.3 di Net Rating, e se c’è qualcuno a cui piace giocare a carte coperte quello è proprio Gregg Popovich.
Gli Spurs sembrano essere attrezzati e profondi a sufficienza per accoppiarsi bene con Houston, potendo andare anche “piccoli” con Leonard da “4” e tre esterni, avendo tanto personale a disposizione (Mills, Ginobili, Green, Simmons, ma volendo anche Anderson e Bertans). Interessante vedere cosa sarà in grado di fare Parker, autore di un primo turno vintage, ma che adesso è chiamato ad una sfida molto più tosta contro Beverley. Per di più bisognerà vedere cosa farà in difesa, visto che i Rockets lo attaccheranno dal primo minuto cercando di metterlo in mezzo ai pick-and-roll con Harden costruendo un mis-match ingestibile per i nero-argento.
Per la prima volta nella sua avventura da capo allenatore forse D’Antoni potrebbe avere un roster sufficientemente equipaggiato e profondo per sopravvivere in una serie contro gli Spurs. Nonostante gli Spurs partano leggermente favoriti, Houston ha davvero tutte le carte in regola per superare il turno, e in caso di vittoria non si potrebbe davvero parlare di upset. La squadra del (ex) Baffo e Harden ha dimostrato durante tutta la stagione di essere solida ed estremamente efficace e punta forte alla seconda finale di conference negli ultimi tre anni.
San Antonio-Houston