Vi eravate rammolliti, eh? Per una manciata di giorni Adrian Wojnarowski, il guru del mercato NBA, vi ha lasciato dormire sonni tranquilli: siete andati in ferie, trascorso del tempo con le vostre donne, avete riso e mangiato. Insomma, si potrebbe dire avete sottovalutato il nemico oltre la barriera (semicit. di qualcuno esperto di NBA e Game of Thrones).
Interessante come il pessimo incipit possa essere interpretabile in diverse maniere. Voi potreste essere proprio voi, gli appassionati a casa, che NON hanno visto la notizia di Kyrie arrivare. Alcuni si sono lanciati in predizioni strane, altri hanno sono sbroccati al grido di o tempora o mores perché quando c’era Jordan queste cose non succedevano; altri ancora hanno acceso il PC e hanno scritto del Kyrie-gate fino a tarda notte (ehm). Cosa sia successo, già lo sapete tutti, nel caso vi basta scorrere la timeline di Woj, ma che ve la linko a fare.
Smile
— Kyrie Irving (@KyrieIrving) July 24, 2011
E quindi sì, Kyrie Irving ha chiesto ai Cavs di essere ceduto.
Il voi, tuttavia, potrebbero anche essere i giocatori stessi. É stata davvero divertente la storia di come Jimmy Butler ha scoperto di essere stato scambiato nel Minnesota. Nel podcast, ad un certo punto, Bill Simmons si trasforma in un becero fan ignorante (gli capita spesso, ma è anche per questo che gli vogliamo bene) e chiede a Jimmy Buckets se non pensa che la Lega stia diventando soft, perché ora siete tutti buddies e altre, solite menate. Perché tanti pensano che se beh, Kyrie vuole andarsene, allora se ne andrà sicuro. NO, dice Bobby Marks. Meh, dice LeBron, non informato di nulla, per sources. Uhm, dicono le altre franchigie, interessate all’acquisto. Oh cazzo, dice Dan Gilbert, che forse ha capito che un GM potrebbe servire. E infatti ne ha pigliato uno, Koby Altman, già assistente di David Griffin. Ma probabilmente la frittata è già stata fatta.
Kyrie, da quanto risulta a multiple sources, avrebbe anche fatto il favore alla dirigenza dei Cavs di indicare loro le quattro mete preferite: Knicks, T-Wolves, Heat e Spurs. Così, noi umili servi della strana perversione di un Membro della Setta della Terra Piatta di non voler più giocare con Sua Maestà, abbiamo provato ad immaginare nove regni nei quali Uncle Drew potrebbe risvegliare forze oscure. I quattro selezionati da lui più cinque bonus.
Heat
Pat Riley, tassazione favorevole, Coach Spo, tanta gnocca, una squadra solida, clima wow, Dion Waiters. L’opzione Miami potrebbe essere più intrigante del previsto. Scherzi a parte: Miami ha finito fortissimo la scorsa stagione regolare e in estate ha riportato tutti i buoi nella stalla. Se Kyrie si è davvero stancato di essere il Robin di Batman/LeBron, la casacca degli Heat potrebbe essere quella giusta: sarebbe il primissimo violino in una squadra competitiva, nella quale l’attuale miglior giocatore gioca ad un metro dal ferro. Il problema, semmai, sarebbe la contropartita. Come detto, Miami non ha un giocatore dal valore di Kyrie in rosa e mettere in piedi una blockbuster trade (tipo quella che ha portato CP3 a Houston) che non indebolisca i Cavs potrebbe essere più difficile del previsto. Anche considerando che Cleveland ha zero flessibilità salariale, e Miami idem.
Affrontiamo subito l’elefante nella stanza: con LeBron a roster, si DEVE vincere. Con o senza Kyrie, i Cavs di LeBron dovranno essere competitivi perché di LeBron. Scambiare LeBron sarebbe.. wow, non c’è nemmeno un solo aggettivo possibile per una cosa del genere. Quindi Cleveland deve stare bene attenta: se proprio Kyrie fosse convinto di andarsene, ciò che arriva deve soddisfare LeBron. Che scade estate 2018.
Siccome i neo-rifirmati da Miami saranno per un po’ incedibili, Miami potrebbe offrire Justise Winslow, Tyler Johnson e Goran Dragic. Lo sloveno è sicuramente un downgrade rispetto ad Uncle Drew ma (infortuni permettendo) è un giocatore solido, così come Tyler Johnson. Justise Winslow sarebbe – oltre che un valido aiutante fin dal primo giorno – anche una cautela per un eventuale periodo post-LeBron. Per far funzionare la trade, Cleveland metterebbe sull’aereo di Kyrie verso la Florida anche lo scomodo contrattone di Channing Frye.
Kyrie a Miami darebbe una stella ad una squadra che ha solo bisogno di quello. Un semplice pick-and-roll centrale tra Irving e Whiteside metterebbe in difficoltà chiunque. Magari il buon Dion si arrabbia perché non è più sotto i riflettori, ma poco importa.
Possibilità che accada davvero: 40%.
Knicks
Un momento.
COOOOOOOOOOOOSA??!?!??
Perché mai Kyrie dovrebbe andare alla franchigia più disfunzionale dell’ultimo lustro? Proviamo a capire.
-Vuole essere LA stella in uno dei maggiori mercati del mondo. E allora sì che avrebbe senso.
-Tifa Knicks fin da piccolo. No dai, non è Modric.
–Vuole giocare con Melo. No, nemmeno questa, Melo se ne andrà. Forse.
–Vuole giocare con Porzingis. Il che sarebbe ok, ma perché un campione NBA sogna di giocare con un sette piedi lettone?
-Desidera vestire la #2 che una volta fu di Raymond Felton.
–Segreto fan di Westbrook, ha intenzione di superare il 50% di USG in un’unica, assurda stagione al MSG.
-Sta prendendo per il culo Shumpert e JR che ai Knicks hanno dovuto giocare per davvero.
-Sta prendendo per il culo James Dolan, che si è appena accorto di non poter scambiare Lance Thomas per un All-Star.
Possibilità che accada davvero: 0,001% (Ma sarebbe bellissimo succedesse!)
T-Wolves
Le cose si fanno davvero intrigante, popoli del Nord. Dopo Butler e Taj e Jamalone Crawford, winter is coming! Ma per davvero. Se dovesse arrivare anche Kyrie Irving, allora sì che Minnie avrebbe la miglior squadra della sua storia (scusa KG). Il problema di chi scambiare qui è davvero serio. Minnie può mettere sul piatto Wiggins (per un incredibile simil-ritorno), Gorgui Dieng, Nemanja Bjelica, assorbendo i contratti di Frye e qualche altro giocatore di contorno tipo un inutilissimo Kay Felder. Aldrich è ok, per Wiggins vale a maggior ragione il discorso fatto in precedenza su Winslow. Il problema sarebbe Dieng: il suo contratto è lungo e pesante e già me lo immagino a spaccare i ferri della Quicken Loans con Tristan Thompson.
Sarebbe un’ipotesi oggettivamente onirica, ma alquanto improbabile. Minnie non potrebbe per esempio scambiare Jeff Teague entro una certa data, e magari Kyrie sceglie altro, prima. La coesistenza con l’ex play dei Pacers potrebbe essere un problema? Sì, potrebbe. Irving non è nemmeno un aficionado difensivo come piacciono a Thibs, ma la storia di Thibs e della difesa ha stufato e se Minnie potrà prendere Uncle Drew prima lo prenderà e poi penserà a come aggiustare il puzzle. Una roba tipo Teague-Irving-Butler-Wiggins-Towns è un animale stranissimo. Eppure, forse, funzionerebbe. Chi lo sa.
Possibilità che accada davvero: 10%
Spurs
RC Buford è un mago, ma qui si rasenta la follia. Reduci da una brutta sessione estiva, i texani hanno Tony Parker ancora ai box, Mills e Gay appena firmati ergo in stand-by per un po’, Pau Gasol ri-firmato per un triennale che boh, perso Jonathon Simmons. LaMarcus Aldridge ha un contratto ingombrante che vale poco (il giocatore vale poco ma non zero, attenzione), Dejounte Murray sarebbe un’ottima presa per Cleveland ma a LeBron i lattanti servono fino a mezzogiorno. La verità è che Irving non andrà a San Antonio perché gli Spurs, poveri, non saprebbero cosa offrire.
Una trade a tre potrebbe essere la soluzione, ma non fasciamoci la testa. Pensiamo a come sarebbero gli Spurs al completo con Kyrie, visto che in questo caso la realtà è già stata piegata.
Sarebbe bellissimo. Popovich rinchiuderebbe lui e Tony Parker in un eremo finché Irving non impara da TP9 pure il francese, Kawhi condividerebbe il peso dell’attacco, Aldridge non farebbe nemmeno più pena difensivamente di quanto faccia già. Scherzi a parte, potremmo espandere un secondo il discorso “aggiungere Kyrie ad una squadra X”. In Irving, X trova un fenomenale realizzatore, un killer letale in praticamente ogni situazione offensiva. Mortifero palla in mano, minaccia dal perimetro, penetratore ineguagliabile: se Brandon Roy e Allen Iverson avessero un figlio, questo sarebbe Kyrie Irving. A chi farebbe bene aggiungere uno scorer puro, uno dalle cui mani sgorgano punti come acque dalla foce? A coloro che di punti faticano a produrne, in linea di massima. Ogni squadra con cronici problemi offensivi dovrebbe citofonare a casa di Dan Gilbert. Quando Kawhi siede, l’attacco di San Antonio brancola nel buio (-10,2 di OffRtg, per basketball-reference.com). Con Kyrie, gli Spurs sarebbero molto più che il nono attacco della Lega. All’AT&T Center hanno ancora in mente quella volta che Kyrie li fece piangere.
Possibilità che accada davvero: 1% (anche se poi accadrà davvero e ci beccheremo pagine e pagine di solfa sulla cultura spursiana)
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