Dove eravamo rimasti?
Deve esserci un qualche problema di comunicazione tra la stanza dei bottoni dei Chicago Bulls e coach Fred Hoiberg. Se da una parte l’ex allenatore di Iowa State ha sempre avuto un debole per lo spacing, i ritmi alti e per il tiro perimetrale (quel famoso pace & space di cui si parla da oramai tre anni), dall’altra parte il front office della franchigia ha continuato ad infarcire il roster di giocatori tutt’altro che funzionali al credo cestistico di Hoiberg.
In un quintetto formato da Rondo-Wade-Butler-Gibson-Lopez è compito arduo trovare un tiratore affidabile in grado di aprire il campo. Proprio per questo motivo nel corso della stagione hanno trovato minuti importanti giocatori come Mirotic e Zipser, lontani dagli standard fisici e atletici della lega ma più che discreti tiratori, necessari per non rendere l’area avversaria una pista da autoscontro.
La maggior parte degli attacchi finivano o con un isolamento di Butler o in questo modo…
Il progetto dei Bulls, nonostante fosse infarcito di talento, non ha mai convinto fino in fondo. Al termine della regular season soltanto i T’Wolves avevano tentato meno triple a partite e appena dieci squadre avevano giocato un numero di possessi inferiore alla squadra di Hoiberg. Per quanto l’incompatibilità tattica tra allenatore e giocatori fosse palese i Bulls hanno comunque centrato i playoff, in parte per la penuria di talento ad Est e in parte per i lasciti strutturali ereditati dalla gestione di Tom Thibodeau. Avere difensori del calibro di Butler, Gibson, Lopez (volendo anche RR9 quando decide di difendere) in un contesto nel quale l’attuale allenatore dei Timberwolves ha insistito fino alla nausea per creare uno dei migliori sistemi difensivi della lega, può avere il suo peso al momento della conta, e infatti i Bulls hanno finito la stagione con il sesto miglior Defensive Rating della lega, con 104.5 punti concessi ogni cento possessi.
Il viaggio ai playoff ha risvegliato due signori del parquet come Rondo e Wade, capaci di sbriciolare la timida resistenza dei Celtics nelle prime due gare. L’infortunio di Rajon e le correzioni tattiche operate da Brad Stevens hanno limitato l’esperienza dei Bulls ad appena sei partite di postseason, alimentando quel senso di smantellamento troppo a lungo ignorato. Già a febbraio Taj Gibson aveva fatto le valige direzione Oklahoma City, antipasto di una trade inevitabile, con Butler spedito dal suo mentore Thibodeau in cambio di LaVine, Dunn e Lauri Markkanen.
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