La situazione per Kyrie Irving e per i Cleveland Cavaliers si avvicina molto a quella delle scorse NBA Finals. Il playmaker non sembra aver dato spessore alle sue prime due partite di finale. Almeno non quanto ci si attende da lui. Nella sconfitta di Lunedì alla Oracle nonostante i 19 punti finali, Irving è apparso spesso sottotono. 8-23 dal campo (34.8%) e 2-6 da tre punti. 9 assists totali confezionati in due partite e 2 palle rubate. Di sicuro non l’impronta che hanno dato i vari James, Curry e Durant. In un semplicistico confronto fra playmaker Irving nelle due gare ha registrato 13 punti, 11 rimbalzi e 12 assist in meno rispetto a Stephen Curry. Paragone da prendere con le pinze perché gli stili di gioco sono molto differenti. Il punto è che la fase finale del 2016 ci ha fatto conoscere una stella in situazioni difficili ed è comune pensare che quella stella debba tornare a brillare in una situazione altrettanto complicata. Allora nelle prime due partite 36 punti con 12-36 dal campo, 6 rimbalzi, 6 rubate e 5 assists per poi esplodere con 30 punti in gara 3 in casa che diede il via alla rimonta Cavs.
Difensivamente deve fare molto di più. Rincorrere Klay [Thompson] e Steph [Curry] per tutto il campo e stare sempre in allerta ti sottrae molte energie per la fase offensiva.
Queste le parole di Tyronn Lue riguardo Irving riferendosi soprattutto al fatto che il costante movimento senza palla dei Warriors in fase offensiva toglie energie importanti all’attacco di Cleveland. Irving ha fatto fatica a smarcarsi e spesso i suoi tiri sono finiti corti sul ferro, usualmente sintomo di stanchezza delle gambe.
Il prodotto di Duke però non sembra cedere mentalmente.
Hanno fatto un buon lavoro in casa. Siamo sotto 2-0, stiamo tornando a casa e dobbiamo convivere con le probabilità [di sconfitta]. Dobbiamo rimanere saldi. Come ho detto, mai vacillare qualunque siano le previsioni. Sappiamo chi siamo e manteniamo la rotta.
Di sicuro il pupillo di LeBron James dovrà essere più incisivo in attacco dato lo scarso contributo fornito dai compagni, J.R. Smith e Tristan Thompson su tutti. Il fattore mentale sarà fondamentale e avere il pubblico di casa che tifa a gran voce è senza dubbio un’arma in più. E’ lo stesso Irving a confessarlo al microfono di Vince Carter per Nba tv, interrogato su dove e come si trovano le motivazioni adatte:
Si tratta solo di capire che l’importanza dell’obiettivo comune è più grande del traguardo personale. C’è bisogno di tirare fuori il meglio sia dal punto di vista fisico e mentale. Le prime due gare ci hanno insegnato molto proprio come l’anno scorso, sappiamo chi siamo e sappiamo che dobbiamo giocare meglio. Si deve fare qualcosa nel modo migliore e quel qualcosa deve essere fatta dai leader della squadra.[…] Amo l’intensità dei nostri fans, è bello essere a casa e giocare per i nostri tifosi, sai 20.562 tifosi sono numeri che suscitano qualcosa.
Appuntamento a questa notte, ore 3 italiane, per il ritorno a casa di Kyrie e compagni. L’anno scorso è stata una partita cruciale per la vittoria del campionato, lo sarà anche quest’anno?