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Brooklyn Nets

Brooklyn Nets Preview: una lenta ricostruzione

I Brooklyn Nets sono stati il fanalino di coda della scorsa stagione e le cose non sembrano poter cambiare nel breve periodo. Ma grazie a un giovane GM e un giovane allenatore almeno ora c’è un progetto. Riusciranno a migliorarsi già da quest’anno?

Punti forza e punti deboli

In estate Marks ha continuato il suo piano di rebuilding iniziato l’anno scorso. I Celtics detenevano i diritti sulla loro prima scelta (grazie ancora Billy King!), diritti che hanno esercitato privando i Nets della prima scelta assoluta al draft, scambiata per la loro più modesta ventesima pick usata per chiamare Jarrett Allen da Texas University. Un buon prospetto, ma ancora grezzo e sul quale Atkinson e i suoi dovranno rifinire e affinare. Come l’anno precedente il GM dei Nets ha attuato una politica molto aggressiva sul mercato dei free agent: avendo pressoché più soldi da spendere di tutti e una situazione tecnica ai limiti della decenza Marks ha pensato bene di forzare la mano con i nomi caldi del mercato dei restricted free agent, offrendo contratti fuori scala e costringendo le altre franchigie a scelte difficili. Era successo un anno fa con Tyler Johnson e Crabbe, è risuccesso quest’anno con Otto Porter. In tutti e tre i casi le franchigie hanno optato per tenere il giocatore, ma accollandosi dei contratti decisamente scomodi. Ma non è finita qui: nella disperata ricerca di futuribilità e scelte ai prossimi draft Brooklyn è stata disposta ad accollarsi ben tre contratti mastodontici (in gergo albatros) dalle altre franchigie. Il primo scambio, coi Lakers, ha visto i Nets recapitarsi i 48 milioni tutti garantiti del contratto di Mozgov assieme al talento di D’Angelo Russell in cambio di Brook Lopez e una scelta al draft (la numero 27). Lopez è stato nettamente il miglior giocatore della scorsa stagione di Brooklyn e perderlo significa, tra le altre cose, rinunciare a quel minimo di rim protection (-5.6 al ferro con lui in campo per gli avversari) e fluidità offensiva, visto che quando il centrone si sedeva i Nets non riuscivano neanche a segnare 100 punti su cento possessi. Ma Lopez sarebbe uscito comunque dal suo contratto tra un anno, diventando Unrestricted Free Agent (ovvero libero di firmare per chiunque), ed era un giocatore da sacrificare necessariamente. Marks ha ottenuto in cambio un giovane talento come Russell, che adesso sarà chiamato al definitivo salto di qualità e a dimostrare di essere in grado di rivestire il ruolo di franchise player, cosa che ai Lakers ha dimostrato a fasi alterne. Ma l’ex giocatore di Ohio è ancora giovanissimo (21 anni) e soprattutto sembra sposarsi bene con il gioco di Atkinson essendo bravo sia nel giocare il pick-and-roll da ball handler che in situazioni di catch-and-shoot.

Giocando accanto a Lin Russell potrà liberarsi di alcune responsabilità di costruzione giocando anche off the ball, dove può essere un cecchino letale.

Inoltre ha ancora due anni del suo contratto da rookie prima di diventare Restricted Free Agent, quindi il suo futuro è totalmente sotto controllo per i Nets. In pratica è come se Marks avesse scelto in questo draft la pietra angolare su cui ricostruire la franchigia (pur non avendo avuto una scelta in lotteria). La coppia che andrà a comporre con Jeremy Lin sarà sicuramente il grande punto di forza della nuova stagione: i due si completano bene e possono giocare con o senza palla. Nella passata stagione quando Lin era in campo i Nets viaggiavano a 106 possessi di media a partita (nessuno come loro) e con Russell Atkinson ha trovato un altro ball handler in grado di spingere la transizione della squadra e non interrompere mai il flusso del gioco.

Discorso diverso andrà fatto su Mozgov, che dopo una stagione da ex giocatore dovrà dimostrare di avere ancora voglia di esprimersi ad un livello accettabile. Se tornerà sui livelli di Cleveland il russo può garantire una buona protezione del ferro e in attacco è un giocatore più intelligente di quanto si possa pensare. La vera curiosità sarà vedere se lo staff dei Nets riuscirà a trasformare anche lui in un tiratore perimetrale come fatto dodici mesi fa con Brook Lopez. Mozgov non ha una brutta meccanica di tiro ― anche se manca di almeno due metri buoni di range ― ma l’esperimento può funzionare. Se è vero che Lopez l’anno scorso ha tentato 387 triple lo è anche che nelle sue otto stagioni precedenti ne aveva provate solamente 31; Mozgov conta 40 triple tentate nella sua carriera NBA.

Tirare da tre punti è fondamentale per l’economia dell’attacco dei Nets. La squadra di Atkinson è finita quarta per triple tentate nella passata stagione (31.6 a partita) ma con una percentuale di realizzazione bassissima, sotto il 32%. L’obiettivo di questa stagione sarà migliorare questo numero, ed è per questo che Marks ha accettato di assorbire il contratto di Allen Crabbe, arrivato da Portland in cambio di Andrew Nicholson. Crabbe era stato cercato ― e maxato ― anche la scorsa estate dai Nets ma alla fine Olshey, GM dei Trail Blazers, aveva deciso di pareggiare l’offerta e tenerlo. Le cose non sono andate benissimo e appena un anno dopo Portland ha deciso di disfarsi del suo contratto spendendo a New York tutti i 56 e rotti milioni garantiti del suo contratto. Crabbe non è reduce da una stagione buonissima, come detto, ma è un giocatore che si sposa bene con il progetto tecnico dei Nets. È un esterno che può giocare anche da guardia molto grande fisicamente (quasi 2 metri per quasi 100 kg) capace però di buon trattamento di palla e di poter bullizzare i suoi diretti avversari in post. Ha buona velocità di piedi (anche se ha ancora delle amnesie difensive notevoli) per scivolare bene difensivamente, soprattutto sul perimetro dove è un difensore accettabile. Inoltre Crabbe è un tiratore letale: nella scorsa stagione ha tirato il 44.4% da tre ed è in grado sia di tirare in uscita dai blocchi che di costruirsi da solo un tiro. Un buonissimo innesto nella batteria dei tiratori di Brooklyn ― una batteria che annovererà per un altro anno Joe Harris, uno che ha accettato di giocare per i Nets dopo che gli era stato detto che avrebbe dovuto tirare tutto quello che gli passava per le mani.

La capacità di Crabbe di sapere colpire in transizione sarà molto apprezzata dal suo nuovo coaching staff.

Crabbe dev’essere un pupillo di Sean Marks, che ha accettato di prendersi il suo contratto anche senza l’inserimento di una pick aggiuntiva. Cosa che invece è avvenuta per l’altro arrivo estivo, De Marre Carroll. Per disfarsi del suo contratto (30 milioni garantiti per i prossimi due anni) Toronto ha accettato di cedere ai Nets la loro prima e seconda scelta al prossimo draft. Per Marks e la franchigia si tratta di una vittoria enorme, visto che i diritti della loro prima scelta appartengono a Cleveland (via Boston) e una squadra nella situazione di Brooklyn non può permettersi di non essere presente al draft ― seppur con una scelta che finirà sopra la ventesima posizione. Anche Carroll converge verso la direzione di Difesa Versatile/Tiro da Tre. Nonostante il suo completo recupero fisico sembra sempre più una chimera i Nets non avevano un esterno della sua esperienza e forza a roster. Carroll sarà lontano parente del giocatore visto ad Atlanta, e anche ai playoff, dove il livello si alza, la sua presenza in campo diventa negativa; ma ai Nets poco importa, e se c’è un posto dove ristabilirsi completamente quello per Carroll potrebbe essere proprio Brooklyn, dove riabbraccerà Atkinson che lo aveva allenato ai tempi di Atlanta. L’ex esterno dei Raptors è un 3&D molto utile, e la sua capacità di difendere anche contro avversari più grandi di lui potranno portarlo a giocare tanti minuti anche da Power Forward. O ancora meglio di potersi integrare in un quintetto positionless assieme a Lin, Russell, Crabbe e LeVert (o Hollis-Jefferson).

Un bel video sulla dedizione al lavoro di Atkinson, il vero plus della squadra

Il fatto che Marks abbia deciso di accollarsi questi albatros può essere visto come una cosa negativa, ma occorre ricordare che i Nets ― ad inizio della sua gestione ― non avevano uno straccio di futuro, mentre oggi sono una squadra (scarsa) ma che rischia di non essere la più debole della sua conference. Inoltre Marks sa benissimo che per tornare vagamente competitivi occorreranno almeno cinque anni, cosa che porta questi contratti (della durata di due o tre anni) ad essere meno pesanti da pagare per Brooklyn. I Nets devono disperatamente ricostruire un’identità, sia come franchigia che come gioco, e per adesso le scelte di Marks e Atkinson ― l’unico head coach che ha allenato durante la Summer League (vi consiglio questa piccola intervista, se volete farvi un’idea migliore su di lui) ― sembrano funzionare. I Nets sembrano finalmente aver messo le basi per una lenta ma stabile risalita e sarebbe una bella cosa se il loro lavoro venisse ripagato.

(Se vi è salito un po’ di hype nei loro confronti mi piacerebbe aggiungere che i Nets giocano in una delle più belle arene NBA, il Barclays Center, che hanno da poco cambiato sia design del logo che della maglia, ed hanno una bellissima jersey. Inoltre giocano ad orari, per i residenti in Europa, più umani da seguire e la telecronache delle loro partite sono affidate ad una buonissima coppia di broadcasters come Ian Eagle ― se tra di voi c’è qualche appassionato di NFL lo conosce già ― e Ryan Ruocco. Non vi basta? Allora leggetevi questo articolo di Zach Lowe, dove si dice che i Nets controllano la dieta, i flussi del sonno e sì, anche l’urine dei propri giocatori, nel tentativo di tornare competitivi.)

SCENARIO MIGLIORE

Il lavoro di Atkinson continua a migliore i singoli e il contesto di squadra e grazie ad una forte attitudine difensiva ed una migliorata fluidità offensiva i Nets riescono ad assomigliare ad una franchigia NBA. I nuovi arrivati si amalgamano bene con il tessuto tecnico-tattico della squadra e D’Angelo Russell esplode diventato una delle migliori giovani combo-guard della lega. LeVert domina.

SCENARIO PEGGIORE

Nonostante dei nomi più consoni ad un mercato NBA la squadra non trova la chimica e finisce col peggiorarsi rispetto alla passata stagione, finendo pure col ridimensionare la crescita dei giovani, soffocati dalla presenza dei veterani come la difesa dei Nets dalla lentezza di Mozgov. Atkinson viene esonerato e Brooklyn deve ricominciare tutto da capo.

PRONOSTICO

Ammetto di essere un po’ di parte ― non c’è niente di più romantico di tifare per i più deboli ― ma considerando anche e soprattutto quanta (poca) voglia di vincere avranno franchigie come Chicago, Indiana e Atlanta da febbraio in poi e quanto invece freghi zero di perdere ai Nets, Lin e compagni possono seriamente vincere 26/27 partite, numero che potrebbe vederli finire al dodicesimo, addirittura forse undicesimo, posto nella Eastern Conference. Ovvero compiere un mini-miracolo sportivo.

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