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Phoenix Suns

Phoenix Suns Preview: troppo lontani dalla fioritura

I Phoenix Suns sono nel pieno della ricostruzione: basteranno gioventù ed esuberanza a migliorare sensibilmente il secondo peggior record della Lega?

Dove eravamo rimasti?

La stagione 2016-17 dei Phoenix Suns si è conclusa, per la settima annata di fila, senza la partecipazione ai playoff: i tifosi della franchigia dell’Arizona non potevano aspettarsi molto dal proprio team, invischiato nei bassi fondi di una Western Conference sempre più competitiva. Malgrado i Suns abbiano mestamente salutato una regular season da sole 24 vittorie con una sconfitta da 129-104 contro i non irresistibili Sacramento Kings, il finale della scorsa stagione ha riservato comunque ai tifosi dell’Arizona un paio di istantanee capaci di rendere meno amara un’altra annata avara di soddisfazioni. Tra il 23 ed il 24 marzo 2017, infatti, i Suns hanno messo per ben due volte il proprio nome nel libro dei record: il 23, contro i Brooklyn Nets, hanno schierato il più giovane quintetto della storia della Lega (21 anni e 14 giorni) mentre, il giorno dopo, Devin Booker ha realizzato 70 punti in casa dei Boston Celtics, diventando automaticamente il giocatore in attività a detenere il record di punti segnati in una singola gara NBA.

Inutile dire però che quelle due gare sono state perse dai Suns. Contro i Nets, per distacco la peggior squadra NBA, è arrivata addirittura una sconfitta per 126-98: uno scivolone da mettere in conto quando parti con uno starting five che sarebbe stato il secondo più giovane delle ultime Sweet Sixteen NCAA. Questi due avvenimenti, a loro modo, ci restituiscono chiaramente l’immagine di una squadra fondamentalmente perdente, giovanissima e con vistosissimi margini di miglioramento. I Suns sono così indietro nella propria timeline da risultare incapaci di vincere anche contro avversari che -teoricamente- sarebbero meno talentuosi. La necessità di mettere minuti nelle gambe dei ragazzi più giovani si è, nella fase finale della scorsa stagione, addirittura tradotta nella decisione dell’entourage dell’Arizona di non portare a referto alcuni dei giocatori più esperti e rappresentativi della squadra: una decisione estrema, maturata nell’ottica di responsabilizzare immediatamente un nucleo dominato dalla gioventù.

Il quintetto più giovane dell storia NBA: Ulis, Booker, Jones, Chriss e Len. Tre rookie, un sophomore ed un giocatore al terzo anno. Indovinate: chi non è più a Phoenix?  (Credits to SB Nation)

La direzione intrapresa sembra ormai definitivamente quella di mettere nelle mani di coach Earl Watson un gruppo che possa vivere buona parte della propria carriera con questa franchigia, un core di giocatori che verrà scremato in funzione della crescita di ciascuno e delle esigenze future di Salary Cap. L’estate dei Suns è stata, da questo punto di vista, piuttosto coerente: a fronte degli arrivi di Josh Jackson e del rookie 27enne Mike James, hanno salutato l’Arizona Leandro Barbosa e Ronnie Price, due veterani con esperienza ultra decennale nella Lega. Assieme a loro ha salutato anche Alex Len: la dirigenza ha preferito investire 17 milioni in tre anni sul coetaneo e più efficiente Alan Williams, piuttosto che sovra-retribuire un giocatore il cui impatto è sempre stato un’incognita.

La squadra si affaccia, dunque, a questa stagione con un roster in cui non soltanto ci sono due soli giocatori con un’esperienza ultradecennale nella NBA (Jared Dudley e Tyson Chandler), ma sono solo altrettanti quelli che hanno scavallato il quinto anno di permanenza della lega (Eric Bledsoe e Brandon Knight).
Alla luce di questi dati appare evidente come la squadra sia all’inizio del proprio percorso di risalita. I tifosi dei Suns dovranno armarsi di pazienza e aspettare che i semi piantati dalla dirigenza diano i propri frutti. Non una prospettiva semplicissima per chi è abituato al deserto dell’Arizona.

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