Dove eravamo rimasti?
Abbiamo lasciato i Philadelphia 76ers precisamente il 13 aprile 2017, al termine dell’ennesima stagione deludente dal punto di vista del record (28-54 e penultimi ad Est), salvo poi ritrovarli all’inizio dell’estate, quando il 23 giugno, con la prima scelta assoluta al Draft di Brooklyn, hanno aggiunto a roster l’ultimo e forse fondamentale tassello del puzzle propedeutico a far proprio il futuro della NBA: Markelle Fultz da Upper Marlboro.
Le ombre (tante) del recente passato della franchigia non sono ancora estinte, ma non devono assolutamente scoraggiare i Sixers ed il loro entourage, per cui invece è giunto il momento di focalizzarsi esclusivamente sulle luci (ancora poche a livello di fatti, ma molte in termini di potenzialità) ed estendere il mantra del fu GM Sam Hinkie ad imperativo intransigibile: “Trust the Process” … ‘cause the Process is now!
E perché no? I Sixers finalmente si affacciano a questa nuova stagione NBA per la prima volta negli ultimi anni senza avere neanche una delle proprie pedine principali costretta in infermeria (facendo i dovuti spergiuri). Il mercato estivo si è chiuso con un bilancio quantomai positivo, portando in dote ad un roster giovanissimo specialisti d’esperienza come Redick e Amir Johnson, funzionali per caratteristiche ad agevolare la massima espressione in campo dei (Young) BigThree: Simmons – Embiid – Fultz. Inoltre, con il progressivo indebolimento della Eastern Conference, dovuto all’esodo di superstars verso la costa Occidentale, i Playoffs sono divenuti un obiettivo ampiamente alla portata di questo team straripante di talento e inesperienza… in fondo: finché sognare è gratis perché non farlo?
Punti di forza e punti deboli
Prima di avanzare ipotesi sul futuro prossimo dei Sixers, osserviamo qualche numero, integrandolo ai front-players e alle loro caratteristiche e potenzialità. Fra i punti forti della franchigia si annovera sicuramente la difesa di squadra. Nonostante al termine della stagione 2016/17 i Sixers si siano piazzati appena 24esimi per punti subìti (108.1 a partita), allo stesso tempo compaiono come terzi assoluti per palle recuperate (8.4) e settimi per stoppate (5.1). Questi dati evidenziano come, anche se per poco tempo (31 partite disputate), la presenza nel pitturato di Joel Embiid abbia comunque consolidato una protezione dell’area maggiore rispetto a quanto visto negli anni precedenti.
Brett Brown rimane un coach altamente specializzato nella preparazione del gioco all’interno della propria metà campo e con la presenza fisica di Ben Simmons anche le incursioni da parte degli esterni avversari diverranno imprese sempre più ardue da compiere con continuità. Lo stesso Fultz, che da alcuni addetti ai lavori è già stato definito addirittura “James Harden ma con la difesa”, potrà lavorare bene in termini di contenimento e single coverage, nonostante le skills difensive siano soltanto una parte minoritaria del bagaglio atletico e tecnico di questo ragazzo.
Ma se già in difesa gli innesti Sixers lasciano ben sperare, ancor più confortanti sono gli apporti positivi che i nuovi talenti potranno dare all’attacco, ad oggi vero tallone d’Achille per la franchigia di Philadelphia. Numeri alla mano, nella stagione passata i Sixers hanno chiuso ultimi per efficienza offensiva, con 102.4 punti segnati a gara (25esimi) tirando il 44.2% dal campo (27esimi nella Lega). Preoccupanti e indice di poco ordine all’interno dell’attacco di Philly sono anche i turnovers per match: 16 per la precisione, che implicano l’ultimo posto anche in questa poco onorevole classifica statistica.
A fronte di ciò, è proprio l’adeguata coesistenza fra le superstars a dipingere nel futuro Sixers un panorama roseo. Il pick n’ roll (quell’opzione offensiva in cui i Sixers per efficienza sono 27esimi nella Lega) fra Simmons ed Embiid (eventualmente anche Saric) potrebbe divenire un’arma d’attacco temibile a dir poco, soprattutto se sia l’uno che l’altro dovessero come si pensa aver migliorato le proprie percentuali da dietro l’arco, offrendo in tal modo anche affidabili soluzioni di pick n’ pop. Interessante da vedere potrebbe essere anche il pick n’roll fra Fultz e Simmons, in seguito al quale giocoforza si creerebbero mismatch favorevoli data la stazza del numero 25 e la capacità dello stesso di ricoprire il ruolo di point guard. Per non parlare dell’abilità di Fultz nel creare separazione e quindi tiro dal palleggio!
Ancora, a tutti è arcinota la visione di gioco che può vantare Ben Simmons, integrata alle ottime doti di passatore…
…essa potrà solo giovare al fatturato di assist per partita di squadra, il quale nell’edizione 2016/17 per i Sixers già ammontava ad un onesto 23.8 (settimi in NBA) garante del terzo posto per canestri derivati da un passaggio smarcante: senza che Simmons abbia ancora indossato la casacca da gioco infatti, già il 63.1% delle realizzazioni Sixers sono assistite. Con l’ex LSU in campo perciò diverranno ancora più alte le probabilità di scarichi ai tiratori o pocket-pass vincenti per lunghi dai piedi veloci come Embiid, Saric ed anche Okafor (troppo spesso dimenticato).
Anche la presenza in quintetto di JJ “The American Sniper” Redick avrà modo di rivelarsi una scelta azzeccata del mercato Sixers, in quanto la sua pericolosità da dietro l’arco sarà fondamentale per aprire gli spazi e alleggerire quel carico di raddoppi e attenzioni di cui già quest’anno Embiid si è visto protagonista nel pitturato.
Ma qual è perciò il vero punto debole di questa squadra costriuta in maniera così lungimirante? Principalmente la poca esperienza. Non si tratta di una voce statistica riscontrabile, ma di un dato di fatto. Sulla carta l’armonica coesistenza di queste future superstars dal grande potenziale è quasi garantita, ma complessivamente i tre hanno giocato solo 31 partite nel massimo campionato del mondo e tutte disputate dal centro camerunense. Questo potrebbe effettivamente rivelarsi a breve termine uno dei principali motivi per cui il Processo Sixers potrebbe stentare ad avviarsi. Inoltre, è ben nota la sfortuna che da tempo affligge questa franchigia, ed anche il talento più cristallino non è immune da infortuni, che ripetuti potrebbero radicalmente trasformane il futuro (Dio non voglia)…
SCENARIO MIGLIORE: dovesse la sfortuna finalmente girare al largo dalla Pennsylvania, dovessero i tre giovani prospetti coesistere nella maniera migliore sin da subito e dovesse Ben Simmons rivelarsi per quello che molti già lo ritengono, ossia il degno erede di LeBron James, allora i Philadelphia 76ers potrebbero sperare in grande già da quest’anno. Per sperare in grande non s’intendono di certo le Finals NBA e neanche le finali di Conference, ma la qualificazione ai Playoffs e magari l’accesso al secondo turno, data la scarsa competitività nell’Est, non sembrano cosa inarrivabile.
SCENARIO PEGGIORE: nel qual caso in cui ne Embiid ne Simmons dovessero mostrarsi recuperati al 100% dagli infortuni, il peso dell’attacco Sixers graverebbe sin da subito sulle spalle del neoarrivato Fultz, il quale rischierebbe di pagare in partenza lo status di rookie. Se inoltre la convivenza fra i tre dovesse scricchiolare, sia perché non è certo che giovani di 20/22 anni dalle grandi possibilità e aspettative per sé stessi vogliano esordire sacrificandosi per la vittoria, sia perché eventualmente i meccanismi offensivi elencati poc’anzi potrebbero invece esser meno fluidi ed efficaci di quanto ci si augura, allora il compimento del Processo dovrà essere postposto di un anno ancora, e i Sixers dovranno accontentarsi di un altra stagione di transizione seppur non più relegati nei bassifondi della Eastern.
PRONOSTICO: (infortuni permettendo) 7° ad Est e out al primo turno di PO
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