La vittoria di ieri in gara 5 dei Cleveland Cavaliers sui Boston Celtics ha mostrato una superiorità abbastanza netta. Troppo forti LeBron e compagni. Eppure la regular season era andata in modo diverso.
Per lunghi tratti della stagione i Celtics avevano dato l’impressione di essere competitivi ad Est, in una conference in cui dietro i Cavs sembrava esserci il vuoto. Boston, nonostante la sconfitta nell’ultimo scontro diretto, riuscì infatti nell’impresa di chiudere la stagione regolare al primo posto.
Poi due serie di playoff altalenanti e combattute, con i Bulls prima e i Wizards poi. Boston è riuscita a guadagnarsi le finali di conference lottando e mostrando la bontà di un progetto che è riuscito a rendere la squadra così competitiva ancor prima del previsto.
Però sulla loro strada c’erano i Cavs. 4-1. Va detto però che i Celtics hanno dovuto affrontare più di metà serie senza l’eroe di questa stagione, Isaiah Thomas. Ma la cosa più preoccupante è stato il modo in cui Cleveland ha vinto la serie, senza strafare e dominando le partite, fatta eccezione per gara 3.
Il divario che oggi c’è tra la prima e la seconda forza ad Est è netto, e anche i protagonisti in campo l’hanno percepito. Le parole di Al Horford lo confermano:
Sappiamo che la squadra da superare è Cleveland, e oggi noi non siamo lì. Sono orgoglioso del nostro gruppo, siamo cresciuti rispetto allo scorso anno. Non era questo il modo in cui volevamo finire, è chiaro. Ma abbiamo fatto un percorso lungo dall’inizio dell’anno, e lo abbiamo fatto insieme. Possiamo ancora migliorare.
La strada da percorrere per raggiungere LeBron non è poi così lunga. Due i modi per accorciarla.
Da un lato l’esperienza maturata al termine di queste finali, che hanno fatto capire esattamente alla franchigia del Massachussets a che punto si trovi nel percorso di crescita.
E dall’altro lato il modo più immediato per fare passi in avanti, la prima scelta assoluta al draft del 2017. Se la scelta sarà quella giusta i Cavs dovranno guardarsi le spalle.